giovedì 5 maggio 2011

a Luserna per il Sentiero dell'Origine

 " ... mari e paludi coprirono, per lungo tratto di tempo, le nostre pianure, quando le montagne erano già libere dalle acque. Da questo fatto nasce naturale la conseguenza, che le montagne devono essere state abitate prima della pianura, e che lassù adunque si dovranno cercare le tracce dei nostri progenitori..."
Ottone Brentari


Premessa:
l'insediamento di Luserna si estende su un piccolo lembo di terra quasi pianeggiante situata sul bordo meridionale di una propaggine montuosa che divide fisicamente l’Altopiano di Lavarone da quello di Asiago. Il territorio, caratterizzato da terrazzamenti naturali, si protrae sulla sottostante Valle dell'Astico creando profonde valli e strapiombi con notevoli dislivelli.
Il primo documento in cui si parla dell'origine dei suoi abitanti risale circa al 1454: vi si afferma che un gruppo di contadini, provenienti da Lavarone, si stabilirono sul monte di Luserna come livellatari della Parrocchia di S. Maria di Brancafora (frazione di Pedemonte, ma a quel tempo nelle pertinenze di Lavarone), che risultava possedere molti territori, oltre che nella valle dell'Astico fino a Cogollo e Breganze, anche nel sovrastante altopiano di Levico e Caldonazzo.
Quanto all'autonomia sul piano religioso, Luserna rimase formalmente dipendente da S. Maria di Brancafora fino al 1934, anno in cui divenne parrocchia.
Luserna costituiva la comunità più lontana dalla parrocchiale, e vi erano circa novecento metri di dislivello da compiersi lungo un sentiero percorribile quasi solo a piedi e che scendeva lungo le pendici del Monte di Luserna e il Sasso della Croce denominato "sentiero dell'Origine" proprio per marcare la sua importanza di tipo religioso.
A testimonianza di questi rapporti religiosi che si sono mantenuti per quasi 500 anni tra altopiano e fondovalle, fino a una decina di anni fa, a metà del sentiero che scende da Luserna a Brancafora, all'Ara del Candido, si teneva annualmente una Messa a cui partecipavano sia gli abitanti di Pedemonte che di Luserna.

Itinerario:
Dopo aver parcheggiato a Scalzeri (446 mt), superato il ponte di Posta, seguiamo la tabella in legno che indica Luserna per sentiero CAI 601. Superiamo la cascata del Gorgo Santo che si slarga tra le rocce in uno specchio d'acqua verde e trasparente.

A lato del sentiero, un poderoso muro a secco sottolinea l'importanza che questa via di salita ha rappresentato per centinaia di anni.
 Dopo aver percorso un lungo tratto in bosco di latifoglie (carpino, frassino e roverella) usciamo su una balconata di roccia (840 mt) che ci permette una vista spettacolare verso la parte terminale della valle dell'Astico, Folgaria, la spianata del forte di Belvedere e in lontananza il Cornetto con a lato il Becco di Filadonna.

Il pendio che si risale è il versante sud-ovest del Monte di Luserna.
Dopo ogni tratto di ripida salita ci imbattiamo in ampie radure del bosco con al centro delle aree prative circondate da maestosi faggi: i montanari locali le chiamano "Are". Questi spiazzi in crinale erano minuscole superfici utilizzate un tempo sia per il pascolo degli animali che per la coltivazione di esigui orti dalle singole famiglie della valle, e i cui nomi identificavano nella toponomastica le singole "Are".

Abbiamo raggiunto quota 1.000 mt e, dopo una breve pausa, riprendiamo il cammino per la parte terminale del tracciato dove il sentiero si fa a tratti sassoso e i tornanti non cessano. Davanti a noi appaiono le prime terrazze dei vecchi orti di Luserna oggi abbandonate e invase da pruni, ginepri e cespugli di rosa canina.
Più si sale e più le terrazze aumentano a occupare ogni metro disponibile: lavoro meticoloso, pazienza di secoli, ragione e fonte di vita per centinaia di anni.

A quota 1.250 mt ci appare finalmente l'aguzzo campanile del paese, oramai siamo sulla strada asfaltata che ci porta in contrada Tezze dove abbiamo deciso per una sosta ristoratrice presso l'osteria tipica trentina del Lusernarhof.


Decidiamo di fare ritorno con un percorso ad anello lungo il sentiero CAI 605 che ci conduce a Belfiore un tempo abitato stabilmente da quelli che ora sono gli abitanti di Casotto. Anzi il vero paese, nei secoli passati stava lassù e non nella sottostante vallata dal momento che gli abitanti si sentivano più sicuri dalle continue invasioni barbariche e dai predoni. In basso i montanari tenevano solamente i fienili e i "casòti" (ricoveri per gli attrezzi) da cui il nome attuale del paese.

Questo è uno dei più interessanti e suggestivi sentieri della valle dell'Astico sia per l'arditezza del tracciato sia per il mutare continuo dei panorami e degli ambienti che si attraversano. Lungo e impegnativo dal punto di vista fisico attraversa alcune valli profondamente incise e arginate in alto da imponenti bancate calcaree che in periodi di piogge abbondanti originano spettacolari cascate a rendere ancora più aspro e affascinante l'ambiente.

Arrivati a Belfiore, abbiamo oltrepassato la chiesetta restaurata e stando sul margine esterno del prato imboccato un evidente sentierino, senza segnavia del CAI, che scende prima in Val Sperosa e poi in Val Grossa, che abbiamo rimontata con una paio di tornanti fino a portarci al maso Balin, recentemente ristrutturato, e poi con lunga e graduale discesa fino a Scalzeri dove avevamo parcheggiato l'auto.


Partenza: Scalzeri - loc. ponte Posta 446 mt
Arrivo: Luserna 1.330 mt
Segnavia: CAI 601, e ritorno 605 fino a Belfiore e poi per sentiero non segnato CAI

Tempo di percorrenza: ca. 6h
Dislivello: ca. 1.000 m

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