lunedì 25 agosto 2008

il boletus edulis


Dopo aver parcheggiato l'auto al solito posto, ed aver calzato gli scarponi, entro nel bosco non prima di aver gettato un fuggevole quanto preciso sguardo al panorama del Lagorai che dall'alto è davvero notevole.
Comincia subito la salita ed il passo diviene lento anche per permettere agli occhi di abituarsi alla scarsa luce dell'alba filtrata dall'intricato intreccio dei rami degli abeti.

Le notizie sono buone.....speriamo solamente che la "buttata" non si sia improvvisamente fermata.
Ci sono russule (r. mustelina) dappertutto, accompagnate da gruppi di lattari (l. scrobiculatus).

Ad un certo punto l'occhio focalizza da lontano il profilo di quello che potrebbe essere ........ Nonostante la ripida salita affretto un pochino il passo con il cuore in gola. Non tanto per la fatica ma per quel misto di curiosità ed emozione che mi fa impazzire in anticipo pregustando il successo per aver trovato per primo il super ricercato edulis d'alta quota.
E' davvero lui,........ il porcino per eccellenza,......... il re dei funghi,..... il boletus edulis d'alta quota, ......così diverso dagli altri porcini della famiglia perché unico nella sua bellezza .

Lo stacco, con un movimento rotatorio, dal terreno e gli do una bella pulita con il coltellino sistemandolo nello zaino attrezzato, comodamente adagiato su di un letto di piccoli rami di abete che serviranno per attutire le scosse e mantenerlo integro per tutta l'escursione e nel ritorno fino a casa.

Per molti frequentatori dei nostri boschi alpini in cui l'essenza predominante è l'abete rosso (Picea excelsa) quando si parla di porcino si intende esclusivamente il b. edulis.
Lo si riconosce principalmente per il colore gessato del gambo che presenta un reticolo a maglie fine ed oblunghe più evidente nella parte alta.
Il cappello è carnoso e sodo, inizialmente emisferico poi piano ed infine piano-convesso e rialzato leggermente a coppa; bruno chiaro, ma a volte anche bruno scuro, con una sottile linea chiara al margine; superficie umida, viscosa, rugolosa, ma mai vellutata come il suo fratello, il b. aestivalis.

Il b. edulis esplode nelle alpi dalla fine di agosto, anche se già verso la metà del mese di luglio, se le piogge di fine giugno sono state abbondanti, si possono trovare delle "buttate" eccezionali.
Ma è verso la fine di questo mese che si cercano gli edulis in alta quota (sopra i 1.800 metri). E' una ricerca molto diversa perché investe più tipi di terreno.
Dal sottobosco aperto delle ultime abetaie in quota, ai prati aperti composti dal mirtillo nero e dal ginepro nano, senza tralasciare i sentieri rocciosi ai margini degli ultimi boschi dove il calore trattenuto dalle rocce permette la nascita e la crescita del porcino in condizioni di temperatura apparentemente proibitive.

A queste altezze le "buttate" si protraggono anche per diverse settimane sempre che le condizioni ambientali siano ideali con qualche pioggia serale che mantenga umido il terreno.
Per contro il nemico numero uno rimane il vento. In questo caso dovremmo porre la nostra attenzione ai canaloni più riparati, che rendono meno probabile l'intervento negativo del vento o, almeno, lo riducono di molto.

domenica 24 agosto 2008

C'era un baito sulla mia amata montagna....


C'era un baito sulla mia amata montagna; si trovava sul prato a lato del canalone delle valanghe.

Quando da ragazzo mio padre mi portava con sé nei giri settimanali a funghi, guardavo sempre quella alta montagna che nei canaloni conservava spesso la neve fino ai primi giorni di agosto quando salivamo fin lassù per cercare il boletus edulis d'alta quota.

Anche oggi, che mio padre non c'è più, mi sovviene spesso il ricordo di quei momenti trascorsi a cercare tra l'erba e i mirtilli, o sotto i grandi abeti gli esemplari più belli e più grossi di boletus edulis.

E così anche questa estate ho voluto ripercorrere quei sentieri, calcare quelle radure, scrutare tra gli aghi dei grossi abeti per seguire ancora una volta i suoi passi.

E mentre la mia vita sfuma nel suo farsi, ti scrivo e ti dedico questa escursione perché qualcosa resti di quelle nostre uscite fatte assieme.
Ora che te ne sei andato sono convinto che solo le parole abbiano la capacità di tenere quei ricordi ancora vivi in me, anche se solo la vita può perdere il filo (e ritrovarlo) come io ritrovo te, ogni volta che ritorno a quel baito.

La sveglia suona alle 5.30 precise.
Un caffè veloce e sono già in macchina.
Sorrido e mi sembrava di sentirti ancora mentre "brontoli" perché ti convincevo sempre a partire a quest'ora per te sempre troppo tarda.
Per te arrivare sul posto dopo le 7.00 significava lasciare agli altri i migliori funghi della giornata.

Gli ultimi tornanti prima del passo mi fanno accelerare i battiti del cuore mentre mille ricordi mi riempiono la testa lasciandomi leggermente stordito.
Ma forse è l'altezza perché siamo a 2.000 metri.
Parcheggio a fatica qualche centinaio di metri prima del nostro solito posto perché "al tornantino" ci sono già un paio di auto parcheggiate.
Sorrido nuovamente al pensiero di quello che mi avresti detto appena sceso dalla macchina.
Calzo gli scarponi e sono pronto per il bosco.

Ci sono tanti, sicuramente troppi, cercatori e questo mi porta ad innervosirmi, dandoti, almeno questa volta ragione.
Ma poi, dopo qualche ora, allontanatisi i cercatori frettolosi e vocianti del primo mattino, il bosco inizia a regalarmi i suoi frutti stupendi.
Esemplari che meritano di essere contemplati, prima di essere raccolti, per la bellezza delle forme e dei colori.

Come questi funghi, anche i ricordi più cari alle volte sembrano solamente delle briciole nella tavola della vita.
Briciole certamente, ma anche nutrimento abbondante e pacificatore per la mia anima inquieta, filo labile da seguire prima che sia spazzato dal vento o disperso dal passaggio del tempo oramai divenuto tiranno e nemico delle memorie di quei momenti con te.