lunedì 28 gennaio 2008

Camminare nelle Terre Alte .......


Il racconto di una vita parte dall'inverno e chiude il cerchio con l'attesa della neve che verrà.
Così questo nostro narrare, procedendo da una stagione all'altra, vi cammina a fianco tanto da poter calzare con il piede l'orma già impressa in una neve che ha memoria di altre nevi e di ricordi ancora vivi.

Camminare è la nostra capacità di restare sempre in attesa, nulla dando per scontato ne di quello che abbiamo, ne di quello che siamo.

Camminare è sapere interpretare i segni, le ombre e "la luce" che fa chiare le cose e lievi i corpi, indicandoci sempre la via anche quando il buio sembra avvolgere la nostra vita senza lasciarci alcuna speranza.
Camminare è accogliere le regole di ogni esistenza scrutando il cielo o poggiando l'orecchio sulla terra umida per poter lasciarci guidare dal più ancestrale dei sensi: l'odore della nebbia e della neve, della legna e del fieno, del bosco e di tutte le sue vite segrete.

Camminare è carpire i profumi di un tramonto, specchio di transitorietà mentre l'inverno cresce pacato e lento sulle ceneri di questo sapersi fragili.

Camminare è accettare il mutare repentino delle cose che ci coglie alle spalle - come un dolore, un amore finito, una paura del futuro, una perdita- mentre noi siamo intenti a fare tutt'altro.

Camminare tra le stagioni della terra e dell'uomo con uno sguardo che si posa sui “Frammenti” del presente per riuscire a riconoscere le orme del passato, sopravvivendo al gelo, alle bufere. Alla nostalgia, anche.
Perché non è possibile tornare indietro, ma neppure dimenticare.

Certi giorni eravamo felici e forse non lo sapevamo.


(dedicato a Stefania, Ermes ed Ernesta)

lunedì 21 gennaio 2008

Camminare ......... per le Terre Alte

Camminare è un'arte che spesso noi adulti abbiamo rimosso e sostituito con l'agonismo del jogging, del fitness o della palestra.
Camminare è staccare la spina a chi ogni giorno vende il futuro in offerta speciale, dimenticando il passato.


Camminare è non avere paura di ascoltarsi. . ………
è un perdersi breve, in un piccolo spazio, una microfisica dell'avventura, da cui si torna con una storia da raccontare.
Camminare è ritornare a se stessi e a quella parte di noi che è la premessa di tutto.


Camminare non serve per tenersi in forma, ma a dare forma alla vita.
Camminare ……….è la forza che ti permette di farle ritornare ancora una volta per un momento vicino a te, al tuo fianco




venerdì 18 gennaio 2008

Altopiano di Asiago



L’essenza delle Terre Alte è da sempre il suo paesaggio, le sue montagne prealpi, dolomiti o alpi che siano. Il cuore delle Terre Alte è sempre stato il silenzio che si respira tra i suoi boschi, le sue vette, i suoi alpeggi di alta quota.
Ma ora che l’economia della montagna si basa per 80% sul turismo e sul suo indotto e per il restante 20% sull’agricoltura e sugli allevamenti, l’essenza e il cuore delle Terre Alte sono continuamente sottoposti ad uno stillicidio quotidiano che ne mina i valori e le qualità.

 Leggo anche oggi di nuovi impianti previsti dal Piano Neve della Regione Veneto per l’Altopiano di Asiago: alle Melette per l’integrazione con il comprensorio di Enego, al Verena per l’integrazione con il comprensorio di Lavarone-Folgaria.
Asiago ha già al suo attivo 22 stazioni sciistiche con ben 69 impianti di risalita e 100 km di piste che segnano in maniera pesante il territorio.
Viene spontaneo chiedersi se sono realmente necessari questi nuovi impianti per continuare a definire nella pubblicità turistica l’Altopiano di Asiago la “Capitale dello sci nordico” ?
 Perché visti i costi sempre più elevati e la diminuzione della presenze nelle piste (che negli ultimi anni sono scesi mediamente del 15-20%) si continuare a sfruttare il territorio fin dove è possibile e anche oltre con un turismo che oramai è divenuto di élite ?
 Perché invece non si spendono energie e denaro pubblico per diversificare l’offerta e potenziare attività sportive che hanno un minor impatto ambientale (sci da fondo, o da escursionismo, ciaspole) e che permettono a chi le pratica di assaporare in modo vero l’essenza e il cuore della montagna ?
 

E’ triste constatare come in questi casi siano gli stessi abitanti della montagna che, abbagliati da miraggi di facili guadagni, trasformano la loro terra in un parco giochi, devastando boschi e alterando profondamente l’ambiente per fare posto a nuovi impianti di risalita, o per creare nuovi comprensori sciistici.
Perché scegliere di fare della propria casa una vetrina come fosse un centro commerciale, e delle tradizioni uno spettacolo finendo per vivere in un redditizio ma finto zoo ?