mercoledì 25 aprile 2012

Valbrenta: Cismon Col dei Prai e la Val Goccia in solitaria

Un'escursione carica di storia lungo una mulattiera che porta da Cismon del Grappa al Col dei Prai con ritorno per la suggestiva Val Goccia.
Si sale attraverso un antico sentiero selciato (sembra risalga al XIV sec.) contemporaneo della più famosa Calà del Sasso.

Ma da queste parti si passava già da moltissimo tempo: dai cacciatori preistorici ai cavalieri longobardi, dei quali sono state rinvenute alcune vasche di sepoltura scavate sotto un riparo roccioso vicino al Col dei Prai.
Si potrà vedere anche un bellissimo capitello che è stato riparo per secoli ai viandanti, con la rappresentazione di San Bovo, il protettore degli animali.


In epoca più moderna la mulattiera fù testimone durante la Prima Guerra Mondiale dei rifornimenti che salivano in Val Goccia per il settore nord occidentale del fronte Austro–Ungarico sul Grappa.


Si può, una volta raggiunti i Capitelli, ammirare tutta la spettacolarità e l'arditezza della "Gusela" (una guglia rocciosa appuntita il cui termine dialettale significante ago) scolpita a ridosso di impressionanti pareti ed osservare l'immane lavoro di costruzione della secolare mulattiera ancora perfettamente funzionale dopo oltre 500 anni di storia.


Dalla piazzetta con fontana di Cismon (quota 200 mt), dove parcheggiamo l'auto, seguiamo verso est il sentiero n.20 che, oltrepassato un porticato, abbandona l’abitato per entrare nella Val Goccia e puntare verso un angusto canyon sovrastato da pareti di roccia quasi verticali. La vecchia mulattiera, sempre bellissima e con ottimo fondo, supera la parte più stretta della gola con tornanti ravvicinati e sbuca appena sotto la cima della guglia rocciosa appuntita denominata "Gusela".

Ora il sentiero è più aperto e in pochi minuti raggiungiamo un caratteristico capitello formato da due basi, situate ai lati opposti della mulattiera, unite da un tetto comune (mt 490, 50’). La costruzione, oltre che bella da vedere, presenta quattro nicchie, tre delle quali con affreschi dedicati a figure sacre. Risale a un periodo stimabile intorno ai secoli XVI e XVII e gli affreschi, anche se di pittore non identificato, sono stati dipinti da una “ottima mano”, come dice lo studioso Angelo Chemin.

Qui lasciamo il sentiero n.20 per seguire la bellissima mulattiera cai n.10 che ci conduce ad una tabella che indica la breve deviazione a sinistra per visitare le tombe. (“Lungo la Val Goccia, in loc. Covoli, presso la casara Costa, su due ripiani naturali della roccia, sono scavate nel calcare quattro tombe di forma rettangolare, appaiate due a due prive di materiale all’interno (probabilmente per spoglio), di possibile, ma non certa, epoca romana." Giuseppe Gerola, storico vicentino vissuto a cavallo dei secoli XIX e XX).
Le sepolture sono scavate nella roccia in un punto molto panoramico verso la parte sud del Canale di Brenta. Questa posizione testimonierebbe, secondo alcune fonti, l’importanza delle persone cui erano state destinate.

Al termine della visita alla piccola necropoli torniamo a salire sul sentiero principale per qualche decina di metri fino ad imboccare un’evidente traccia priva di numerazione che si stacca in piano sulla destra della mulattiera n.10.
In pochi minuti raggiungiamo Casoni Coli (mt 680, 1h e 30'), una località nascosta dalla vegetazione con un gruppo di vecchie abitazioni abbandonate fra i resti di miseri terrazzamenti.
Di particolare interesse sono la vicina sorgente, la “piazzetta” ancora ben pavimentata e bordata di lastre di roccia infisse verticalmente e alcune “spelonche” scavate ai lati del sentiero di avvicinamento al borgo.

Ritornati sul segnavia cai n.10, riprendiamo a salire all’interno di una faggeta e, lasciando sulla destra la deviazione per Casoni Nave, raggiungiamo la radura dove sorgono le Case Costa (mt 920, 2h e 25'h).
Un'iscrizione sopra la porta d'entrata riporta la data di costruzione: 1856.
Dopo qualche foto, salutiamo i proprietari i quali molto cordialmente si fermano a parlare un po' con noi raccontandoci la vita di stenti e di fatica che erano costretti a fare coloro che abitavano quassù al Col dei Prai. Così ci confermano come molte case  siano state abitate stabilmente fino agli anni '70.

Qui il panorama diventa ampio e verso nord è possibile distinguere chiaramente diverse Cime del gruppo del Lagorai,  mentre in lontananza si intravvedono le Pale di San Martino e in primo piano il Monte Coppolo.
Mentre in basso si vedono i due laghi artificiali del Corlo.

 Verso ovest abbiamo Enego con il Monte Lisser in primo piano e, in secondo piano, il Monte Fior, mentre a est spiccano le Vette Feltrine.
Da questa vera e propria “terrazza”, dopo un’adeguata pausa ristoratrice, riprendiamo il cammino seguendo verso est la stradina forestale in leggera salita.

 Dopo aver guadagnato quota (mt 1050, 3h 30’) ed aver oltrepassato alcuni gruppi di vecchie case in parte risistemate raggiungiamo, appena superata una curva a destra quasi a gomito, la deviazione per la Val Lavello con segnavia cai n 13.

Seguendo questa stretta e ripida mulattiera lastricata caliamo velocemente nella selvaggia e umida valle fino a confluire nella Val Goccia. La Val Lavello è molto umida a causa della scarsissima esposizione al sole. Se da una parte questo fatto rende affascinante il luogo per la presenza di massi ricoperti da muschio dal verde intenso, dall’altra rende la mulattiera lastricata su cui camminiamo a tratti scivolosa, e che richiede un minimo di attenzione.

Arriviamo in corrispondenza dell'incrocio con il sentiero cai n. 20 che proviene dal Finestron, e che costeggia un torrente che più in basso forma alcune suggestive cascate.
Adesso siamo sul sentiero lastricato n.20 col quale, dopo un breve tratto in galleria, passiamo sotto al doppio capitello, sfioriamo la “Gusela” e rientriamo a Cismon (5h e 15').

 
quota partenza: 200 mt
quota max: 1.050 mt
dislivello complessivo: 850 mt
distanza percorsa: 13 km
tempo in movimento: 5 h 
energia spesa: 1.450 Kcal
traccia GPS in verde

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Oggi ho ripetuto la tua escursione. Bellissima, ne sono rimasto entusiasta, anche se a dire il vero non molto facile sia in salita che in discesa. 800 m di dislivello in salita continua senza alcun tratto in piano e per di più scivoloso...
Comunque bello, bello.
Grazie della dritta
Remigio

mario ha detto...

scivoloso, direi molto scivoloso, difatti mi sono procurato anche una leggera distorsione alla caviglia sinistra scendendo per la Val Goccia.
Per mia fortuna c'era, a due passi, il torrentello con un'acqua fredda che ha sostituito egregiamente il ghiaccio che non avevo portato con me.
Anche secondo me è veramente un bel percorso, vario e interessante sia dal punto di vista storico che paesaggistico.