lunedì 5 gennaio 2009

...to take a walk on the snow with Mario Rigoni Stern


"Alzando lo sguardo verso nord vedevi un tenue grigiore che dalle cime raggiungeva i boschi e si abbassava verso il paese. E la punta del campanile e le campane erano già dentro il grigiore lattiginoso e poi anche la chiesa, i tetti delle case più alte.
In breve la neve copriva la polvere delle strade, l’erba secca sui pascoli, la segatura di faggio nei cortili. Il fumo della legna secca che brucia nelle stufe ristagna leggero sopra i tetti." (*)


In questo scorcio d'inizio inverno la neve è caduta già abbondante in montagna.
Dopo essere saliti fino al Rifugio Malga Larici con l'auto, decidiamo di raggiungere Cima Larici con un percorso insolito lungo il sentiero Cai 209, sicuramente molto meno frequentato della direttissima che passa per l'ex impianto di risalita (skilift).
Il sentiero comincia dopo circa 30 minuti di cammino sulla strada che conduce alle malghe di Porta Manazzo.


"Camminando immersi in quel bianco di luce propria, tra gli alti tronchi muschiati d'argento, pure il tempo diventa irreale e ti sembra di vivere in un mondo metafisico come dentro un sogno: non ha più peso il tuo corpo, non è faticoso il passo e cammini vagando da pensiero a pensiero.
In un infinito tra gli alberi innevati anche le cose della vita appaiono più chiare". (*)



Il sentiero prosegue a zig-zag tra gli abeti e i larici che hanno sostituito la faggeta. Si cammina sulla cresta di Pontarina che sprofonda a nord verso la Valle di Sella.
E' un paesaggio alle volte surreale e fiabesco dove il silenzio più assoluto è rotto solamente dal rumore dei nostri passi sulla neve lungo la traccia lasciata nei giorni precedenti da qualche ciaspolatore.
Usciamo dal bosco ed arriviamo a Cima Laste. Siamo a quota 1.888 e mentre la luna, crescente, ci segue a est il panorama ci induce ad una sosta.
Davanti a noi in primo piano Cima Larici seguita dalla ripida costa ovest del Portule, Cima Undici e Dodici.


" Con il crescere della luce del giorno anche la foresta prende splendore dal sole; nelle ore
meridiane la neve si scioglie dai rami a piccole gocce che via via si allungano come pendagli.
Ai piedi delle conifere si adagiano le squame degli strobili rosicchiati dagli scoiattoli." (*)




La metafisica del mondo si svolge, come in un sogno, quando, dopo aver seguito le impronte di una lepre lungo la discesa prativa che ci porta alla Bocchetta Larici, dai pascoli si passa al bosco rado di Costa Larici.
Bianco abbacinante, cumuli di neve soffice.
Davanti a noi, in lontananza, il regno magico dei racconti di caccia di Mario Rigoni Stern.
Ora comincia il tratto più impegnativo quello che ci porta in vetta: si sprofonda, ma non abbiamo volutamente portato con noi le "ciaspe" proprio per provare sentirci più vicini alla realtà e al mondo dei racconti di Rigoni Stern.



" Il freddo di gennaio ha riunito in cristalli i fiocchi di neve. Luci e ombre rivelano il cuore dell'inverno; le nuvole tirate dal vento lo spazio del cielo.

Ora, con il terreno coperto da tanta neve, gli alberi appaiono dritti, solenni e vivi perdendosi nella profondità del cielo come silenziosa preghiera." (*)




Siamo in difficoltà.
Le vecchie tracce che abbiamo seguito fino alla Bocchetta Larici si sono fermate dove il 209 incrocia l' 825.
E la neve è decisamente troppa così che ad ogni passo sprofondiamo fin sopra al ginocchio.
A metà della salita decidiamo allora di provare una traversata per tentare di riprendere il sentiero della direttissima che sale per l'ex impianto di risalita lungo la dorsale sud-ovest.
La fatica si fa sentire mettendo a dura prova la nostra volontà di proseguire questa esperienza. Dobbiamo continuamente fare delle soste e darci il cambio per aprire la nuova traccia.

E per un momento penso a mio nonno e a tutti quegli alpini abbarbicati sulle nostre montagne nel duro inverno del 1916, con 30 gradi sottozero, dove il cibo caldo e i vettovagliamenti arrivavano, quando erano fortunati, ogni due giorni, e dove sono stati più i morti dovuti alle slavine e alla neve che alle pallottole.

Finalmente arriviamo in vetta e la fatica lascia subito il posto alla gioia e al pianto che il panorama ci offre alla vista. Colgo in uno scatto la prospettiva ad ovest che è sempre rimasta lungo tutto il percorso alle nostre spalle e così riesco a fissare nell' immagine il regno fatato del gruppo del Brenta.


" E' profondo il silenzio della neve; quando cade, anche la notte diventa più silenziosa e dolcissimo il sonno. E' pure diversa la luce." (*)




(*) testo liberamente tratto da " Stagioni", " L'anno della vittoria" e " Le stagioni di Giacomo" di Mario Rigoni Stern

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Una splendida giornata invernale, piena di neve, sole, cieli...
E così partire, ai margini dei boschi, risalendo pendii accecanti, percorrendo creste panoramiche, fin sulla meta...

Magari accompagnati dalle parole di Rigoni Stern che ancora echeggiano nella memoria.

Che bel foto racconto !

Un abbraccio
giorgio

Anonimo ha detto...

Una nota dolente, Mario. Negli ultimi tg dell'anno si fanno, fra tanti altri, anche elenchi dei personaggi celebri, e più noti, che sono deceduti nell'anno che va a morire anch'esso.
M'è capitato di assistere ad una di queste "commemorazioni", a fine anno. Si erano dimenticati del nostro grande e caro Mario Rigoni Stern...

A proposito di neve...come dimenticare i racconti che di essa ha composto proprio Mario ?...di quelle uscite di casa ancora a notta fonda, dell'attesa del compagno d'uscita, della partenza, dello scricchiolare della neve gelata sotto gli sci di legno (o degli sci di legno sulla neve gelata ?), dell'osservazione delle orme lasciate dai vari abitanti del bosco ?...

La neve è già magica di suo. Quella "positiva" di Mario è addirittura l'incanto dell'accesso al...Paradiso, forse.

Lo immagino lassù, a scivolare per pascoli, campi e foreste andando a "raccogliere" gli affezionati suoi lettori che via via lo vanno e lo andranno a raggiungere...

Mi rivolgo ora a te, giovane Mario. I latini dicevano...NOMEN OMEN ...riflettici...

Un abbraccio
giorgio

mario ha detto...

Ho incontrato Mario Rigoni Stern forse un pò tardi, ma certamente l'incontro è stato di quelli che lasciano un segno profondo e "per sempre".

E forse per questo, caro Giorgio, mi piace sempre di più percorrere quei sentieri che sono poi divenuti le tracce di molti suoi racconti ambientati nel suo Altopiano, nelle sue "terre alte".

E in queste escursioni ho spesso l'impressione che lui sia lì ad aspettarmi, .... a "raccogliermi".

E' forse questo "il presagio" e "il destino" che porto nel mio nome?