mercoledì 23 aprile 2008

" Cacciatore di aquiloni " .....per amicizia e amore

Il passo del libro di Hosseini, che ho trascritto nel post precedente, è la chiave per leggere il film che il regista Marc Forster ha tratto dal romanzo.
Fin dalla sua uscita in Italia nel 2004 , il romanzo di Hosseini aveva attirato l' attenzione di Hollywood e il regista S. Spielberg se ne era fin da subito assicurato i diritti cinematografici, salvo poi affidare la regia a Marc Forster.

Forster, in assoluta aderenza al testo letterario, ha deciso di girare il film non in inglese, ma in lingua "dari" ed ha scelto come protagonisti non due attori, ma due bambini, allievi di una scuola elementare di Kabul, per interpretare Amir ed Hassan.
Amir, di etnia pashtun, è un ragazzo fragile, ama leggere e scrivere romanzi.
Hassan, figlio del servo del papà di Amir è invece di etnia hazara.
I due ragazzi sono inseparabili ed insieme imbattibili nelle gare di aquiloni che per entrambi è gioco, fantasia e passione, ma per Amir anche il modo per essere accettato dal padre.

A Kabul quello degli aquiloni è un gioco nazionale. Ragazzi di tutte le età si allenano costantemente per poi partecipare al torneo nel mese di aprile che vedrà, alla fine, un solo aquilone nel cielo: il vincitore. Gli aquiloni vengono allestiti da mani sapienti per renderli i più leggeri possibile e la lunghissima cordicella viene passata nella colla e nella polvere di vetro, così da rendere il filo tagliente. Sta poi nella bravura del proprietario abbattere il più grande numero di aquiloni tranciando, con delle virate, le cordicelle avversarie. L’aquilone in caduta sarà cacciato (rincorso) per essere conservato come trofeo di vittoria.

Ma l'amicizia è vissuta in maniera diversa dai due protagonisti. Amir, cerca di sfruttare la bravura di Hassan, come cacciatore di aquiloni, per vincere il torneo ed essere finalmente apprezzato da suo padre, un ricco diplomatico, ma soprattutto un uomo segnato dalla perdita della moglie e che non riesce ad instaurare un buon rapporto educativo con il figlio.
Hassan è invece un'anima innocente, disposto a tutto per amore dell'amico. "Per te un milione di volte" grida all'amico quando questi lo esorta a recuperare l'ultimo aquilone abbattuto.

Molti hanno criticato il regista per aver fatto un film eccessivamente legato al testo letterario e quindi senza uno spessore cinematografico proprio. Un film appiattito sulla trama del romanzo senza preoccuparsi di reinterpretarlo e che rinuncia alla narrazione in prima persona della voce fuori campo.
Ma se il regista è stato aderente al romanzo fin quasi all'appiattimento cinematografico, il tutto è avvenuto per dare una maggior caratterizzazione psicologica ai personaggi nel confronto con la Storia che fa da sfondo al racconto, e soprattutto per permettere una sottolineatura del tema principale del film: l'amicizia vissuta come vincolo.

Un vincolo che ad Hassan fa dare senza aspettare nulla in cambio: una mano sempre tesa per aiutare Amir, una parola pronunciata per dare sollievo alle sue paure, una parola di speranza per asciugare una lacrima, il proprio esserci sempre e comunque anche nei momenti più tragici ed infine una fedeltà assoluta al vincolo di amicizia.
Un dare, quello di Hassan, che lo ripaga con la sola gioia del donare.
Un integrarsi nel dolore e nella gioia, un condividere la vita dell'altro pur rimanendo due esseri distinti il più delle volte molto diversi.
Ed è per aver disatteso questo vincolo che Amir cercherà, per un senso di colpa, di allontanare Hassan e la sua amicizia, perché, all'amicizia assoluta dell'amico, lui non riesce e non sa rispondere con la stessa intensità di sentimento.

Amir, testimone della violenza che Hassan subisce per difenderlo, non reagisce sia perché più fragile, sia per paura. Esemplare il tentativo degli aguzzini di screditare Amir agli occhi del piccolo Hassan, dicendogli che il ricco Amir non è in fondo un vero amico e che non avrebbe mai messo a repentaglio la sua incolumità per un servo. Ma il piccolo Hassan non ha dubbi e con le guance accese dalla rabbia risponde convinto:"io e Amir siamo amici!" Infatti Hassan non ha mai nutrito alcun dubbio sulla fedeltà e sull'amicizia di Amir e non crede neppure che l'amico possa sfruttarlo.
Nella sua mente balena solo un pensiero: l'amicizia non è quella che provo io?
Ed in nome di essa Hassan soccombe alla violenza e poi accetta di essere allontanato da Amir per una colpa non commessa.

Fortunatamente per Amir il destino, molti anni dopo, gli darà l'opportunità di potersi riscattare.
Forse per molti questa presa di coscienza di Amir arriva troppo tardi, forse la sua capacità di capire il gesto di Hassan assoluto ed infantile è insufficiente.
Ma quanti di noi ,tradendo una amicizia o un amore, desiderano e cercano poi di avere un'altra possibilità?
E soprattutto quanti riuscirebbero a raccoglierla?


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martedì 8 aprile 2008

Risotto alle erbette di primavera


Cantano flebilmente gli uccelli come se piangessero il giorno che muore, mugghiano le giovenche, e il vento pare che si compiaccia del susurrar delle fronde. Ma da settentrione si dividono i colli, e s'apre all'occhio una interminabile pianura: si distinguono ne' campi vicini i buoi che tornano a casa: lo stanco agricoltore li siegue appoggiato al suo bastone; e mentre le madri e le mogli apparecchiano la cena alla affaticata famigliuola........

