giovedì 4 giugno 2009

Itinerari in bicicletta tra mare e laguna: l'isola di S. Erasmo

Al terminal di Cavallino-Treporti prendo la motonave ACTV della linea 13 con direzione Sant'Erasmo. Il vaporetto si riempie subito di isolani indaffarati e pieni di borse della spesa.
Tra le isole della laguna nord di Venezia c'è sempre un viavai continuo di persone che si spostano da un'isola all'altra senza mai approdare a Venezia.
Vivono in un mondo totalmente lagunare, a pochi chilometri in linea d'aria da Mestre, ma è come se vivessero in un arcipelago in mezzo al mare, pienamente a loro agio in questi microcosmi anche linguistici e comportamentali.
Il battello procede "divagando", facendomi percepire come un inganno l'apparente piatta uniformità dell'acqua lagunare.
Passiamo a poca distanza da pescatori di capelonghe che camminano tranquillamente sulle acque approfittando di questi due giorni continui di bassa marea per pescare questo mollusco tra le velme.
(Le velme sono terreni sabbiosi e fangosi che emergono unicamente con la bassa marea.)

Oltre le mura di contenimento osservo spuntare tra le robinie, i sambuchi e i rovi alcune sagome di pioppi bianchi e neri, olmi e in mezzo a questo verde di tonalità e sfumature diverse qualche macchia gialla di ginestre ancora in fiore, o le infiorescenze a grappolo del gelsomino J. polyanthum bianche e profumatissime.

Unica presenza umana apparente: l'osteria dell'imbarcadero......
A ogni approdo, come ad ogni stazione di questa via crucis lagunare, un'osteria sgangherata mi attende, e sembra sempre la stessa; stesso bancone lungo con in bellavista ogni sorta di stuzzichini veneziani detti "cicheti", stessa ampia pergola, stessi tavolini arruginiti all'aperto, fantasma di uno scenario grottesco di una delle infinite periferie del mondo.
Siamo forse in Slovenia o nella Bosnia di Kusturica, o in qualche altra piana danubiana, oppure in un angolo sperduto dell'Indonesia, o ancora in un'isola remota del Pacifico ?
Lo scrittore veneziano Corto Maltese non ha mai avuto bisogno di spostarsi dalla laguna per sognare i suoi personaggi e immaginare gli ambienti fantastici in cui inserire i protagonisti dei suoi racconti.
Queste Osterie fungono ancora da stazioni di posta per le barche di passaggio.
Arrivano in barca, accostano al pontile, scendono a comprare le sigarette oppure a farsi un "cicheto" al banco scambiando un paio di battute al volo e poi ripartono.
Oppure si fermano a barattare il pesce appena pescato con un mazzo di asparagi o di carciofi recitando ancora una volta lo stesso copione millenario.

Da secoli ormai, in laguna di Venezia in particolare a Sant'Erasmo, Lio Piccolo, Malamocco, si producono carciofi di grande qualità, che a dispetto delle mode del mercato globale, riescono a conservare antichi sapori.
Questa tradizione permane soprattutto a Sant'Erasmo, i cui terreni, consentono la coltivazione di verdure saporite tra le quali il carciofo violetto che ha preso il nome proprio da quest'isola.
Tenero, carnoso, poco spinoso e di forma allungata, il carciofo di Sant'Erasmo ha le brattee color violetto cupo, che racchiudono un cuore dal gusto inconfondibile.


L'isola, pur essendo una delle più estese isole della laguna di Venezia, è scarsamente abitata e proprio per questa sua poca vitalità è luogo di silenzi, di atmosfere rarefatte, quasi sospese nel tempo.
Una laguna dove il silenzio è sovrano e forte è l'odore salmastro ed arso delle tamerici frammisto a quello che il vento di mare porta con se.

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