sabato 22 dicembre 2012

Rifugio e forte di cima Campolongo

La neve non è molta, ma, grazie al freddo di queste ultime settimane, quella già caduta dona al paesaggio dell'Altopiano una veste invernale e natalizia e permette di ciaspolare anche a quote intermedie.
La zona che da Campolongo arriva fino al Passo di Vezzena è un groviglio di stradine forestali, dislivelli contenuti, assenza di pericoli, e in cui la pace e la tranquillità dei boschi, permettono passeggiate facili, "slow" per usare un termine di moda, dove protagonisti assoluti sono il bosco ed i silenzi.
In inverno non serve andar lontani o in posti inaccessibili per godere delle meraviglie della natura. L' altopiano di Asiago e quello di Vezzena sono l'ideale per ciaspolate senza grandi dislivelli ma con estensioni degli itinerari quasi infiniti. Passi, lenti, occhi attenti ed allenati ad osservare, orecchio teso e soprattutto un lasciarsi andare senza tempo, gustando il cammino e l'ambiente circostante.

I boschi degli altipiani offrono generosi queste possibilità.
I mille chilometri di stradine e mulattiere, l'infinita serie di vallette, buse, radure, piccoli rilievi e luoghi che si assomigliano e la mancanza di precisi punti di riferimento evidenti, creano per i meno esperti qualche problema di orientamento, ma inducono a perdersi e vagare senza precise mete tanto le distanze sono grandi.
Un minimo di preparazione, conoscenza dell'orografia e una pianificazione attenta dell'escursione diventano allora indispensabili.

L'attacco del sentiero per il Forte di cima Campolongo, parte 200 mt. prima del parcheggio del Rifugio, sulla sinistra. Il sentiero era la vecchia mulattiera di collegamento fra la strada principale e il Forte, uno fra quelli tecnologicamente più avanzati e strategicamente meglio posizionati della linea difensiva italiana. (attraverso un finanziamento europeo è stato recentemente ristrutturato e ora fa parte dell' Ecomuseo della I° guerra mondiale).

Ovunque si rilevano le indicazioni bianco/rosse del CAI, oltre ad alcuni piccoli riquadri in legno con dipinta la colomba bianca simbolo europeo del “Sentiero della pace”. In breve, fra fitte abetaie e qualche macchia di faggi si giunge al bacino di raccolta-acque che era indispensabile per poter progettare e collocare una costruzione bellica in un'area a forte carsismo, com'è l'Altopiano.

Superato il bacino si arriva ad una piazzola di sosta con panche all'ombra, per ristorarsi giusto un attimo.
Pochi metri dopo il tornante si incontra quello che agli inizi del conflitto era l'alloggio ufficiali, una piccola e graziosa casamatta oggi ristrutturata ad uso privato.


Al tornante successivo si è in dirittura d'arrivo: ecco il piazzale antistante il forte con la galleria di accesso.
Un tunnel scavato nella roccia la cui illuminazione, dopo la recente ristrutturazione (2011) viene alimentata da un pannello solare.
Superata la galleria si arriva alla piazza d'armi su cui si affacciano le casematte del forte con le quattro cupole in acciaio.

Una volta entrati, si viene subito catturati dal tragico fascino del luogo;  fanno impressione anche lo spessore della roccia sovrastante e i dirupi che guardano la Valdastico.
I forti italiani sul territorio sono omogenei fra loro, tranne che per le dimensioni: il Campolongo è l'unico ad avere solo 4 postazioni, quindi è quello più ridotto.

Fa sorridere – tragicamente – lo stile architettonico impresso a tutte le strutture, la leziosità e la cura dei particolari in pietra e fossato, a ricordo dell'ultimo periodo in cui l'Italia ha costruito fortificazioni a scopo bellico...per combattere, in modo del tutto inadeguato, una guerra impossibile. Una guerra che l'Italia non avrebbe mai vinto se il nemico non si fosse trovato a combattere anche sul fronte orientale!

Il panorama dalle cupole è veramente impressionante aprendosi dalla sottostante pianura fino ai profili dei colli berici e dei colli euganei alle dolomiti del Brenta e ai ghiacciai dell'Adamello e della Presanella alle Alpi di confine.
 Dopo aver visitato il forte e assorbito così l'atmosfera di cui è da sempre impregnato, il ritorno è sempre silenzioso.

Si ha meno voglia di scherzare e di godere della vista dei boschi e dei pascoli ricoperti da uno strato di coltre bianca.......consapevoli che il futuro, lo indica il passato.
Per il ritorno decidiamo di scendere direttamente per il sentiero cai 810 che in modo veloce ed agevole in mezz'ora ci riporta difronte alla chiesetta di San Francesco nel parcheggio del rifugio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bella e facile escursione al forte di Capolongo. L'ho fatta l'anno scorso. Quest'anno purtroppo,non ho mai messo le ciaspe.
E' sempre un piacere leggerti, Mario!
A risentirci.
Remigio