giovedì 20 novembre 2008

You and your friends

Se c'è una cosa che ho sempre adorato nelle uscite a funghi con voi
è la capacità di leggersi reciprocamente.
Senza bisogno di spiegazioni, senza imbarazzo né fraintesi.

Il saper leggere parole e silenzi,
mentre si cammina fianco a fianco alla ricerca dei nostri "friends".

Mi piace spesso "cazzeggiare" in bosco, mentre altre volte
mi fermo a raccogliere sensazioni e pensieri dell'anima.
Ma in entrambe le situazioni mi piace sapere
che non sono stati intesi come gesti di disinteresse,
di distacco dalla vostra presenza, ne tanto meno di manifesta superiorità.

Mi piace sapere di essere stato nei pensieri e nei colori delle vostre foto,
in piccoli gesti quotidiani (una birra, un porcino raccolto).Ho adorato i profumi, i suoni e i silenzi (del bosco)
ma anche le chiacchiere e i sapori condivisi quando abbiamo sostato in malga.

Ogni nuova proposta è stata una partenza alla volta di coste e boschi ancora inesplorati,
e che un giorno non mi apparterranno più,
ma in cui oggi posso ancora orientarmi, e partire senza bagagli,
senza un "forse" e un "ma".

Ascolto in silenzio la musica che accompagna queste immagini
e sono nuovamente lì con voi, dov'erano i gesti e gli occhi,
e non c'è nulla di complicato o ambiguo in questo,
null'altro che non sia un bene grande per l'anima.

E con questo voglio solo dirvi che sono stato bene.clicca sopra la slide per vedere il video


mercoledì 19 novembre 2008

dalla Val d'Astico a Luserna per il sentiero Cai 605

Questo è uno di più interessanti e pittoreschi itinerari dell Valle dell’Astico, sia per il tracciato storico (ancora ben conservato) sia per il mutare continuo degli scenari e degli ambienti. Casoni, terrazze, gradinature, sellette, crinali, pareti e aperti panorami sulla Valle dell’Astico rendono la salita, anche se in qualche tratto aspra e dura, interessante e piacevole.Dalla Chiesa di Casotto si attraversa tutto il paese in direzione di Val Torra e tra terrazze ed orti si raggiunge il rudere del Bersaglio e poi il ponte sulla Torretta; qui il torrente carsico fuoriesce copioso dall’oscura grotta (Cogolo de le Anguàne) e dai massi sottostanti la verticale parete.
Superato il ponte e lasciato a sinistra una variante del 605 (che riprenderemo nella discesa) il sentiero continua in salita, lasciando a destra un successivo rustico restaurato. Si introduce ora in Val Torra e sta sul suo margine destro orografico. Verso la fine il tracciato si fa un po’ più selvatico e malagevole, ma in breve si riguadagna la strada asfaltata che sale dal paese (q. 700).
Siamo sul punto in cui essa entra nel vallone roccioso per penetrare poi nella vicina galleria in roccia.

Trenta metri prima della galleria, un marcato sentiero sulla sinistra della strada raggiunge in pochi minuti il Cason dei Merli (q. 768) oggi recuperato. Si sale quindi a q. 810 appena a valle del Baito del Gianfrin. Si sta ora sul sentiero in piano che, tra terrazze, porta ad un crinalino sulla Val d’Astico. Si scende al valloncello che ospita il Fontanelo de Checòn e poco oltre si sale all’omonimo baito (ristrutturato con gusto a q. 752). Molto gradevole questo crinale terrazzato e panoramico.Ci si avvia al solco della Bressavalle, al di la della quale si scorge il pianoro di Belfiore. Sull’asta del fondo ecco i Fontanèi de Belfiore, due gorghi limpidi sotto roccia che davano acqua al vicino abitato. Si attraversa la costa est della valle e si giunge a Belfiore. (q. 750).

Molte case sono oggi ristrutturate; la chiesa si staglia sullo sfondo del Toraro.
Un tempo era abitata stabilmente, anzi storicamente il vero nucleo del paese stava proprio in questa contrada contrassegnata dalla chiesetta eretta in onore di San Rocco. Sulla sommità di questo poggio gli abitanti vivevano tutto l’anno e dove si sentivano molto più sicuri dalle scorrerie e dalle invasioni che, fino al ‘600, sconvolsero la vallata. In basso, nella valle, i montanari avevano solo i fienili ma soprattutto i “casoti” per gli attrezzi (da cui il nome attuale del paese).

