giovedì 23 ottobre 2008

Autunno

Si presenta cosi' lasciando dietro di se' il ricordo delle calde e solari giornate d'estate e salutando il sole che pian piano si allontana e con esso il suo rimpianto calore.
E' questo il tempo della nebbia, dell' aria fresca e umida del mattino e di crepuscoli più lunghi.
E' il tempo in cui si assapora il primo vino dopo il periodo di riposo nei tini e si sente nell'aria il profumo delle caldarroste.
E' il tempo in cui i boschi, bagnati al mattino da una fresca ed umida nebbiolina, sono meta di tanti appassionati alla ricerca delle ultime prelibatezze che la terra regala loro: chiodini, lattari, trombette da morto e le ultime finferle.
E' il tempo degli alberi oramai spogli e delle foglie che compiono la loro ultima lieve danza verso terra in un trionfo di colori caldi e sfumati..
Lasciato per un attimo il discorso altalenante delle borse, della crisi che sta investendo la finanza e che sembra si ripercuota prima o poi anche sull’economia reale, voglio dedicarmi ai profumi ed alle prelibatezze che ci dà la stagione da tanti odiata, l’Autunno, ma che per tante altre persone, in primis per me, è sinonimo di ricordi, memorie e affetti.Camminare in un bosco autunnale è un'esperienza da non perdere, soprattutto se siete in crisi.
Per fugare, momentaneamente, le ansie, le preoccupazioni, i timori di un futuro sempre più incerto, fatevi una bella passeggiata nelle colline che odorano di castagne, di funghi, di mosto, di terra umida, di rugiada; affondate i piedi nel manto naturale di foglie dalle mille tonalità di colori caldi; alzate gli occhi al cielo per gustare a pieni polmoni l’odore inebriante del bosco e gustate la gioia di raccogliere i frutti che la natura offre.
Ai tempi della scuola non vedevo l'ora di andare a “far castagne” a zonzo per le colline e fin sotto i fianchi delle montagne; il tascapane che mio padre mi aveva regalato a tracolla e qualche dolcetto da sgranocchiare.
Il silenzio ovattato rotto solo dal crepitio dei rami secchi sotto ai piedi o dal rumore dei ricci che cadono.
Il profumo del sottobosco, illuminato dai raggi del sole che filtrano tra i fogliame giallo-rosso degli alberi di castagno, sotto i quali un'infinità di grossi ricci, alcuni ormai vuoti, altri aperti solo in parte , a mostrarti tre grosse lucide castagne.


Crema di castagne e funghi d'autunno


ingredienti:
120 g. di castagne
400 g di funghi (finferle, porcini, trombette da morto, chiodini)
2 scalogni
40 g di burro
4 cucchiai di farina bianca
800 ml di brodo vegetale
40 ml di panna da cucina
sale e pepe bianco q.b.
prezzemolo
4 fette di pane toscano abbrustolito


Affettate finemente gli scalogni e fateli ammorbidire in un tegame su fuoco moderato con olio e burro; lasciateli prendere un pò di colore e poi aggiungete i funghi tagliati e cuocete per una decina di minuti a fuoco medio fino a ridurre l’acqua di cottura.
Nel frattempo mettete a lessare le castagne, dopo averle incise con il coltello trasversalmente, in una pentola con abbondante acqua, sale e qualche foglia di alloro.
Cuocetele per 30 minuti circa e poi, quando sono ancora calde sgusciatele e, dopo averle tagliate in modo grossolano, unitele ai funghi già cotti.
Unite la farina bianca con un mestolo di brodo e mescolando continuamente amalgamate il tutto.
Versate il rimanente brodo vegetale e continuate la cottura per altri 10 minuti, mescolando ogni tanto. Lasciate poi riposare la crema per almeno 6 ore. Successivamente riscaldatela fino a portarla ad ebollizione. A questo punto aggiungete la panna e un cucchiaio di prezzemolo fresco.
Servite accompagnando il piatto con una fetta di pane toscano abbrustolito.

martedì 21 ottobre 2008

Frutti dimenticati: ricordi della memoria.......3° parte


Mariolino era un folletto che abitava i boschi della Val Masiera. Una mattina di ottobre in cui si era lasciato cullare più del solito dalla sonnolenza autunnale fu svegliato all'improvviso da strani rumori. Uscì a vedere il perché di questo fermento del bosco che stava diventando persino fastidioso ai suoi orecchi e chiese spiegazioni allo scoiattolo che si stava prodigando ad estrarre dei semi da una bacca.
" Ma come fai ad essere così tranquillo Mariolino? Non hai ricevuto l'invito per la festa d'autunno?"
A quelle parole un dubbio lo assalì.

