mercoledì 12 febbraio 2014

Nel ricordo di mio padre e di Giorgio

C’è un naturale senso di perdita quando, con la scomparsa di una persona a noi vicina, cessa anche il bisogno di prendersi cura di lui. Spesso ci troviamo ad affrontare il doppio dolore della perdita e del nostro ruolo nella sua vita. Il periodo immediatamente successivo è un momento molto difficile che ci lascia persi, soli, ed inutili. Ci sentiamo quasi sradicati senza quel ruolo importante che è stato il prendersi cura di un altro nella nostra vita.
E il nostro futuro ci appare grigio o addirittura vuoto.

La fiducia in noi stessi qualche volta ci viene a mancare e percepiamo in modo profondo la difficoltà di riprendere e ricominciare a vivere.  Il futuro ci appare come una tela vuota. Sta solo a noi decidere come dipingerla. Iniziare questo nuovo quadro è il lavoro più faticoso che ci attende. E’ mentre lo affrontiamo dobbiamo permettere a noi stessi di comprenderne anche la sofferenza. Abbiamo bisogno di fare un respiro profondo e afferrare il fatto che è veramente difficile ricominciare senza la presenza fisica della persona amata e senza il bisogno di prendersi cura di lei.

Per quanto ci piaccia o meno, non possiamo evitare il fatto che è il cambiamento che ora ci viene richiesto. Può sembrare un lavoro immane creare un nuovo quadro senza averne nessuna ispirazione.
Per qualcuno è come scalare una montagna, troppo ripida e rocciosa. Per altri può sembrare una sorta di camminare alla cieca in una foresta sconosciuta. Ma tutti alla fine possiamo farcela.



E forse allora riusciremo a scoprire nuovi, inesplorati territori o luoghi per ridisegnare ancora una volta i contorni della nostra anima.

* le foto sono tratte da "CentroMeteoDolomiti"

5 commenti:

andrea ha detto...

Buon giorno Mario
Voglio che per te sia comunque un buon giorno.
I genitori sono il velo che si frappone tra noi e la morte sono la protezione, la certezza, il muro di solide pietre che sorregge la nostra casa-vita.
Poi un giorno non ci sono più e noi improvvisamente ci troviamo sbalzati in prima linea, tocca a noi, non adesso, non subito certo, magari tra cento anni ma tocca a noi, non abbiamo più nascondigli, non abbiamo più spalle dietro cui ripararci dal vento. Sappiamo che adesso è arrivato il nostro turno e tutto si fa più difficile, apprendiamo senza più dubbi di essere predestinati all'unico destino di tutti. Ma tocca a noi anche VIVERE quante volte ho pensato solo piantando un chiodo che se ci fosse mio padre sarebbe più semplice, lui mi direbbe come fare, l'antico muratore non sbagliava mai una martellata, costruiva muri di pietra con una facilità sorprendente, ora io devo fingere di essere capace, ma sono sicuro di non esserlo. A volte scrivo e le parole inseguono e ricostruiscono i volti amati un po' mi consola.
Scusa la malinconia a presto Andrea

mario ha detto...

ciao Andrea,
non sai quanto e come mi ritrovo nei tuoi pensieri leggermente malinconici.
Soprattutto quando tracci uno dei motivi che mi hanno portato a scrivere nel piccolo diario che è questo blog: "A volte scrivo e le parole inseguono e ricostruiscono i volti amati un po' mi consola".

un abbraccio

Anonimo ha detto...

Ciao Mario
l'incontro di domenica prossima...e come non ricordare l'ultima volta che Giorgio è stato con noi.

Remigio

Anonimo ha detto...

:'(

Aly

Anonimo ha detto...

Eravamo due persone, ben distinte, ognuna con il proprio passato, con le proprie esperienze.

Poi abbiamo condiviso la nostra vita, fino a 5 anni fa.

Ma non ci siamo separati, Giorgio ha preso posto dentro di me, noi siamo una cosa sola.

Non c'e' giorno che non pensi a lui, e' sempre presente e non mi sento mai sola.

Lui e' la mia forza.

Non c'e' vuoto, c'e' un senso di pieno dentro di me che non ho mai provato nella mia vita.

Sono fortunata. Grazie Giorgio.

E grazie Mario per poter scrivere queste cose qui.

Sai che ti voglio bene, come te ne voleva lui.

Maria