In seguito, fattasi più sicura la Valle, gli abitanti cominciarono a scendere per abitare stabilmente sui primi pendii del lato sinistro orografico del Torrente Astico. Gli ultimi abitanti lasciarono Belfiore dopo la seconda guerra mondiale. La vecchia chiesetta è stata ricostruita e restaurata nel 1975 con un risultato che per la verità non è per nulla in sintonia con l’architettura della contrada.

Superato il vecchio borgo il sentiero si fa più ripido e sale al pianoro del baito Cògola per poi mantenersi in quota tagliando trasversalmente la Val Grossa.
La valle mostra in alto le pareti erose che calano dall’altopiano di Luserna, in basso il solco boscoso che cala verso la valle dell’Astico.. A saliscendi, ma mantenendosi in quota, il sentiero taglia da est ad ovest tutta la parte alta della vallata sfruttando gli unici varchi che l’aspra morfologia di origine carsica consente.
Dopo aver superato l’ultimo erto canalone tracciato in un bosco rado di faggi e carpino, il sentiero si porta verso il centro di Luserna attraversando le innumerevoli terrazze sostenute da muretti a secco che, lavorate un tempo, rappresentavano gli “orti de Luserna”.
Si entra in paese e subito si ha la netta impressione di essere arrivati in un luogo particolare in cui boschi, persone e cose hanno un profumo d'altri tempi, quasi magico.

Luserna e il sentiero cimbro dell'immaginario

Lont vo Cimbarn (Terra dei Cimbri) Luserna è l’ultima isola cimbra rimasta delle Alpi.
Se si osserva una carta geografica, risulta da subito evidente come Luserna sia rimasta per centinaia d’anni isolata da tutte le restanti comunità di montagna dell’area (Folgaria, Lavarone, Asiago) permettendo ai suoi abitanti di conservare, quasi intatte tradizioni, riti e lingua cimbra.
Solo i borghi e i piccoli paesi della Valle dell’Astico le erano prossimi pur con 800 o 1.000 metri di dislivello. E il sentiero che abbiamo percorso, unitamente a quello che parte dalla contrada di Scàlzeri a Pedemonte fu per secoli il solo cordone ombelicale che ha tenuto la comunità cimbra di Luserna unita, almeno nei servizi essenziali, alle altre popolazioni non ladine del territorio.

Da qualche anno un pezzo delle antiche tradizioni di cultura cimbra viene recuperato attraverso la creazione del Sentiero cimbro dell'immaginario
L’immaginario è rappresentato dalle emozioni e dalle sensazioni che il tracciato riesce a suggerire ed evocare all’escursionista che lo percorre. Si sviluppa ad oriente dell’abitato, tra gli ampi pascoli del Rifugio Malga Campo e le abetaie di cimbrica memoria, dai nomi, che per i più sono di difficile pronuncia, come Krodjar, Lammarn, Kamp, Oberlaitn, Frattn.

Ci troviamo nel limite ovest degli Altipiani, su un ampio pianoro che si affaccia a sud sul profondo solco della Valle dell’Astico, al confine tra Trentino e Veneto. E in questa area da sempre isolata, quasi ai “limiti del mondo”, si respira l’aria e la bellezza delle terre alte. Per coloro che non volessero affrontare la salita del sentiero CAI 605 che parte da Casotto in Val D'Astico, il percorso, medio-facile, percorribile in circa due ore, può essere inserito in una giornata da trascorrere interamente a Luserna.
Nella località è visitabile anche il Centro di Documentazione con esposizioni dedicate alla storia e alla cultura dei cimbri, agli usi, costumi e attrezzi della cultura rurale cimbra e alla fauna che popola le foreste degli Altipiani.

L’immaginario è un sentiero denominato così perché lungo il suo percorso sono sistemate delle sculture in legno di leggende cimbre. Sculture che vengono realizzate attraverso un duro lavoro di intaglio operato con la motosega da un volontario del corpo forestale.
Percorrere questo sentiero addentrandosi nel bosco, anche quando lo si conosce bene perché frequentato per molti anni, suscita in me sempre una sensazione particolare, cui non so dare un nome preciso perché è un misto di più sentimenti.

Si può percepire il silenzio, che silenzio non è affatto, del bosco; il fruscio dei faggi e delle betulle che ti osservano,quasi ti tenessero d’occhio. uno scoiattolo che si inerpica veloce nell'alto di un abete rosso, il canto modulato di un maschio di gallo cedrone.
Ed è proprio questa particolare atmosfera che induce qualche volta ad immaginare la presenza anche di personaggi come il salbanel; un curioso abitante dei boschi che ti fa smarrire la strada confondendo i tuoi passi, talvolta nella nebbia, tal’altra solo nell’erba.