giovedì 1 settembre 2011

Crudità di edulis e carlina con scaglie di Vezzena

Il nome Carlina deriva da Carlo Magno che si racconta attribuì alla pianta il potere di curare la pestilenza.
In realtà appare più probabile una banale deformazione della parola carduncolos, diminutivo di cardo e il nome starebbe quindi, per piccolo cardo.
Acaulis perché priva del gambo.

Carlina acaulis è una pianta erbacea perenne che cresce nei pascoli magri calcarei della zona montana. Il gambo è breve o nullo mentre le foglie rigide e grandi sono lanceolate e pungenti, strisciano sul terreno a forma di rosetta. I capolini floreali si chiudono quando il tempo muta al peggio, per questo in alcune zone alpine viene anche volgarmente chiamata Carlina segnatempo.

I ricettacoli dei capolini, noti come “pane del cacciatore”, sono eduli, utilizzabili come i cuori dei carciofi tagliati a piccoli pezzi, oppure messi a cuocere con lo zucchero in poca acqua, fino ad ottenere una purea dolce-piccante, ottima da utilizzare come la mostarda.
Le radici invece, tagliate a rondelle e private della parte interna legnosa, possono essere utilizzate per fare canditi, una prelibatezza se coperti di cioccolato..


Anche se la raccolta, il trasporto e soprattutto la cura la rendono una pianta difficile da usare in cucina per me rappresenta una vera delizia soprattutto se consumata cruda assieme a qualche edulis trovato in alta quota.
Il tutto condito con una semplice vinagrette e spolverizzato con del Vezzena di Malga Biscotto.
Chiaramente accompagnato con un Cartizze Bisol, il miglior bianco al mondo.

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