martedì 12 novembre 2013

L'autunno nei ricordi

Da piccolo mi ricordo che aspettavo l'autunno e l'inizio del nuovo anno scolastico, allora coincideva con il 1 di ottobre, per andare con il papà nel bosco.
Ci vestivamo, come quando mi accompagnava a caccia, calzando gli stivaloni di gomma e, prima di salire in bicicletta sistemavo con cura bloccandolo il bastone ricurvo di nocciolo che lui stesso mi aveva costruito, poi si partiva arrampicandoci per la strada in salita che portava ai castagneti.

Lui mi portava nei boschi delle colline appena sopra la casa dove abitavamo a cercare i castagni più grandi e belli, quelli che producevano i "marroni" più grossi e precoci.
Mi ricordo la luce tiepida dei raggi del sole autunnale che filtrava tra i rami del bosco, il canto dei primi tordi che facevano la spola tra i vigneti e il bosco, quello dei finchi montani, del pettirosso e delle cince che lui mi insegnava a distinguere.

In quei momenti avevo la certezza quasi assoluta che qualsiasi insidia o pericolo avessi corso lui sarebbe corso in mio aiuto e mi avrebbe salvato.Certezza che mi appartiene ancora adesso che lui non c'è più.
Mi insegnava a schiacciare con gli stivali i ricci per fare uscire le castagne, e ad utilizzare il bastone per scovare qualche marrone dimenticato tra quelli battuti dal contadino con le lunghe canne a pertica e rotolati verso i cumuli di foglie e ricci.

Raccoglievo anche i ricci più belli e ancora chiusi per portarli a scuola dalla maestra. Qualche volta capitava di trovare alcune castagne con i segni dei dentini di qualche scoiattolo. Io non li vedevo, ma sapevo che erano lì. E mi sembrava di vederli saltellare tra i rami sopra mia testa mentre ci osservavano per controllare che non rovinassimo nulla.

L'odore dell'umido di sottobosco, i cumoli alti di foglie gialle e marroni dove camminare con passo lungo per sentire il rumore strusciante...come quando eravamo al mare. Si raccoglieva non solo le castagne, ma tutti i frutti autunnali che facevano parte integrante del menù stagionale: i cachi, l'uva fragola, le pere dure che andavano lessate e mangiate assieme alle patate, le mele cotogne.

E poi di corsa a casa con il bottino, da mostrare alla mamma, le castagne da tagliare, la brace da accendere, la pentola nera bucata e vecchia, le scintille che saltellavano sul fuoco della stufa, le castagne nei fogli di giornale e tutti intorno al tavolo, con le mani nere mentre le sbucciavamo ridendo e raccontandoci i piccoli accadimenti di quei pomeriggi incantati.

3 commenti:

andrea ha detto...

"Forse non tutti hanno capito ottobre... la sua grande bellezza..." Ormai siamo a novembre e poca poesia rimane in questo autunno smemorato e piovoso. Un solo giorno chiederei a Dio di farmi rivivere quel 1 ottobre di tanti tanti anni fa...
Ciao Mario non sono riuscito a vederti a Lugo, forse non c'eri, ma c'era troppa gente ed io un po' troppo impaurito.
Spero ci sarai a Lusiana.
Un saluto Andrea

mario ha detto...

ciao Andrea,
c'era troppa gente e sarebbe stato difficile fare due parole assieme in quel marasma. Spero tanto che a Lusiana ci si possa vedere con più calma, altrimenti dovremmo trovare un momento fuori da questi incontri.
un caro saluto
m

Anonimo ha detto...

Bellissimo raccondo del ricordo, Mario!

Letto tutto d'un fiato:

Un abbraccio

Maria