martedì 28 settembre 2010

Il peso della farfalla

“Il peso della farfalla” di Erri De Luca è a metà fra una favola ed una riflessione esistenziale.
Potremmo definirla una favola per adulti in due racconti.

Nel primo racconto i protagonisti sono due: un grande camoscio, re del branco, talmente grande che gli altri camosci non tentano neppure di sfidarlo, e un vecchio cacciatore, un uomo solitario, cresciuto in montagna, tanto schivo alla città e alla civiltà quanto profondo conoscitore di ogni angolo di quella montagna.
Si conoscono da tempo il camoscio ed il cacciatore: da giovani il secondo uccise la madre del primo: l’odore di quel cacciatore e dell’olio usato per lubrificare l’arma è rimasto impresso nelle narici del camoscio fino alla vecchiaia.
Ed ogni volta che il cacciatore sale la montagna per predare il branco, il camoscio lo sente e lo sfida.
E’ strano il camoscio: non vive col branco. Lo controlla, gli sta vicino, ma si presenta a loro solo nella stagione degli amori. Il resto dell’anno vive per conto suo, proprio come il cacciatore che vive solitario in una casetta ai margini del bosco. Quest'ultimo caccia per vivere e fornire di carne ristoranti ed alberghi avendo la sensazione di essere comunque un predatore, un “ladro di bestiame” nei confronti di Colui a cui tutto appartiene. E sa che dovrà pagare, alla fine, tutti i suoi “furti”.

Nel secondo racconto, decisamente più breve, De Luca ribadisce l’elogio della solitudine che è il leitmotiv di tutto il volume.
Siamo nelle Dolomiti ai piedi delle Tofane nel parco naturale di Fanes, dove Erri, almeno una volta all’anno, va a visitare un cirmolo (pino cembro) nato da un fulmine, che aveva spezzato l’albero precedente, che si protende sul vuoto della Valle in una posizione solitaria ma dominante.

“Il peso della farfalla” torna a ribadire l'amore dello scrittore per la montagna, per quelle cime che gli uomini un tempo destinavano alle divinità e che oggi, invece, sfidano con l'alpinismo estremo.


Forse ha ragione Melville quando dice che Colombo ha esaurito il romanzo della Terra.
A noi, quindi, restano solo le montagne: territori ostili dove costituiamo specie intrusa cui le forze della natura concedono un temporaneo lasciapassare, con i ghiacciai e le vette che hanno saputo mantenerci ospiti, scrollandosi di dosso noi e il nostro concetto di conquista.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao.. deve essere davvero un bel "racconto".. uno di quei libri da mettere in libreria..
Aly

Bruno ha detto...

Ho letto il libro "Il peso della farfalla"....bellissimo....consigliato....da conservare e rileggere di quando in quando. Sono un appassionato di montagna e dei libri di Erri de Luca, anche lui appassionato delle Dolomiti ampezzane. Trascorro le mie vacanze estive nella conca ampezzana e mi piacerebbe sapere dove è stata scattata la foto del cirmolo, il luogo dove poterlo ammirare. Conosco le Tofane ma non riconosco le montagne nello sfondo.

Saluti da Bruno - Forlì

brunoraineri46@gmail.com

mario ha detto...

Salve Bruno,
sinceramente faccio fatica a risponderti perché, al contrario di te conosco poco quella zona, ma penso che quelle che si vedono sullo sfondo non siano le Tofane bensì il Sasso delle Dieci del gruppo di Fanes.
Ma ti ripeto, posso anche sbagliare.