martedì 7 luglio 2009

Nel Lagorai waiting for the evening


Appena mi incammino sui prati che circondano la malga dove ho lasciato l’auto percepisco nell’aria la freschezza del mattino, mentre un silenzio dolce scende dalle cime frantumandosi e spandendosi fra le scure macchie delle baite arroccate alla vertigine degli occhi.

La musica dei faggi e dei larici portata dal vento, vaga tra il profumo dell’erba al suo risveglio…
Quante volte ho percorso questo sentiero,
diverso solo nello spirito del tempo che fugge.

Rallento il passo.

Cammino e ascolto le piccole melodie del bosco che si mescolano allo stropicciare dei miei passi e al suono dell’acqua che corre in conche colorate di verde smeraldo interrotto solamente da pennellate di rododendri rosso porpora.


Ecco i contrafforti del Montalon, al di sopra di Malga Valsorda, come mani protese all'orizzonte quasi a scacciarne le nubi.


E poi ancora la salita per una fatica che sembra non finire mai.
Solo quando arrivo alla croce della vetta avverto i miei occhi appagati da un paesaggio che esprime eterna potenza e che mi restituisce un lieve sorriso di felicità.


I muscoli mi dolgono ma la gioia che sento nel cuore lenisce ogni ferita, anche e soprattutto quelle del cuore.


C’è un margine di luce che avvolge il profilo scuro di cima D'Asta spaziando fra guglie e pietrosi canaloni dove la neve addolcisce le asperità del terreno oltre la misura del tempo e lasciando sensazioni di antiche libertà ritrovate.

Al margine del bosco, sul sentiero del ritorno un capitello votivo chiede l’attimo di una preghiera mentre il sole veste di porpora dirupi e crinali e quelle baite lontane oramai perse agli occhi.


I suoni, le melodie e i colori della montagna e del bosco si smorzano nelle ultime luci del giorno,
raccogliendosi anche loro nella preghiera della sera.

Resto ancora ad ascoltare il nulla e a chiedermi se il mio domani sarà roseo come le ali di questo cielo all'imbrunire.
....ed è in questi attimi in cui il tempo sembra sospeso che avverto la presenza di persone care al mio fianco la cui voce oramai resta solo un ricordo

Riprendo il cammino fra respiri di resina,
mentre morbide ombre lievi franano sui passi del ritorno e nell'aria corre la voce di una campana che inginocchia l'anima.

Questa è l'ora a me più cara, prima che il cielo sposi la terra nel buio abbraccio che annulla le distanze.
Ormai è sera.
Fra scure pareti Cima d'Asta si staglia sull'acqua del lago
porgendomi la sua mano dorata di sogni.

Torna la voce del silenzio a chiudere un altro giorno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho percorso quei sentieri tortuosi della mente, quei viottoli sospesi su strapiombi, ho penetrato caverne umide e scure abitate solo da ombre e dal sordo tonfo delle gocce… in quei luoghi senza tempo fatti solo di muscoli ossa e pelle ho cercato la mia anima
Ho seguito quelle vie che portano al cuore intrise di pianto. Ho bevuto le mie tonde lacrime fino a non poterne più di quel salato ogni volta diverso. Ho toccato il fondo del mio cuore e ne ho tragugiata l’arsura.
E alla fine sono approdata e l’ho trovata: la mia anima.
L’ho sentita pulsare e l’ho vista lottare fino allo stremo soffocata da emozioni antiche e devastanti e poi dormire stremata avvolta in una coperta di brezza.
Lamentarsi nella morsa del sonno, preda inerme di sussulti della carne e di flutti impazziti del sangue
Rialzarsi nel fresco della notte e riempirsi del verde buio della rugiada… e con passo calmo attraversare la radura e andare incontro ai lidi…

marta