martedì 16 giugno 2009

La montagna e le sue stagioni

Sono rimasti davvero pochi, come mi diceva Giorgio, quelli che riescono a raccontare la montagna come vorremmo.

Dopo che anche Mario Rigoni Stern ci ha lasciati ci restano ben pochi scrittori che abbiano il coraggio di soffermarsi sugli aspetti meno muscolari di una scalata per farci scoprire qualcosa di diverso da un risultato, da una performance, dall'apertura di una nuova via.
In questo momento forse solamente Mauro Corona e Mario Martinelli riescono a trasmetterci con i loro racconti quelle emozioni e a farci scoprire gli aspetti meno folcloristici e idilliaci del vivere nelle Terre Alte.

Camminare su un sentiero ascoltando le voci del bosco fino a quelle fievoli della natura in alta quota è la cosa più anacronistica che al giorno d'oggi puoi proporre alle persone.
Camminare senza un obiettivo, senza una cima da raggiungere, un vaio da superare, senza nulla di tecnico (picozza, ramponi, corde, moschettoni, dissipatori.....) è un gesto che cozza duramente contro la modernità, un residuo del passato, un segno di vecchiaia.

Perché oggi la montagna è diventata prestazione,
perché oggi ha voce solamente chi può vantare un risultato.

Ma camminare in montagna senza una meta, senza un obiettivo, senza la necessità di una performance è al contrario un modo per mettere a nudo la nostra anima e il nostro io più profondo e segreto.
Camminare è meditare.
Il ripetersi di un passo dopo l’altro è come recitare un mantra. Camminare aiuta a rilassare la mente, a lasciar scivolare i problemi che ci affliggono senza trattenerli, a far entrare nuovi pensieri e nuove idee positive.
Camminare allora diventa un modo per ritrovare se stessi.

Camminare è riappropriarsi del tempo.
Camminare è ascoltare il cambiamento che le stagioni provocano nel paesaggio che ti avvolge.
Camminare salendo piano e fermarsi, solo qualche secondo, ad ascoltare il silenzio del nulla.
E poi, piano, ricominciare a muoversi.
Fermarsi di nuovo a pensare, parlarsi e rispondersi, ritrovandosi.
Tutto senza fretta, assolutamente senza uno scopo, nemmeno quello di arrivare.
Lentamente e dolcemente.
Camminare dentro.
Ed è bellissimo.

3 commenti:

Silenzi d'Alpe ha detto...

Insomma ... il wanderung dei romatici tedeschi !!!

ciao

mario ha detto...

proprio così Andrea,
ed io mi sento un "bergvagadunben" (spero che sia corretto) come mi chiamano gli amici altoatesini.


Come vedi anche dalle mie foto e come meglio sai fare tu nel tuo Blog " Il bosco è libero...scomparsa è la neve".

con simpatia

mario

Silenzi d'Alpe ha detto...

Ciao Mario, ancora io. Se sei un Bergvagabunden allora conosci la canzone omonima tirolese ? Qui trovi un link su Youtube, se ti vuoi divertire con Jodel e dintorni.

http://www.youtube.com/watch?v=4uoqHYEBT7Y

ciao e come si dice da queste parti

Schöne Grüße von der Seiseralm! !

Andrea