giovedì 31 marzo 2011

Intimità di stube

Ricordo........
Con l'ultima luce prima del tramonto abbandoniamo la pista principale per inoltrarci lungo il sentiero di raccordo che ci porterà in breve al maso di Villpederhof.  La neve attutisce i rumori e l'aria cristallina della sera trasforma ogni scorcio in un quadro, mentre il paesaggio completamente innevato ci trasmette una calma irreale che emoziona il cuore.

Appena entriamo le orecchie si scaldano immediatamente e finalmente ci liberiamo di sciarpe, berretti e guanti.
Ancora accecati dalla luce del sole riflessa dalla neve, cerchiamo di mettere a fuoco i tavoloni di legno nella vecchia stube.
Le pareti di legno trasmettono storia e calore mentre la luce dei lampadari che scendono da antichi soffitti in legno intarsiato illumina vecchi quadri di vita contadina, battute di caccia e scorci e panorami insospettabili della vallata e dell'alpe.
Un antico orologio e ghirlande di fiori secchi ed altre composizioni natalizie completano un arredamento che profuma di bosco e di montagna.

La vecchia stufa in muratura, tinteggiata di nuovo, vicino alle panche di legno emana un tepore intenso e piacevole, che accende le guance e scalda il cuore. Dalle finestrelle in legno si intravvedono solamente pini innevati e sullo fondo il Sass de Putia che si erge maestoso sull'intera valle di Luson.

Ho sempre pensato, fin da quando ho iniziato a frequentare questi luoghi, che non c'è posto al mondo che dia maggior senso di intimità, di piacere profondo allo stare assieme, che la vecchia stube di un maso altoatesino come questo.

martedì 29 marzo 2011

L'orso e la farfalla

C’era una volta un orso di nome Grandecuore.....
....un giorno in cui la nebbia era scesa sul bosco se ne andò, con il cuore che tratteneva fiero le lacrime, se ne andò senza sapere dove in cerca di tranquillità e di un mondo diverso.

A mano a mano che si allontanava si sentiva meglio come se potesse finalmente uscire da una prigione d’oro. Al tramonto si sedette su una roccia e si mangiò le squisite fragoline di bosco e i mirtilli, quando ad un tratto sentì dietro alle spalle un vocione che lo salutava, impaurito si girò e vide un vecchio Gufo ma appena poté fissarlo negli occhi si accorse che non era pericoloso.
Vecchiogufo gli chiese :” Non ti ho mai visto amico orso da dove vieni?”, rispose “ Dalla valle dei Cardi”.
Cominciarono così a parlare, a raccontarsi le loro avventure e Grandecuore sentì per la prima volta che non aveva più paura di un altro essere e si sentiva stranamente tranquillo.

I giorni passavano e conobbe la volpe, il cervo, il rospo e il ghiro si divertiva un sacco, spesso lo invitavano nelle loro tane a cena e cantavano insieme fino a notte fonda con la luna che li guardava sorpresa.
Grandecuore sentiva che avrebbe voluto anche lui una casa tutta sua come aveva sempre sognato.
Cosi si fece aiutare da Vecchiogufo e trovarono una magnifica grotta che dava su un immenso panorama in cui la valle si riposava tra la catena dei Sassi Dorati e quella del Ligustro, i colori erano incredibilmente belli e Grandecuore si innamorò di quel posto.
Ne fece una casa splendida con una pergola di frasche e l’uva selvatica che cresceva accanto, fiori e profumi invadevano l’olfatto di chiunque entrasse.
Per non parlare dei profumi e dei sapori che l’orso riusciva a creare cucinando per gli amici. I suoi amici, pensava, erano tutto per lui era finalmente felice, solo quando se ne andavano sentiva su di lui un velo di tristezza ma il ricordo delle loro risate e dei complimenti riempiva ogni vuoto.

Un giorno, forse attirata dagli intensi profumi dei fiori si posò davanti al suo antro una farfalla dai colori luminosi, si chiamava Luna e Grandecuore non potè non notarla tanto era bella e si muoveva delicatamente sui suoi fiori.
Per la prima volta sentì che quei fiori avevano un significato vitale per qualcuno e che nulla era successo per caso.

La farfalla lo guardò negli occhi azzurri e fuggenti e decise di fermarsi in quel posto.
Così passarono le stagioni allietati dalla presenza l’uno dell’altra a ridere, a rincorrersi, a prendersi in giro e a chiacchierare davanti alla luna nelle lunghe sere d’inverno.
Grandecuore aveva un solo rammarico che non poteva baciarla, stringerla o accarezzarla perché con le sue grosse zampe avrebbe potuto ucciderla, allora la copriva di profumi di nettari deliziosi con la delicatezza che si doveva ad una principessa.
Anche lei aveva lo stesso rammarico perché non poteva volare con lui tra i boschi e le montagne, sopra i ruscelli, fare le capovolte in aria e correre tra il vento.
Le sue ali piano piano stavano avvizzendo, Luna amava molto Grandecuore ma al contempo sentiva che tra loro c’era questo sottile dolore degli esseri dissimili.

