domenica 14 novembre 2010

A morte la minestra

È forse il piatto che abbiamo meno amato quando eravamo bambini, spesso costretti a mangiarla controvoglia.
Odiata da Leopardi, Palazzeschi e Mafalda, è stata a lungo simbolo di ricchezza e benessere.

Alzi la mano chi, bambino, non ha, almeno una volta, storto il naso di fronte ad un piatto di zuppa fumante! Senza arrivare agli eccessi di Mafalda che correva a lavarsi i denti se solo metteva in bocca un cucchiaio di minestra, ognuno di noi, fin da bambino, ha sempre preferito un bel piatto di pastasciutta, al posto della solita zuppa!
Mi ricordo che all'età di sei anni avevo già imparato ad odiare  profondamente la minestra.
Tutte le minestre, ... ma sopra tutte quella dei tortellini in brodo che sistematicamente ogni domenica faceva capolino sulla nostra tavola. E non era possibile saltare al secondo adducendo mille scuse. “Devi mangiare la minestra. Quando avrai mangiato almeno qualche cucchiaio di brodo”, che poi sistematicamente significava tutto il piatto. Erano queste le frasi ripetute da mia madre coronate da un “tutta” che finiva per esasperare la mia ribellione a quel piatto.

Come non ricordare che molta letteratura e pittura classica è intrisa di minestre e zuppe: restano impressi i dipinti di Pablo Picasso (La minestra e Le Gourmet nelle due foto a lato), mentre perfino Giacomo Leopardi disprezzava a tal punto la zuppa da dedicar loro l’ode “A morte la minestra”, in cui arrivava a scrivere: “Ora tu sei, Minestra, dei versi miei l’oggetto, e dirti abominevole mi porta gran diletto“.

Il cinema, per non essere da meno, ha dedicato a zuppe e minestre metri di pellicola.
Chi non ricorda la zuppa di porri turchina preparata da Bridget Jones per Mark?
O la zuppa di farro che il gladiatore Ridley Scott mangiava prima di entrare nell'arena del Colosseo per il combattimento?

Ma la minestra non sempre ha avuto questa accezione negativa. Nell’infanzia dei miei genitori era simbolo di ricchezza e lusso: permetteva, una volta tanto, di abbandonare la poenta e renga, o la poenta e latte o ancora la poenta e… poenta, per un piatto più ricco e "da signori".

Insomma, minestre e zuppe, da sempre, hanno riempito non solo i ricettari di cucina ma anche la letteratura e la storia.
Ma, nonostante tutti gli sforzi che noi adulti facciamo, minestre e zuppe rimarranno sempre il terrore dei bambini.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Alzo la mano pure io...
Mi ricordo che mio padre quand'ero piccola diceva questa frase..
"O mangi la ministra o giù dalla finestra..." in tono scherzoso, ovviamente...
Non mi ricordavo di questa frase.. grazie Mario per questo "ricordo".. Aly
ps: Ciao Babbo!!!

Anonimo ha detto...

Mmmmmh mi dispiace Mario, ma questa volta la mia e' una voce "contro"....

Ebbene si', sin da bambina ho sempre amato le zuppe e pure adesso.

Da piccola ricordo invece che spesso finivano di nascosto nella tasca del mio grembiulino dell'asilo i bocconi masticati e rimasticati che non andavano giu', di carne, che non ho mai amato.

Certo che..... per una bolognese.... leggere del "grande odio" riferito ad un piatto di TORTELLINI..... (mi sento profondamente offesa)(he he he)


Ciao Aly,
ti saluto con affetto e un pensiero per il tuo caro papa'

Maria