domenica 6 gennaio 2013

"bergvagabunden"

Ognuno di noi porta dentro di sè le tracce delle strade percorse: strade della memoria legate a persone o a cose scomparse, agli entusiasmi delle prime escursioni, ai luoghi della propria infanzia; strade e sentieri dell'anima popolate di visi, di luci particolari, di incontri fortuiti.
Strade di esperienze che hanno lasciato un segno, fondali e quinte che fanno da sfondo alla nostra vita.

Se poi si ha la fortuna di abitare da tempo le stesse strade, cresce dentro la convinzione di conoscerne l’intera trama e soprattutto di essere gli unici depositari degli snodi più segreti e più nascosti.
Col passare degli anni si arriva perfino a rinominare le valli e gli alpeggi, i sentieri e i boschi, i paesi e le contrade, le colline di casa come le vette in alta quota.


Prima o poi però capita di scoprire che altri "bergvagabunden" hanno calpestato le stesse pietre e gli stessi pendii, altri "bergvagabunden" hanno fermato gli occhi sugli stessi colori e gli stessi profili di vetta segnati dal tramonto, altri "bergvagabunden" si son incuriositi e meravigliati per la cima di un monte, per un bosco, una contrada  isolata, una vecchia panchina con un panorama indelebile.

Ed è così che ci accorgiamo che questa terra, come tutte le terre, è disponibile ad ospitare le radici di chiunque voglia stabilire un contatto non frettoloso e non superficiale con i luoghi che frequenta.
Per arrivare a ricomporre un proprio e personale reticolo di sentieri, di percorsi che vanno a formare il paesaggio interiore della nostra anima.

Fino a saper riconoscere quella speciale trama fitta di simpatie e di affinità elettive con i singoli elementi di un particolare territorio.
Per arrivare infine a lasciarsi trascinare fuori dai tracciati segnati per farsi guidare solamente dai propri occhi e dalle proprie gambe lungo percorsi nuovi e inesplorati.

Così ieri pomeriggio sono salito in Altopiano a camminare e a calpestare la neve con l’indolenza e la tranquillità di chi non ha una meta, ma solamente il desiderio di misurare con i propri passi un ambiente di cui non si vuole perdere nemmeno un frammento, per scoprire con i propri occhi quello che si trova dentro un panorama, ma che di solito per la fretta non si riesce a scorgere.

Mi ero solamente prefissato, come ogni anno in questo periodo, di arrivare in qualche punto esposto verso la pianura che mi permettesse di osservare ed assaporare il tramonto sulle piccole dolomiti mentre la foschia ricopriva la pianura e le città rendendo visibili agli occhi solo le vette e le cime delle montagne.  Certo molti penseranno che non ci può essere nulla di nuovo da scoprire in un tramonto invernale già visto e rivisto.

Eppure uno sguardo attento e un animo aperto non può non ravvisare quello che fino a ieri ci era oscuro.
Perché ogni itinerario parte da paesi, luoghi e cose che pensiamo di conoscere, per portarci a scoprire qualcosa alla cui esistenza fino a ieri non avevamo mai pensato.
Per ricomporre quel paesaggio interiore che rende unica la nostra anima e il nostro cuore.

* le ultime 6 foto sono state scattate durante una ciaspolata dal rifugio Campolongo al Forte di cima Campolongo

2 commenti:

Chimera ha detto...

...ogni tanto me ne vo, poi ritorno, poi me ne rivò.....ma poi torno sempre!!!!!
Ciao

Anonimo ha detto...


LA NATURA NON E' MAI UGUALE A SE' STESSA.

UN PANORAMA, UN TRAMONTO O UNO STATO D'ANIMO NON SONO MAI GLI STESSI E POSSONO REGALARCI EMOZIONI "ANTICHE" SEMPRE NUOVE.

UN ABBRACCIO A TE MARIO, ASSIEME AD UN ALTRO "BERGVAGABUNDEN"

MARIA