domenica 17 giugno 2012

"La Valle dell'Orco" di Umberto Matino

La valle dell'Orco è un singolare caso di longseller.
Questo noir, ambientato fra contrade e boschi della Val Leogra, è stato pubblicato all'inizio del 2007 da una piccola casa editrice, la Foschi Editore di Forlì, e a distanza di cinque anni e dopo tre ristampe le copie vendute hanno superato quota 10 mila. E la valanga non accenna a fermarsi perché la trama avvincente, la misteriosa atmosfera che permea il romanzo e l'accurata ricerca storica continuano a conquistare nuovi lettori.
Gli addetti ai lavori parlano di longseller: se il bestseller è un libro che ottiene un grande successo commerciale in poco tempo, il longseller è l'opera che parte in sordina e, mese dopo mese, anno dopo anno, raggiunge un alto livello di vendite. Per La valle dell'Orco la chiave del successo è il passaparola. Chi ha letto il libro lo ha consigliato ad amici e parenti, che a loro volta lo hanno proposto ad altri lettori.

«Appeso alla tettoia che copriva la grande vasca, il corpo del dottore era perfettamente immobile, irrigidito dalla morte.» A dare la nota iniziale al racconto è il ritrovamento del cadavere del dottor Aldo Manfredini, apparentemente suicida.
Un medico quarantenne che aveva scelto di lasciare la sua casa di Padova e l'ospedale in cui lavorava per ritirarsi a Contrà Brunelli in Val Leogra, una contrada sperduta sui primi contrafforti della montagna vicentina, sempre in ombra per buona parte dell'anno a causa del monte Cengio che ne oscura la luce del sole e per questo chiamata "roversa", con strade impervie, senza servizi e negozi, senza radio e TV.

Il mondo che Manfredini scopre è fatto di paesaggi bucolici, di pace e di silenzi. Ma anche di filò accanto al fuoco, con singolari personaggi che abitano quelle valli, discendenti dai cimbri, silenziosi e coriacei come pietre. All'amico Carlo Zampieri lascia in eredità oltre la casa che lui aveva ricostruito in Contrà Brunelli anche l'impegno di scoprire il perché della sua morte.

Sistemando gli effetti personali del medico defunto, Carlo incappa in una lettera, nascosta a dovere assieme al diario in cui sono descritti gli ultimi mesi di vita di Aldo tra segreti svelati e morti misteriose.
Il diario viene presentato al lettore in forma integrale e costituisce l'aspetto più succoso e pregnante del libro. Vengono introdotti, in ordine di coinvolgimento nell'intreccio del racconto, i residenti della contrada, le cui caratteristiche individuali formano dinamiche di relazione con Aldo del tutto particolari ed inedite.

Tanto che alcuni personaggi si staccano dalla pagina scritta per imprimersi indelebilmente nella nostra memoria: così avviene per Piero Ongaro, poeta-contadino, declamatore di versi e amante di Lucrezio; così per l'umile e sfortunato Bortolo Sterchele; ma anche e soprattutto per Don Barba, al secolo Giovanni Barbarena, arguto parroco ultranovantenne confinato nella chiesetta di San Carlo ma ancora sensibile al vino ed ai piaceri della buona tavola; così ancora per Romilda Brunelli, figura di arcigna matriarca che ospita nel tepore della sua cucina la vita sociale di quel minuto gruppuscolo di montanari.

È qui, di fronte al focolare, con un bicchiere di vino tra le mani, che Aldo apprende di riti e tradizioni dimenticate, ascolta storie curiose di creature mostruose che le leggende popolari hanno tramandato da secoli, come gli orchi e le anguane, di misteriose e inquietanti filastrocche cimbre e di molte morti strane per essere considerate del tutto accidentali.

Nelle pagine del diario di Aldo sembra davvero di respirare la fresca brezza di montagna , di udire il rumore del bosco, di conversare in dialetto con i pochi abitanti di quelle contrade. Così che la lettura risulta fluida e soprattutto coinvolgente in quanto ci porta a sfiorare i sentieri arcaici e inquietanti della nostra storia e del soprannaturale che da sempre appartiene alle genti che per prime diedero un volto a queste valli.
La valle dell'Orco risulta alla fine un romanzo d'atmosfera che ha il respiro arcano delle nostre radici, delle origini della nostra gente, dell'anima dei nostri antenati con le loro superstizioni e le paure, le pratiche ancestrali,  e una vita fatta solo di dure fatiche e privazioni, di miseria e disperazione ma indissolubilmente legata alla terra che li ha visti nascere e crescere.

2 commenti:

elsa ha detto...

La valle dell'orco è un libro è bellissimo, ma altrettanto avvincente è "L'ultima anguana" pubblicato da Matino un anno fa e tuttora vivo e vegeto nelle vendite. L'autore è veramente, ma veramente bravo.

mario ha detto...

hai ragione Elsa, il secondo libro "L'ultima anguana" risulta più avvincente.
Ho quasi pronta la sua recensione.
poi però voglio un tuo parere.

ciao s.& c.