Infilata la mano nella tasca dei pantaloni si ritrovò tra le dita di tutto: delle bucce di mela oramai rinsecchite, come pure delle finferle che aveva raccolto per sperimentare una nuova ricetta, qualche castagna e........in fondo una foglia di noce strapazzata ma ancora leggibile.
Il biglietto parlava chiaro: alla radura del "buso" era organizzata per quella sera la festa d'autunno a cui erano invitati tutti gli abitanti della valle, e a cui era chiesto di portare qualcosa di particolare da gustare assieme.

Ecco perché, si disse, tutti si stavano dando un gran da fare, perché tutti stavano raccogliendo il meglio che le piante e i cespugli potessero offrire. Ora comprendeva pure da dove proveniva tutto il profumo delizioso che si stava diffondendo con la brezza d'autunno nel bosco; si trattava sicuramente di torte, pasticcini e quant'altro gli abitanti del bosco stavano cuocendo per la festa.
Preso da un'ansia indescrivibile iniziò a passeggiare su e giù per il bosco in cerca di qualche frutto o bacca, ma le piante erano state già tutte spogliate dagli altri abitanti del bosco.

Finalmente tra le foglie lucide di un albero dal tronco scuro scorse una mela dalla buccia giallo ocra: una mela cotogna. Si arrampicò sull'albero, la raccolse e una volta arrivato a casa la gettò nella pentola dell'acqua che aveva lasciato a bollire sul fuoco.
Dopo una mezz'oretta circa provò un assaggio, ma la mela era ancora dura con forte sapore asprigno e il brodo era proprio una brodaglia. Allora ritornò a perlustrare nuovamente il bosco in cerca di altri ingredienti.
Si ricordò di aver visto il giorno prima qualche piccolo grappolo d'uva fragola (raioto) rimasto nella vigna del Scalabrin. Ne trovò ancora qualcuno che, una volta a casa, mise nella pentola. Attese quindi un pò di tempo e poi tentò un nuovo assaggio. Questa volta quel liquido che sobolliva gli parve uno sciroppo per la tosse.

Disperato decise di fare un ultimo tentativo e uscì nuovamente nel bosco in perlustrazione. Fatta poca strada si imbatté in un alberello che non conosceva: fusto sottile e rami contorti e spinosi, foglie minuscole fitte e lucidi ma ancora di un bel colore verde brillante e.........dei frutti che assomigliavano molto a dei piccoli datteri.
Il folletto non ci pensò due volte e se ne riempì le tasche e una volta rientrato nella tana le svuotò nella pentola, aggiunse due cucchiai di miele e si lasciò cadere esausto nella sedia accanto al camino.

Mentre la sera scendeva veloce lui aspettava sconsolato che quella "brodaglia finisse di cuocere" e nel frattempo cercava di trovare il coraggio di fare un nuovo assaggio. Rassegnato e scoraggiato più che mai tuffò veloce un dito nel liquido divenuto nel frattempo dorato. Si bloccò all'improvviso,...... chiuse gli occhi e lasciò che le sue papille gustassero quella delizia fino all'ultima goccia. Finalmente riaprì gli occhi e con un'espressione sognante fece ruotare le pupille come fossero palline di un flipper.
Quella sera quel suo brodo ricevette più di una lode, e ancor oggi la leggenda racconta di quella particolare euforia e felicità che aveva colpito tutti gli abitanti della valle che avevano assaggiato il "brodo di giuggiole" di Mariolino.


