venerdì 11 maggio 2012

Fai bei sogni di M. Gramellini

Preferiamo ignorare la verità.
Per non soffrire. Per non guarire. 
Perchè altrimenti diventeremmo quello 
che abbiamo paura di essere: 
completamente vivi.

Così anche noi proviamo a dire la nostra verità: alla prima lettura ci si chiede se era davvero il caso di rendere pubblico un dolore così personale. Inoltre, soprattutto all'inizio, si ha l'impressione di essere davanti alla TV a guardare "Che Tempo Che Fa" di F. Fazio.
Poi, riprendendo in mano il libro a distanza di qualche giorno, si capisce che per M. Gramellini averlo messo nero su bianco, oltre a regalarci duecento pagine di altissima scrittura, è anche un modo per aiutare tutti coloro che lottano ancora contro il fantasma di Belfagor (così l'autore chiama le paure prodotte da un lutto, da una separazione).
Così, dopo aver terminato di leggerlo per la seconda volta, si capisce come per Gramellini sia stato liberatorio offrirsi agli altri per quello che lui è.
Il suo sfogo psicologico finisce in questo bel libro che commuove e nello stesso tempo aiuta a riflettere su quanto sia importante la figura di un genitore (o di una persona che ci ami o ci ha amato veramente), soprattutto quando non c’è più.


Ammisi con me stesso che la mamma se n'era andata per sempre 
e che nessuno mi avrebbe più amato, 
accettato e protetto con lei.
Il viso schiacciato contro il cuscino del sofà, 

piansi finalmente per la sua sorte. 
E per la mia.

"Fai bei sogni" è la storia di un segreto celato in una busta per quarant'anni. 
Una storia che segue un filo narrativo lineare e, come nella gran parte delle autobiografie, viene raccontata in prima persona seguendo un preciso ordine cronologico che parte dall'incipit: Massimo, bambino di nove anni, si sveglia orfano la mattina della vigilia di Capodanno.
Il lettore poi segue la su vita fase dopo fase e lo vede crescere anche se solo esteriormente, perché il cuore del protagonista è ormai ferito, grondante ancora di sangue e costantemente in cerca dell'affetto che solo una persona che ama può dare. Fino all'epilogo finale dove il protagonista diviene consapevole che nella vita bisogna appartenere  a qualcuno (sentirsi parte dell'altro) per essere veramente felici.


Non essere mai amati è una sofferenza grande,
però non la più grande.
La più grande è non essere amati più.

"Fai bei sogni" è dedicato a quelli che nella vita hanno perso un amore.
E rifiutandosi di accettare la realtà, finiscono per smarrire se stessi.
Come il protagonista di questo romanzo che cammina sulle punte dei piedi e a testa bassa perché il cielo lo spaventa, e anche la terra. Immergendosi nella sofferenza e superandola, Gramellini ci ricorda come sia sempre possibile buttarsi alle spalle la sfiducia per andare al di là dei nostri limiti. Una lotta incessante contro la solitudine, l'inadeguatezza e il senso di abbandono, raccontata con passione e delicata ironia. Il sofferto traguardo sarà la conquista dell'amore e di un'esistenza piena e autentica, che consentirà finalmente al protagonista di tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo.

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