sabato 20 febbraio 2010

La vita non è sogno

La luna rossa, il vento, il tuo colore
di donna del Nord, la distesa di neve...
Il mio cuore è ormai su queste praterie,
in queste acque annuvolate dalle nebbie.
Dicevi: morte, silenzio, solitudine; come amore, vita.

Parole delle nostre provvisorie immagini.

S. Quasimodo


L’essere smarriti nel deserto del cuore e tutta l’agitazione e l’ansietà che ciò produce sono ciò che nella tradizione buddista viene chiamato samsara:  una sorta di perpetuo vagare, come in un sogno, in un ripetersi di cicli di insoddisfazione o disagio.
Tutto questo, però, non rimanda a uno scenario di disperazione o di impotenza nel senso che ci sono ancora possibilità di gioia, di felicità o di libertà. Il problema è che spesso siamo noi, per lo più inconsciamente, i nostri stessi carcerieri, noi che facciamo girare questa ruota di insoddisfazione soltanto finché non troviamo un modo o una via per uscire fuori dal deserto.


Per analogia come non ricordare allora quando  abbiamo deciso di fare una escursione con le ciaspe in una zona ancora sconosciuta e magari di sera per osservare un tramonto.
Il territorio non ci era ancora familiare perché eravamo saliti in quella montagna solamente in estate e mai in inverno con la neve che nasconde sentieri e segnali.
Così, mentre in solitaria ci addentravamo nel bosco e salivamo per quel sentiero non ancora battuto lentamente cominciavamo a renderci conto di quello che avevamo fatto; ci stavamo allontanando sempre di più dalla sicurezza del mondo abitato, per entrare in un mondo di imprevisti o di pericoli.
Ad un certo punto la luce della sera ha  iniziato a sfumare i contorni delle cose e del paesaggio inducendoci nell'idea di non sapere più esattamente dove ci trovavamo.


Quel sentirci smarriti ha iniziato a portare con sé sentimenti di insicurezza e vulnerabilità; forse sentivamo dei rumori nel bosco e immediatamente li interpretavamo come indicativi di un pericolo o di una minaccia.
Così abbiamo iniziato a sentire il peso della nostra solitudine in un mondo che ci appariva sempre più ostile e in quella paura ci siamo biasimiati per aver abbandonato così facilmente le sicurezze e le certezze per qualcosa di sconosciuto.
Nel momento in cui ci siamo sentiti smarriti quella montagna, che stavamo salendo, è diventata allora un nemico, qualcosa di cui avere paura.


E spesso quando siamo assaliti da quella paura cadiamo preda del panico; il cuore inizia a battere sempre più veloce ed il respiro diviene superficiale e leggero, le forze sembrano abbandonarci e la mente diviene preda di mille pensieri e paure fino a quando non cadiamo nella trappola della frenesia di ritornare di corsa al punto di partenza dove ci aspettano certezze e sicurezze.

Ora, cosa accadrebbe se invece, cercassimo di non lasciarci prendere dal panico e fossimo capaci di rimanere fermi e di lasciare che la montagna ci parli?
Forse potremmo vedere le deboli tracce di un sentiero nei pressi della malga che abbiamo appena abbandonato.
Potremmo renderci conto del modo in cui la luce delle stelle può farci da guida, oppure potrebbe anche accaderci di vedere che su quell’albero, vicino a noi, c’è un segno che ci indica la strada del ritorno.


Nel momento in cui ci sentiamo nuovamente sicuri la montagna non è più un nemico e, invece della paura, c’è un senso di fiducia e di sicurezza, così che torniamo ad amare ed a godere quel luogo.
Sentiamo gli stessi rumori che abbiamo sentito prima, ma essi non sono più qualcosa di temibile. Sono semplicemente i rumori di un piccolo animale nel bosco; diamo loro il benvenuto e in quel momento il bosco e la montagna davanti a noi si trasformano.
Così accade che salire una montagna presuppone la presa di coscienza di un'altra scalata; quella della propria vita, della conoscenza di se stessi, dei propri limiti, delle proprie paure che non appartengono alla montagna ma trovano radice dentro di noi. Quella montagna interiore che, coscienti o meno, giorno dopo giorno siamo invitati a scalare

1 commento:

Anonimo ha detto...

Concordo tutto, come sempre descrivi i particolari con quel certo non so che..
La montagna paragonata alla vita, quella scalata.. quelle paure..
..è come succede con quel sentimento che chiamiamo amore, che a volte ci può far paura perchè non sai dove ti sta portando..

Aly