"Brodo di Giuggiole"
ingredienti:
1 chilo di giuggiole
1 chilo di zucchero
2 grappoli di uva fragola bianca
2 bicchieri di vespaiolo
2 mele cotogne
buccia grattugiata di un limone
acqua q. b.

giovedì 16 ottobre 2008

Quando viene ottobre ......... a funghi

C’è qualcosa di magico ed ancestrale nell’andar per funghi in autunno, una suspense continua che attiva il senso della vista e lo rende aguzzo come quello di un falco a caccia e dove ogni passo può essere quello giusto, quello che svela la silente presenza delle capocchie dei cantharellus lutescens e tubaeformis perfettamente mimetizzate nel sottobosco, sfumate in quella superlativa tavolozza di caldi colori che offre il bosco di latifoglie misto a pini e abeti delle terre alte in questa stagione.

I cantarelli , più di qualsiasi altro gruppo di funghi, esprimono una personalità tale da consentire voli di fantasia capaci di dare emozioni olfattive, visive e gustative uniche.
Tutto questo, unito alle caratteristiche dell'habitat in cui crescono questi profumati e saporitissimi funghi autunnali, può provocare veri attacchi della sindrome di Peter Pan in coloro che li cercano. Infatti capita spesso durante la loro ricerca di venir risucchiati in un mondo immaginario fatto di minuscole creature, di foglie ingiallite che sembrano enormi laghi popolati da draghi, fenditure in cortecce rosicchiate dai tarli o caverne artificiali scavate dal picchio che diventano immaginari rifugi per personaggi fiabeschi.E i fossati in cui scorre l'acqua dell'ultimo temporale diventano fiumi impetuosi, le cinciallegre e i minuscoli regoli incredibili cavalcature di gnomi operosi, il cespuglio di ginepro una foresta impenetrabile oltre la quale forse si apre l'infinito.
Si possono passare ore di autentica dissociazione psichica, sparire agli occhi del mondo e ritornare alla natura, così come doveva essere molto tempo fa.

Poi le campane di una chiesa in lontananza offrono un passaggio per il ritorno alla realtà.
Il cestino di vimini è colmo di questi splendidi fiori dal colore arancio, nelle narici rimane per tutta la giornata quel profumo delicato alla fragranza di muschio e pioggia di ottobre, che si rinnova la sera mentre si preparano i funghi per la cottura.

Risotto alle finferle e filetti di pesce persico

Ingredienti:
350 g. di riso carnaroli o del Baldo
200 g. di filetto di persico
200 g. di finferle fresche
1 litro di brodo vegetale
20 g. di farina bianca
100 g. di burro
1 cipolla, 1 spicchio d'aglio
sale e pepe bianco q.b.
prezzemolo

Quando viene ottobre.... a caccia

Quando viene ottobre, con le sue piogge e le prime arie di burrasca, arrivano anche le beccacce che hanno lasciato i luoghi di nidificazione del nord Europa dove il terreno gela e il giorno è sempre più breve.
Sostano qui prima di raggiungere i luoghi dello sverno nel nostro Sud.

E' questo il momento magico del bosco oramai abbandonato dai cercatori frettolosi e vocianti dell'estate , dei silenzi che raccontano storie e favole di anguane e salbanei, di folletti e gnomi.
E' questo il momento magico delle albe nebbiose, dei colori smorzati del bosco verde-arancio-giallo in tante tonalità che a tratti una luce misteriosa rende più evidenti nel sottobosco pre-invernale.

E' questo il momento in cui i ricordi si fanno più vivi ed intensi, come quando, a caccia con mio padre, ci fermavamo ad ascoltare il campanello dei cani in lontananza e poi il trotto di un altro cane di un cacciatore solitario che passava, ci salutava con un lieve cenno del capo, si allontanava e, come un folletto, svaniva dentro il bosco.
Ricordi..........


