domenica 30 agosto 2009

Cima di Cece con Giorgio


Ogni volta che devo salire qualche cima c’è un momento in cui penso a ciò che la montagna rappresenta.
Quando mi sveglio, nell’attimo brevissimo in cui gli occhi si aprono, e la prima cosa che intendono guardare è il tempo.

Così sabato mattina, appena la sveglia ha iniziato a suonare, ho aperto gli occhi e mi sono precipitato al computer per controllare le ultime previsioni del tempo.


Rispetto alla sera precedente erano migliorate e così il mio cuore si è fatto più lieve come se, gli fosse stato tolto un peso che già da qualche giorno lo affliggeva.
Subito dopo c’è stato un tempo brevissimo in cui la consapevolezza della fatica che andavamo ad affrontare è rimasta in bilico nella mia mente. Tanto è bastato per addensare nuovamente qualche nube di preoccupazione.
Di solito mi capita più spesso d'inverno quando la levata è più legnosa per il freddo intenso.
Ma poi alla fine si parte, sempre, con un pieno di energia.


Alle ore 9.00, come comvenuto, ci siamo ritrovati al parcheggio di malga Valmaggiore saliti da Predazzo.
Dopo i soliti convenevoli siamo così partiti dalla malga imboccando il sentiero cai n. 335 con un pò di trepidazione per un meteo ancora instabile, ma anche con la forza ed il coraggio infusi nel cuore di ciascuno dal significato particolare che questa escursione aveva per noi tutti.
La preoccupazione si è quasi del tutto dissolta dopo i primi passi marcati anche da un chiacchiericcio quasi da mercato settimanale.

Poi quando la salita ha cominciato a farsi sentire è arrivata la concentrazione e il silenzio, e con essa anche un momento grandissimo di libertà mentale.

A volte, come faceva Giorgio, preferisco salire da solo, perché le abitudini di camminata sono diverse ed a volte i tempi ed anche i caratteri - in montagna - vanno poco d'accordo. Anche se non siamo mai soli quando camminiamo in montagna. Si va su sempre con uno zaino fisico sulla schiena ed una croce spirituale fatta di ricordi, amori e pensieri che non sono mai gli stessi.


Come giustamente scriveva Carlo qui:
" Salire da soli non è mai salire soli se si hanno volti da sorridere in silenzio , se il vento discreto di mezzacosta alita sul vetro opaco dei ricordi e gioca nelle orecchie parole da stendere come unguenti magici su ferite mai chiuse , su risposte mai pronunciate , su discorsi mai conclusi , su sogni mai rinunciati ".




Lungo il sentiero che si inerpicava sulla costa pietrosa, nel semplice gesto del camminare, abbiamo cominciato a dialogare con noi stessi, a distillare piccoli pensieri, semplici e profondi, come prima di addormentarci, o come nell'immediato risveglio.
In quei momenti di libertà assoluta il silenzio è sembrato quasi d'obbligo.
Chi va in montagna sa che non esiste quasi la dimensione del parlato.
La montagna fa solo figli silenziosi.
E questo Giorgio amava ripeterlo e ricordarlo spesso nelle sue “scalate”.


Forse è soltanto una questione di sensibilità montana, ma parlare e camminare sono due azioni quasi inconciliabili. Si parla quando ci si ferma un poco, durante le soste, oppure quando si è a valle e la montagna diviene piccola dietro di noi, così che abbiamo l’impressione che non oda le nostre chiacchiere.
Credo che nell’ascesa a Cima di Cece ognuno di noi sia stato capace di entrare davvero all'interno di questa sensibilità.
O meglio di quel concetto di altezza dove siamo portati a salire quando andiamo in montagna.

Certo non possiamo essere tutti Maestri, Messner o Simone Moro, alpinisti ai quali è stato regalato un dono irripetibile.
Per noi gente comune, a cui la montagna piace ma senza quel senso di vita o di morte che sta addosso agli alpinisti con la A maiuscola, ogni salita possiede una singolare dimensione spirituale.
Ed è proprio per questo motivo che a Giorgio piaceva andare in montagna.
Per avere un momento in cui fare un bagno assoluto di spiritualità dentro se stesso in completa solitudine.


Anche noi, dopo aver condiviso assieme la fatica della salita, siamo arrivati lassù in solitudine, dove, da mesi, avevamo un appuntamento con Lui.

Lo abbiamo salutato così e non c’è foto che possa documentarlo, perché le macchine fotografiche hanno taciuto in quel momento.
Ci siamo stretti immobili....
le voci, il rumore sulle pietre, ogni suono è cessato ......
Il silenzio ci ha avvolti ...............

                                                           
Ecco, il Signore passò.
Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento.
Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto.

Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco.

Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero.......

(1Re 19,11-13)

....... poi solo un vento leggero



le foto sono di G. Azzimondi


8 commenti:

Anonimo ha detto...

Mario,

tu sei stato la grande Guida di questa giornata indimenticabile.

Tu sei l'erede di Giorgio.

Maria

Anonimo ha detto...

Sono dolci parole e pensieri che ci regali .....
sò che forse avresti preferito salire più
"in intimità"...

ma "camminare " è anche condividere....

e il non aver "camminato" con te sabato mi lascia un poco più "povero".

un grande e commosso abbraccio

Aldo

Anonimo ha detto...

Aldo,

anche a te un grande e commosso abbraccio, da parte mia.

Sapevo che eri con noi.

Maria

Anonimo ha detto...

Che bella ascesa.. mi avevano accennato di questo ritrovo e così, dopo aver letto le tue impressioni, dispiace quasi il non averle vissute in prima persona.
So che, anche salendo in solitaria, le persone a noi care sono con noi e ci "accompagnano" ...
Aly

Remi ha detto...

Ciao Mario.
Avete scelto il modo migliore per ricordare Giorgio. Mi piace pensarLo accanto a Voi per tutta la lunga e dura salita e sono convito che era realmente assieme a Voi.

Remigio

mario ha detto...

Maria:
la tua è una lusinga che mi piacerebbe tanto fosse reale perché sarebbe per me il miglior complimento.

mario ha detto...

Aldo:

è vero, però sabato mi è andato bene così, non sarei mai salita da solo, Giorgio, non è stato mai solo mio (amico).

mario ha detto...

Remigio:

sapessi quanto piacere mi fa leggerti in questo luogo virtuale che è non è solamente mio, ma ha appartenuto ed appartiene ancora in parte anche a Giorgio.

Negli ultimi mesi, in questo spazio, ci siamo raccontati tante cose, e ora i suoi commenti li custodisco gelosamente qui, e nel mio cuore, come il più bel regalo di cui Lui mi ha fatto dono.

Il prossimo anno aspetto anche te all'appuntamento con Giorgio e il Col Ombert.

mario