Così Ugo Foscolo raccontava nel suo "Le ultime lettere di Jacopo Ortis" il momento della cena di una famiglia residente nelle nostre campagne, in una tiepida sera di maggio.
Ed io, fin da quando a scuola sentivo leggere queste righe, immaginavo la scena come fosse uno dei momenti della mia infanzia, con mia madre intenta a servire nei piatti la minestra di "bruscandoli", raccolti nei campi durante i lunghi pomeriggi primaverili da me e mio padre.

Lancia il Sole partendo pochi raggi, come se quelli fossero gli estremi addio che dà alla Natura; e le nuvole rosseggiano, poi vanno languendo, e pallide finalmente si abbujano: allora la pianura si perde, l'ombre si diffondono su la faccia della terra; ed io, quasi in mezzo all'oceano, da quella parte non trovo che il cielo.

Come allora non tentare di esprimere in cucina questo legame tra memoria e natura che mi addolcisce sempre i pensieri e il cuore ?
Così ho pensato di preparare un risotto alla erbette di primavera in cestino di formaggio di malga.
Le erbette raccolte (bruschi, tanoni, schioppettini e bruscandoli) per esprimere al massimo il loro valore in cucina devono essere trattate in modo diverso tra di loro.

I bruschi (turioni del pungitopo) vanno cotti al microonde per renderli più morbidi ma anche per poter mantenere, nello stesso tempo, intatto il loro sapore leggermente amaro e gli elementi nutritivi ad azione diuretica di cui sono ricchi.

I Tanoni (germogli del Tamaro), in maniera precauzionale e secondo alcuni autori, andrebbero sbollentati per eliminare quella piccolissima quantità di principi attivi tossici presenti nella pianta.
Anche se la droga vera e propria, simile all'istamina, si trova essenzialmente nella radice e nelle bacche rosse di cui sono avidi gli uccelli.

I bruscandoli e gli schioppettini, essendo molto delicati possono essere cucinati direttamente nella casseruola, oppure mangiati in insalata crudi e conditi con del buon olio extravergine amabile.



Risotto alle erbette di primavera

clicca sopra per vedere la ricetta illustrata

lunedì 7 aprile 2008

Erbette di primavera

Sensi e fantasia ti aiutano a scoprire la primavera che è sempre misteriosa, segreta e viva.
Se la prima neve che senti scendere in una notte di dicembre è un invito a raccogliersi nei ricordi o nella lettura, la prima pioggia di aprile, che ascolti volentieri battere sui coppi della casa e sulla tettoia della veranda, ti da ristoro e distensione.
Ritrovi un sonno piacevole e poi, al mattino, il desiderio di andare, di uscire fuori a camminare in libertà, senza una meta come la primavera che non ha confini.
E mentre cammini tra le colline punteggiate dal bianco dei ciliegi in fiore, speri di ritrovare, come ogni anno i segnali della nuova stagione.

Ad ogni passo cerchi con lo sguardo ai lati del sentiero i "bruscandoli"
(germogli del luppolo, Humulus lupulus l.), che cambiano nome di terra in terra
e forse anche per questo sono inafferrabili, cercati sempre un pò più in là dove il ciglio dell'argine è già vuoto e diventa solo aria e cespuglio.
Chiedono pericolo e graffi sulle braccia perché si accompagnano sempre ai rovi.
Sull'argine dove il verde ha un colore che solo l'erba di primavera può.

E il verde continua lungo il sentiero, dove sai che c'era una casa, che ora non trovi più.
Oramai coperta, presa, stretta dentro le braccia di rami e rampicanti.
Sulla riva opposta il bosco ancora spoglio attira la tua attenzione per le uniche macchie di verde con qualche punteggiatura di rosso che in questo periodo esprime: sono le foglie e le bacche del pungitopo Ruscus aculeatus L.
Allora come resistere alla tentazione di dare uno sguardo tra gli steli di questa pianta per vedere se per caso non siano spuntati i primi amari turioni (in veneto "bruschi") di questa liliacea .

Ai margini del boschetto di roverelle e carpino nero, lungo le siepi che delimitano i vecchi confini di proprietà, si trovano pure i "tanoni" che sono gettiti spontanei del Tamaro, Tamus communis L., pianta perenne immediatamente riconoscibile nei boschi perché ha lo stesso comportamento dei germogli del luppolo.
Non potendo stare eretta da sola si avvolge sempre su un sostegno girando verso destra. I frutti sono delle bacche rosse molto ricercate dagli uccelli ma velenose per l'uomo.

Più volte durante la passeggiata ti fermi ad ammirare chiazze e mazzetti di viole di ogni colore e specie.
Viola odorata , dark ladies in velluto viola scuro e intensamente profumate e con le foglie a forma di cuore perfetto, viole canine, azzurro pallido o lilla sbiadito, un po’ anemiche e senza profumo.
E a far compagnia alle viole l’azzurro delle pervinche.

In una fascia di prato secco, sempre ai margini del boschetto di querce, sono concentrate tantissime specie diverse , ed è un vero paradiso di profumi e odori.
E proprio là, in mezzo a questo spettacolo di colori e sentori di profumo di primavera, si possono scorgere anche ciuffi di "schioppetini" o "carletti", Silene vulgaris , una tra le migliori erbe commestibili e per questo molto ricercata in gastronomia.

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