Un giorno volò a cercare Vecchiogufo, che un po’ si intendeva di magia, per chiedergli un incantesimo: trasformarla in una piccola orsa. “Questo no è possibile!” sentenziò Vecchigufo “Il dio della montagna non si priva di una rara farfalla, i tuoi colori e le tue ali hanno un senso nella natura”.

La poverina tornò a casa sconsolata e al tramonto si posò lieve sulla spalla di Grandecuore cominciò a piangere in silenzio, le lacrime scendevano sul pelo dell’orso e penetravano fino al cuore grande e solitario, così anche dal cuore dell’orso salirono grosse lacrime che sgorgavano come ruscelli dalle sue dolci sorgenti azzurre.
Piansero così tanto che le lacrime li trasformarono in pietra e ancora oggi dopo tanti anni la vetta di quel monte assomiglia ad un orso con una piccola farfalla sulla spalla e sulle sue pendici tutto l’anno fioriscono migliaia di fiori dall’intenso profumo.

E.P.

* L’ORSO DELLA LUNA (2009) Acquerello e acrilico su carta 30x23 di Eliseo Oberti

lunedì 21 marzo 2011

Alba al Passo

La sveglia suona inesorabile alle 5 e 30 del mattino, ma l'aurora è così chiara che non si fa fatica ad alzarsi dal letto ed uscire dall'albergo per sentire l'aria fresca del mattino sotto un cielo trapuntato di stelle, preludio di una giornata limpida e tersa che presto arriverà.

Al Passo Brocon l’aria è meno fredda di come ci si aspetterebbe a questa altitudine e a quest’ora del mattino, ma invita a mettersi presto in cammino verso loc. Valarica dove c'è la casetta della forestale per l'inanellamento delle specie migratorie, mentre ad est un leggero chiarore annuncia l’alba.

Man mano che si avanza i contorni del paesaggio diventano sempre più nitidi, e il gruppo del Rava, colpito dai primi raggi del sole comincia ad assumere un colore rosato, mentre, davanti a noi la cresta sommitale del m. Coppolo risalta nella prima luce del mattino.

Il sentiero sembra un lunghissimo tappeto chiaro che risalta, nel chiaroscuro dell’alba, sul nero dei declivi erbosi che scendono a valle.

C’è qualcosa di incredibilmente piacevole nel camminare a quest'ora del mattino davanti allo spettacolo delle montagne in abito invernale.

Un contradditorio con la natura che si riverbera dentro ognuno di noi in un confronto con i propri ideali, le proprie scelte, la propria strada.
Camminiamo in silenzio quasi  a voler fonderci con quello assoluto che ci circonda o forse perché ognuno dentro di se percepisce di stare vivendo un momento straordinario.


E mentre finalmente il sole fa capolino sopra la cima del m. Pavione, il fresco entra fra le fessure delle barriere che opponiamo all’esterno, donando un brivido: corpo freddo, ma cuore caldo.

Un punto d’equilibrio, precario ma intenso.

martedì 15 marzo 2011

Io non ho bisogno di denaro


"Io non ho bisogno di denaro
ho bisogno di sentimenti
di parole
di parole scelte sapientemente
di fiori detti pensieri
di rose dette presenze
di sogni che abitino gli alberi
di canzoni che facciano danzare le statue
di stelle che mormorino
all'orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia
questa magia che brucia
la pesantezza delle parole
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi"
.

Alda Merini

sabato 12 marzo 2011

Passo Palù

Partiti dal parcheggio di Malga Valtrighetta (1.460 mt), percorrendo la forestale (370), si raggiunge in breve tempo gli ampi spazi prativi della Malga Bolenga e poi quelli in leggera pendenza della malga Cagnon di Sotto ( 1.730 mt).


Da qui, con un sentiero che si inoltra in un bosco rado di larice e abete rosso si raggiunge un ampio vallone morenico. In uscita dal bosco ci aspetta una ripida salita che senza sosta in poco meno di un'ora ci porta al Passo Palù o di Calamento (2.071 mt).


Il panorama è a dir poco mozzafiato con lo sguardo che spazia ad ovest dall'Alta valle dei Mocheni fino alle cime completamente imbiancate del gruppo del Brenta, mentre ad est si può seguire il profilo di buona parte delle cime più elevate del gruppo del Lagorai occidentale.


Da qui, aggirando ad ovet uno sperone roccioso ci si porta al Passo dei Garofani (2.150 mt, 15 minuti scarsi) e poi lungo un sentiero di cresta alla cima del Monte Slimber (2.204mt).

Fortunatamente la giornata è limpidissima, ma il pomeriggio è ancora corto e la luce radente del sole allunga già le ombre e la temperatura, in discesa, è resa ancor più rigida da un venticello in risalita dalla Val Calamento.


Torniamo a percorrere la forestale che ci condurrà, in circa mezz'ora, alla Malga Bolenga dove decidiamo per una breve sosta.
Il tempo di una tazza di infuso allo zenzero e poi di passo veloce discendiamo fino all'auto.



Una sosta più lunga presso la Baita Malga Baessa per una minestra d'orzo e una eccellente birra artigianale non filtrata è la degna conclusione di una giornata indimenticabile.