domenica 14 settembre 2008

Giornata di fine estate


Finalmente ecco l'estate come tutti la vorremmo: soleggiata, ventilata e con temperature gradevoli.
Non c'è che dire, le giornate che hanno preceduto la perturbazione di questo fine settimana si sono avvicinate molto alla perfezione.
All'idea che tutti noi abbiamo di 'giornate estive', con la classica nuvoletta su un cielo terso ed azzurro, i boschi ed i prati ancora di un bel colore verde intenso, una leggera brezza al mattino che ti sfiora ed accarezza il viso illuminato da un sole tiepido.
Ma sapevo molto bene che questo quadretto idilliaco era destinato a rimanere tale solo per pochi giorni.
Da qui la decisione di sospendere per un giorno le fatiche del lavoro per dedicarmi una intera giornata tra i boschi e gli alpeggi in alta quota nell'Altopiano di Vezzena.

Sono gli ultimi giorni di alpeggio per le malghe dell'Altopiano perché, come d'uso, nel giorno di San Matteo c'è la transumanza. E allora decido di salire in auto a Malga Biscotto.
Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con il Tullio ed aver acquistato una forma del suo unico e saporitissimo Vezzena ( in previsione delle mie ricette autunnali), calzo gli scarponi e con il sole già alto sopra i boschi e il costone della Val Renzola parto per salire al sentiero di cresta (CAI 205) che congiunge Cima Manderiolo con i Larici, per poi scendere a Porta Manazzo e attraverso la strada forestale ritornare alla Malga.
Un itinerario tranquillo in alta quota senza alcuna velleità alpinistica.
Un percorso alpino che però mi concede altresì tempo e spazio per ascoltare e scoprire: un fruscio e un batter d'ali di un gallo cedrone, il sottile richiamo di un giovane capriolo verso la madre intenta a mangiare gli ultimi germogli di mirtillo, il rumore di una motosega nell'altro versante della valle, il fischio acuto delle marmotte di vedetta.

La salita non è faticosa e in breve tempo giungo ai prati dei Fondi di campo Manderiolo a quota 1.800, dove raccolgo gli ultimi mirtilli rimasti, assaporandoli con la consapevolezza che anche l'urogallo e il tordo li gradiscono molto.
Non c'è nessuno e questo rende ancora più particolare e piacevole questa giornata.
A queste quote si trovano pochi e radi abeti, qualche cirmolo ma soprattutto rigogliose piante di pino mugo.
Con l'idea di una nuova ricetta, da provare a casa, mi appresto a staccare qualche ramo apicale di pino mugo quando ad un centinaio di metri il mio occhio focalizza, tra il ginepro nano, il profilo e la forma di quello che potrebbe essere.............
...........si è proprio lui, .......non ci possono essere dubbi.
Il porcino per eccellenza, il boletus edulis d'alta quota.

Mi avvicino con calma, prelevo dallo zaino la digit per la consueta foto ed assaporo questo momento come fossi in paradiso.
Mi sdraio sull'erba cercando la migliore posizione per l'inquadratura e scatto.
Il desiderio di restare tra questi silenzi interrotti solo dalle voci del bosco, tra questi profumi di resina e fiori, tra questi colori così riposanti nel tepore del sole di fine estate è forte e devo raccogliere tutte le forze per rialzarmi e tornare sui mie passi, lasciando che tutto questo si sedimenti dentro il mio cuore e la mia anima per diventare ricordo e memoria.

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