mercoledì 28 novembre 2012

A cena con "l'Ultima Anguana"


Un tempo chi abitava la montagna sviluppava negli anni caratteristiche fisiche e psicologiche particolari. Temperature basse, unite ad un basso tenore di ossigeno, ed altre caratteristiche ambientali creavano quelle particolari condizioni che richiedevano alle persone che abitavano le terre alte di mobilitare tutte le risorse utili e disponibili per favorire la sopravvivenza. 

Al tempo stesso chi viveva in montagna doveva essere capace di fare praticamente di tutto e di vivere da solo (cioè di sopravvivere in isolamento almeno per alcuni mesi dell’anno). 
La capacità di abituarsi a reagire, secondo necessità, a condizioni ambientali sfavorevoli, di lavorare la pietra, il legno, di costruire ripari o trappole, di cacciare, come di trarre unicamente dalla terra le risorse fondamentali per il proprio sostentamento erano le caratteristiche peculiari di chi abitava la montagna. 

Ciascuno doveva disporre di tutte queste abilità e capacità, rendendole in qualche misura disponibili anche agli altri, per poter abitare in villaggi e contrade isolate dalla città e dai paesi di pianura. 
Per capire meglio questo bisogna andare a pagina 183 del libro di U. Matino e lasciarci trasportare dal maresciallo Baldelli in contrada Molini di Sopra ... 
In quattordici righe l’autore ci racconta l’immobilità di quelle terre alte a confronto con il passaggio di civiltà che ha interessato i paesi e le città di pianura del Nord est nel dopoguerra. 

Ed è proprio questa immobilità che ha preservato e mantenuto intatte tradizioni e cultura di una civiltà di montagna che ritroviamo, ancora oggi, anche nei piatti tipici della cucina positana.
 " … gnocchi di ricotta e porcini, capriolo con polenta, dopo aver preventivamente trangugiato un antipasto posenato a base di sopressa, asiago, pan biscoto e...una vera delizia, le gemme dei fiori di pisacan". 
E’ una cucina tipicamente del territorio. Quella vera e reale, non quella sbandierata da riviste di lifestyle o da presidi slow food troppo interessati alle proprie icone ideologiche, ma quella ancora strettamente legata a prodotti della terra che da sempre hanno rappresentato questo territorio.

Questa sera abbiamo l'occasione  di un incontro enogastronomico- letterario speciale:


a BREGANZE

Mercoledì 28 novembre 2012
ore 20.30
per la Rassegna Senza Orario Senza Bandiera

Cena dell'Anguana con Umberto Matino

 Con Umberto Matino, autore del libro, dialogheranno Mario Testolin e Andrea Nicolussi Golo.


Organizzazione e info:

Associazione dei Comuni della Comunità Montana Astico Brenta e Lusiana, Sarcedo, Montecchio P.no, Recoaro T., Zugliano con Cai Marostica, Gam Zugliano, Cineforum G.Verdi, Esc. Bedont
tel. 0445/873607 - 0445/869300
cell.  349/3546031
neriobrian@tiscali.it

Luogo:

Breganze, Hosteria don Fili
Via Crosara,47
tel. 0445.873154
Costo 30 €.   Prenotazione obbligatoria

giovedì 15 novembre 2012

Un Angelo mi ha salvato

"Raccontare, parlare, è molto difficile. 
È sempre duro arrivare così vicino all'essenza della vita e poi, dopo,
sentirsi imprigionati nelle strettoie del linguaggio completamente inadeguato a tradurre in parole, in simboli  la totalità dell'esperienza vissuta.” 
Renato Casarotto

 
Mi sono fermato per un momento a pensare alle tantissime e concrete possibilità di non essere qui oggi.
Per esempio a quando da bambino, col naso sempre per aria, mi sporsi nel pozzo che stava nella corte davanti casa, misi il piede dove non c’era più la copertura di ferro e fermai la caduta nel vuoto allargando istintivamente le braccia.

 O ancora a quando fresco di patente mi improvvisai rellysta alla guida della cinquecento bianca sulla contorta strada che saliva in montagna, finendo dopo un ripetuto testacoda nell'unico prato pianeggiante a lato della strada.
Ma anche e soprattutto a tutti i casi che potevano ma non sono avvenuti.


 Ora sono qui, fatico a riposare perché ho ancora male alla spalla e alla testa, ma soprattutto perché non riesco ancora a capire cosa sia successo.. continuo a pensare........a rivivere quell'istante.
Chiudo gli occhi e nella mente dapprima il buio e il vuoto....... poi il nulla e infine l'impatto contro il muro.... il risveglio e l'immagine sfumata di una mano e di un volto al mio fianco.


giovedì 1 novembre 2012

Gasthof Fichtenhof: dove la strada finisce tutto comincia

Mentre l'auto saliva il termometro scendeva: sensazione sicuramente deliziosa in agosto, ma in questo periodo un pò meno.
Volendo goderci un po’ di tranquillità, assaporando colori e luci di questo inizio d'autunno, senza rinunciare ai piaceri della tavola, abbiamo scelto una località in un Sud Tirolo sicuramente meno glamour di quelle della val Venosta, della val Gardena o della val Badia.

Da Salorno, poco più di 10 kilometri dall'uscita autostradale di San Michele all'Adige, si sale per circa 1.000 metri di dislivello, e dopo molte curve e quattro tornanti si arriva a Cauria/Gfrill.
Il paese di Cauria è una frazione del comune di Salorno e conta insieme ai masi dei dintorni circa 50 abitanti.

Posto "da capre" da cui sembra che il paese abbia preso il nome, che però vanta un ristorante, il Gasthof Fichtenhof, che da 50 anni viene gestito in maniera convincente dalla famiglia Pardatscher.
 Ingrid Pardatscher ne è la protagonista, affiancata da un ottimo cast: la sorella Uli alla cantina, il fratello Christian ai tavoli e i genitori a dare una mano dove occorre. Ingrid, è seguace convinta del concetto di Chilometro Zero proponendo una cucina basata sui prodotti locali: dalle erbe spontanee dei prati ai prodotti del proprio orto che Ingrid coltiva personalmente, alla cacciagione e alle carni di un piccolo allevatore locale.

La gasthaus è la classica sala altoatesina con sedie e tavoli in legno massello, la stube al centro della sala e una serie di piccole finestre a ovest che permettono di osservare un panorama a dir poco eccezzionale e dove l'occhio può spaziare dal Bondone a tutte le cime del gruppo del Brenta fino ai ghiacciai dell'Adamello.

Ma veniamo ai piatti; quelli che mi ricordo meglio sono i suoi primi e dove i canederli meritano una menzione particolare, soprattutto quelli alle rape rosse,  la crema di patate con erbette e fiori e i ravioli a mezzaluna (Schlutzkrapfen) con ricotta ed erbe del suo orto.
La bontà dei suoi canederli è così conosciuta anche all'estero che persino la televisione bavarese le ha dedicato un servizio.


Fra i secondi, un gustoso spezzatino di cervo o il cosciotto di capriolo, senza dimenticare la polenta giallo-grigia (mais e grano saraceno) con finferli e formaggio e per finire con i grostel di patate e finferli. Dolci: Strudel e Krapfen sopra tutti, ma sicuramente lo strudel rimane unico ed inimitabile, come lo fa lei, soprattutto in autunno quando lo accompagna ad una favolosa mouse di castagne.