All’improvviso un rumore ci sorprende, ma poi sorridiamo in silenzio, vedendo un riccio di castagna rotolare verso il sentiero appena percorso. Quel rumore fa emergere il silenzio che ci circonda e che ci fa inconsapevolmente trattenere il respiro.
Il ritmo del nostro cuore, sordo e profondo, sembra quasi fuori luogo in questa pace irreale, sembra disturbare la solennità dei centenari castagni che svettano verso il cielo.
Immobili restiamo in ascolto in questo strano silenzio formato da mille indistinti e leggeri rumori.
Riesco a poco a poco a percepirli grazie a mio padre che li decifra per me, mi concentro su quel leggero scricchiolio fino a capirne l’origine, due rami di betulla che si toccano mossi dalla brezza.
Lontano il grido di un Picchio Rosso sembra un rimprovero, lo immagino, puntellato sul tronco di un abete mentre con il suo fine udito intercetta il lavoro delle larve nell’anima del legno, un toc-toc-toc velocissimo interrotto da brevi intervalli di verifica, per captare pericoli e per localizzare meglio il suo pasto nascosto.
Mio padre mi indica in alto tra i rami una Cincia che balla proprio sopra la mia testa, curiosa e incosciente scende sempre più in basso, imitata come in uno strano gioco di sfida al pericolo, dal quel suo piccolo amico con il ciuffetto arancione.
Il suo allontanarsi ci fa sentire per un istante stranamente soli, ma dura poco perché la nostra attenzione viene subito attratta da un altro movimento un poco più a destra.
Osserviamo quel punto, ma nulla accade e pensiamo già di aver avuto una specie di allucinazione, quando di nuovo succede ma questa volta alzando la testa incontriamo lo sguardo buffo e quasi stupito di uno scoiattolo che, immobile sul ramo, non sa se scendere o fuggire sulla cima più alta a cercare altri frutti.
I suoi grandi occhi, sproporzionati soprattutto ora con quell’espressione di sorpresa causata dal movimento del nostro sguardo verso di lui, ci attraggono
.

.........
Pace, serenità, dolcezza, sentimenti che succhiavo avido dai gesti e dai segni più che dalle parole di mio padre. Lui riusciva a percepire e catturare dal bosco sensazioni e tesori che nella mia mente diventavano elementi di un racconto ad occhi aperti su cui continuavo a favoleggiare per tutta la giornata e che si rinnovava alla sera davanti al caminetto acceso.

Tra i possibili modi di cacciare, questo d'autunno mi faceva intensamente partecipe ad un mondo che sentivo esclusivamente mio, e che mi aiutava (e ancor oggi mi aiuta) a capire quelle stagioni della mia vita che nessuno potrà mai più rubarmi.

martedì 14 ottobre 2008

Autunno:... raccontami ancora un altro frammento


Arriva l'autunno.
Te ne accorgi e lo percepisci nella luce pomeridiana, una luce tenue che scompare in fretta accompagnata da una brezza serale sempre più fredda e pungente.
Te ne rendi conto dalla stanchezza del sole, che diminuisce le sue ore di veglia e s’addormenta presto, quando ancora non è giunta l’ora della cena.
Lo vedi nel bosco dove i larici incominciano a prendere il colore dell'oro vecchio mentre le foglie del faggio e della betulla protagoniste di una incantevole scenografia, dopo essersi cambiate d’abito, improvvisano oniriche danze per poi posarsi sull’umido terreno che sarà presto ricoperto da un manto di soffice e candida neve.
Lo senti nel vociare di chi passeggia per strada: chiacchiere sommesse che, con timidezza, rapidamente si sciolgono nell’aria divenendo presto inudibili.

Sono questi i giorni più belli per camminare le terre alte dove, in certe giornate limpide di sole e pulite dal vento come oggi, si possono ammirare le alpi imbiancate dalla prima neve e, girando lo sguardo dalla parte opposta, il baluginare dell’Adriatico e, con commovente stupore, si riesce scorgere il campanile dell’isola di San Giorgio.

E allora raccontami ancora di te, amica mia, di quel che sapeva l'autunno ai tuoi occhi quando quel cielo terso e azzurro d'autunno, come un sipario, ti schiudeva la vista alle cime delle dolomiti imbiancate dalla prima neve.
Raccontami ancora di te al ciglio del tempo attuale che scorre inesorabile e al tuo dire muto sguardo alla finestra, mentre fuori un caldo sole d'autunno ti invita ancora ad una passeggiata tardiva sulla spiaggia.

Raccontami ancora amica mia ed io sarò libro dei tuoi giorni da sfogliare, sarò pagina da scrivere quando la notte ti sorprenderà sveglia a cercare un sogno.
Allora, …… raccontami, anche solo un altro “frammento” perché io ci sarò.