domenica 23 dicembre 2007

Buon Natale

Il sogno di Maria
"Nel Grembo umido, scuro del tempio,

l'ombra era fredda, gonfia d'incenso;
l'angelo scese, come ogni sera,
ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d'improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese - Conosci l'estate
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.

Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade,
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all'ulivo si abbraccia la vite.

Scendemmo là, dove il giorno si perde
a cercarsi da solo nascosto tra il verde,
e lui parlò come quando si prega,

ed alla fine d'ogni preghiera
contava una vertebra della mia schiena.



(... e l' angelo disse: "Non
temere, Maria, infatti hai
trovato grazia presso il
Signore e per opera Sua
concepirai un figlio...)

"...Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l'immagine, stinse il colore,
ma l'eco lontana di brevi parole
ripeteva d'un angelo la strana preghiera
dove forse era sogno ma sonno non era

- Lo chiameranno figlio di Dio -
Parole confuse nella mia mente,
svanite in un sogno, ma impresse nel ventre."

Il Ritorno di Giuseppe

"Stelle, già dal tramonto,
si contendono il cielo a frotte,
luci meticolose
nell'insegnarti la notte.

Un asino dai passi uguali,
compagno del tuo ritorno,
scandisce la distanza
lungo il morire del giorno......."

"Ai tuoi occhi, il deserto,
una distesa di segatura,
minuscoli frammenti
della fatica della natura.

Gli uomini della sabbia
hanno profili da bambini,
rinchiusi nei silenzi
d'una prigione senza confini.

Odore di Betlemme,
la tua mano accarezza il disegno
d'una bambola magra,
intagliata nel legno. ...."

"........E lo stupore nei tuoi occhi
salì dalle tue mani
che vuote intorno alle sue spalle,
si colmarono ai fianchi
della forma precisa
d'una vita recente,
di quel segreto che si svela
quando lievita il ventre.

E a te, che cercavi il motivo
d'un inganno inespresso dal volto,
lei propose l'inquieto ricordo
fra i resti d'un sogno raccolto. "


(testi liberamente tratti dalla "Buona Novella" di F. De Andrè)

domenica 16 dicembre 2007

L'odore della neve


Venerdì in tarda serata si sentiva nell’aria l’odore della prima neve: un odore pulito, leggero quasi il mondo fosse sospeso nel tempo e nello spazio.
Alzando lo sguardo verso l’Altopiano di Asiago si vedeva un tenue grigiore che dalle cime a sud raggiungeva i boschi e, seguendo la conformazione del terreno, si abbassava verso le nostre colline e il paese.
Dopo poco tempo già la punta del campanile e le campane erano dentro il grigiore lattiginoso e poi anche la chiesa, i tetti delle case più alte. Sulle strade rese polverose dalla siccità, sulle cataste di legna non ancora messa al riparo sotto la tettoia, sui cortili hanno iniziato a cadere le prime stille.
In breve la neve ha iniziato a coprire le strade, l’erba secca sui pascoli, la segatura di faggio nei cortili, le tombe del cimitero.

Le voci, i rumori del paese, i richiami dei passeri e dei pettirossi si facevano lievi, e a questo punto mi veniva alla mente le parole con cui M. Rigoni Stern descriveva la prima neve dell’inverno: la “brüskalan”, la neve d’autunno che diventa vera “sneea”; neve abbondante e leggera giù dal molino del cielo.
E questo odore particolare unito al profondo silenzio portato dalla neve iniziava a spargersi tra le case e i giardini.
Così il silenzio della notte mi ha subito riportato indietro ai ricordi della mia infanzia.

Allora, quando iniziava a nevicare, si correva subito in soffitta a prendere la slitta.
Una volta calzati gli stivali o gli scarponi ci si dava una voce per ritrovarsi tutti in cortile e da lì si partiva per raggiungere la piazza del paese.
Si slittava sulla strada che scendeva verso la piazza, sfidando la gente che camminava e le sgridate delle madri e delle nonne che andavano a messa, scivolando sulla neve indurita destinata a diventare ghiaccio vivo.
Questo più di trent’anni fa.



Ma poi l’inverno diventava lungo e le scorte di legna si assottigliavano perché la stufa in cucina mangiava velocemente la legna che io e il nonno con tanta pazienza avevamo accatastato nella legnaia sotto il portico in primavera.
La sedia del nonno era vicina alla stufa, era lì che amava raccontarmi le sue storie di guerra e di caccia, quando rientrato bagnato e infreddolito, mi mettevo tra la sua sedia e la stufa appoggiando la schiena al caldo della parete.
E allora lui, dopo avermi dolcemente “brontolato”, iniziava a raccontare.




Gnocchi di zucca
al profumo di cannella
su fonduta di ricotta fresca e yogurt




un piatto particolare dove al bianco della fonduta di ricotta fresca e yogurt che ricorda molto la “sneea” (la prima neve dell'inverno) si contrappone il colore caldo dei gnocchi di zucca che rimanda all'autunno, stagione che la prima neve ha definitivamente chiuso.
Il profumo della cannella perché questa spezia ha il potere di evocare ricordi e memorie.

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martedì 4 dicembre 2007

Filetto lardellato di maiale e pollo con polenta e radicchio

Ariel Auslender

Alberto mi scrive chiedendomi di postare anche un secondo piatto di stagione, riferendosi a quella del maiale.
La richiesta poteva anche essere semplice da esaudire se non fosse stato per alcune condizioni restrittive che lui ha aggiunto nella email che mi ha spedito.
Tra gli ingredienti non dovevano figurare gli insaccati sia freschi che stagionati, ma neppure costine o braciole.
Poi, essendo anche lui veneto come il sottoscritto, mi ha chiesto che fosse presente tra gli ingredienti anche la polenta.
Sinceramente, non volendo fare il solito arrosto, ho dovuto ricercare e congetturare un bel pò prima di riuscire a elaborare un piatto che mi fosse congeniale.
Alla fine è uscito un...............


Filetto lardellato di maiale e pollo con polenta e radicchio

Per il filetto la cosa più semplice è quella di farselo preparare dal macellaio di fiducia (nel mio caso macellaia..).
In una padella dove avete fato sciogliere una noce di burro, cuocete il filetto a fuoco basso per 18/20 minuti avendo cura di girarlo una sola volta a metà cottura.
Nel frattempo tagliate la polenta a disco con un bicchiere e ponetela in forno ad asciugare fino a quando farà una sottile crostina.
A questo punto potete, a piacere, insaporirla adagiandola nella padella dove state cuocendo il filetto.

Tagliate a metà, nel senso della lunghezza il radicchio precoce di Treviso, e, dopo avere avvolto ogni metà in una fettina di lardo, avvolgetelo nella carta da forno lasciando aperto un lato e chiudendo bene l'altro.
Cuocetelo in forno, a 120 gradi, per 12 minuti.
Aprite i cartocci e componete nel piatto con la polenta e il filetto lardellato.
Buon appetito.