sabato 8 giugno 2013

Cannaregio: dal Ghetto alla Madonna dell'Orto

Durante la sosta "Al Timon" il tempo si è nuovamente rimesso al bello così decido di proseguire nel mio itinerario costeggiando il Rio della Misericordia per un lungo tratto. Sono completamente solo e nuovamente il silenzio riempie ogni angolo di questa Venezia minore. Una volta oltrepassato il ponte dei Servi giro a sinistra per la Calle Larga e una volta superato il ponte sul Rio della Sensa mi ritrovo al Campo dei Mori.


Alle mie spalle Cà Mastelli, la casa-emblema della borghesia mercantile di Venezia.
La bifora angolare inglobante un'ara romana con uno strano bassorilievo  (un dromedario carico di spezie e tirato a fatica da un cammelliere)  preannuncia i tre mercanti della mauritania che si erano stabiliti in questo quartiere con le loro figure marmoree a grandezza naturale.

Accanto a loro un quarto uomo che alcuni vorrebbero come il quarto mercante, mentre molti indicano come il loro fido servitore, cioè il conduttore del famoso cammello, Sior Antonio Rioba, con il naso in ferro posticcio.
Certamente quello che sappiamo è che il Sior Antonio divise con il Gobbo di Rialto (altro famoso personaggio della storia veneziana) il ruolo di sfogo satirico della città.
Una specie di Pasquino veneziano

Sono al Campo dei Mori così chiamato per via della presenza di queste statue trecentesche in pietra d'Istria inserite nei muri delle case che circondano il Campo. Le statue rappresentano i fratelli Mastelli, (Rioba, Sandi e Alfani) venuti dalla Grecia per commerciare in spezie, i quali abitavano nel vicino palazzo affacciato sul rio della Madonna dell'Orto. Per l'esattezza questi mercanti venivano dalla Morea (toponimo veneziano per indicare il Peloponneso) e per questo venivano chiamati Mori, per via quindi della loro provenienza e non per il colore della pelle.

E' importante ricordare che Venezia cercò sempre di inserire le comunità straniere nella vita produttiva cittadina, lasciando loro libertà d'iniziativa e possibilità di lavoro con conseguente uguaglianza amministrativa e giuridica con la popolazione locale. Per questo molti mercanti e artigiani del vicino oriente trovavano utile e conveniente stabilire a Venezia, oltre al proprio domicilio, anche la sede della loro azienda o almeno il laboratorio di produzione. 

Le abitazioni, le costruzioni per le attività produttive e per il culto usate dalle diverse colonie straniere, risultavano sparse in varie zone della città e inserite nel tessuto urbano senza confini precisi (a parte alcune rare eccezioni come abbiamo già potuto notare nella visita al Ghetto Nuovo).

E' interessante notare come tutte queste statue un tempo fossero dipinte. Infatti la città, nel suo momento di maggior splendore, era un trionfo di colori, affreschi, arazzi, insomma una città viva in tutti i sensi e non solo commercialmente.
Quindi non poteva che trovarsi quì vicino al Campo dei Mori la casa e la bottega di uno dei più noti pittori veneziani. Un pittore con notevole forza espressiva e compositiva e che evidenziava in magistrali giochi di luce e colori il fascino delle sue tele. Jacopo Robusti, sicuramente più noto come il Tintoretto.

In pochi passi ci portiamo alla Chiesa della Madonna dell'Orto.
Il nome con il quale la chiesa entrò a far parte della storia di Venezia, e con il quale è nota in tutto il mondo, fu quello che le venne dato dalla popolazione dopo che vi fu collocata una statua della Vergine, che era ritenuta miracolosa.
La statua venne scolpita da Giovanni De Santi, su committenza del parroco di S.Maria Formosa, il quale, non trovandola di suo gradimento, la rifiutò quando era ancora in corso di realizzazione.
Una volta terminata lo scultore De Santi sistemò allora, provvisoriamente, nell'orto della propria casa la statua di pietra tenera.
Da quì il nome della statua e della Chiesa dove ancora oggi è custodita.

Di lì a poco la moglie dello scultore si accorse che la statua emanava strani bagliori durante la notte: la notizia si diffuse presto in tutta la città e il luogo divenne meta di pellegrinaggi.
In seguito al verificarsi di alcuni miracoli e al conseguente aumento della venerazione popolare, il vescovo indusse lo scultore a trasferire la statua nella chiesa di San Cristoforo. 

A sinistra, dopo pochi passi dal sagrato della Chiesa, prendiamo per Calle Piave ed in breve mi ritrovo alla fermata actv della linea di navigazione che mi riporta al Lido.
La giornata ormai volge al termine e con la luce fievole del tramonto lascio la mia città con la consapevolezza che mi viene da una citazione di un romanziere veneziano (uno dei più noti personaggi del fumetto italiano ed internazionale):


"....lasciamo la scienza a coloro che pensano
che ogni cosa possa essere rappresentata
con una equazione o una determinazione.....
noi sappiamo invece che la vita ... è ben altro
"


H. Pratt   



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7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Mario.
é sempre bello leggere le tue escursioni in una Venezia sconosciuta ai più, per me poi che di Venezia conosco solo i monumenti più importanti. Sarebbe bello averti una volta come guida.
Remigio

mario ha detto...

@Remigio si potrebbe anche fare, magari prima che cada la prima neve, dopo il 20 di ottobre Venezià è più tranquilla e visitabile.

Anonimo ha detto...


Ciao Mario e Remigio.

Posso venire anch'io con voi?

Maria

Fabio Zen ha detto...

Salve Mario,
ho letto con molta attenzione il giretto che hai fatto a Venezia.
Fino ad adesso non ho mai trovato uno che mi spiegasse così bene Venezia e mi hai fatto vedere posti a me mai visti, forse perchè quando vado a Venezia ci vado come turista. Trovare una guida come te sarebbe la migliore occasione per poter gustare al meglio Venezia . Grazie per i tuoi Racconti.

mario ha detto...

@Fabio
troppo clemente nei miei confronti. Ci ho solo vissuto (Lido di Venezia) per un breve periodo della mia vita, ma mi è rimasta nel cuore, ed io la considero ancora adesso "la mia città" per quello che mi ha dato e mostrato.

mario ha detto...

@Maria
ehm !!!
tu Remigio che dici ?

Anonimo ha detto...

Organizza Mario, io ci sarò senz'altro.

Un abbraccio
Remigio