martedì 2 giugno 2015

Caorle e i Casoni

Sono a Caorle per qualche giorno a scontare un impegno di lavoro che comunque non mi occupa interamente le giornate, lasciandomi più di qualche ora libera. E allora come non approfittarne per andare a visitare la laguna di Caorle con i suoi famosi "Casoni". A pochi chilometri dalla spiaggia già affollata di bagnanti c’è un mondo silenzioso, lontano, quasi segreto, un mondo di storie da ascoltare, di chiacchiere allegre in compagnia di una buona “ombreta”,un mondo fatto di antiche tradizioni marinare, il mondo dei "Casoni".

Un modo molto bello per raggiungere e visitare i casoni e l’isola dei pescatori è utilizzare un barchino, oppure noleggiando una bicicletta,  in questo modo si ha la possibilità di osservare anche il pittoresco centro di Caorle girovagando tra calli e campielli e ammirando le facciate delle case deliziosamente dipinte con colori pastello. Una volta inforcate le biciclette, che noleggiate presso "Caorlebike" che si trova in prossimità della Piazza S.Antonio a 100 mt. dal centro storico, percorriamo via Dal Moro Luigi e poi via Roma fino ad arrivare nella piazzetta del Duomo con il suo splendido campanile cilindrico simbolo della cittadina e circondato da calli e campielli che rimandano a quelle di Venezia.

Lasciato il Duomo e il centro storico, poco dopo, dove la terra incontra l'acqua, ci troviamo davanti alla Chiesetta sul mare. Secondo la tradizione, il Santuario della Madonna dell’Angelo è stato edificato attorno al VI °secolo dagli abitanti di Concordia Sagittaria che, emigrati nell'isola per sfuggire alle invasioni barbariche, vi edificarono questa piccola costruzione che con il passare degli anni divenne un simbolo per tutta la città di Caorle. Lasciata la chiesetta costeggiamo la lunga spiaggia di Levante fino alla località Falconera.
Si prosegue da Falconera sull'argine che costeggia il Nicesolo, in direzione Nord-Ovest, lungo la pista ciclabile nuova. Durante il percorso, guardando sempre a destra, si possono scorgere i 'ghebi' - piccoli canaletti che entrano tra le canne di falasco con cui i pescatori costruiscono i casoni. In un attimo ci troviamo nella splendida campagna veneta, e dato che pedaliamo sopra l'argine, abbiamo un po' di vista tutt'attorno. Ogni tanto sulla nostra destra, tra la strada e il canale compare seminascosto tra il canneto qualche casone.

Qualcuno risistemato, ma chiuso in un silenzio d'altri tempi. In qualche altro udiamo voci che si rincorrono tra l'interno dell'edificio e il giardino ben tenuto con gli alberi da frutto e una siepe che nascondono alla nostra vista attimi di vita quotidiana. La cosa che più ci colpisce è l'accativante odere di pesce cucinato alla griglia che si accompagna in una sinfonia inebriante, vista anche l'ora, al profumo di piante aromatiche e delle tamerici in fiore.

Storditi in tutti i sensi arriviamo alla fine della pista ciclabile, e troviamo un parcheggio delle biciclette. Scendiamo, e ci avventuriamo a piedi sull'"isola dei casoni", congiunta tramite un piccolo ponte. Ai bordi del sentiero i vari appezzamenti, con allevamenti di cigni, anatre, e vari animali da cortile. Tutto pulito e lindo, ma senz'anima... Senza difficoltà arriviamo alla fine del sentiero, dove incontriamo alcuni pescatori.  La vegetazione è lussureggiante, con canneti, ma di animali liberi neanche la traccia..

Lungo il percorso arriviamo ad un casone, dove un signore anziano ci invita ad una visita dell'interno. Fortuna insperata, non osavo chiedere... Mi lascia fotografare l'interno, e inizia a decantare le meraviglie della zona, ma lentamente ci rendiamo conto che sa di costruito per la curiosità dei turisti.
Salutiamo e ringraziamo  per l’ospitalità, e torniamo verso le nostre biciclette, per proseguire la nostra avventura….


Resta il piacere della bella pedalata, e di essere usciti per un po' dagli schemi della solita vacanza, facendo quattro passi in una zona sicuramente bellissima paesaggisticamente, ma che ha un pò venduto quell'anima magica e solitaria che tanto aveva ammaliato Hemingway.

lunedì 1 giugno 2015

Caorle e la Laguna di Hemingway

"Un autunno di giornate splendide, di brevissime piogge che lasciano il cielo più terso di prima e accendono di arcobaleno il collo e la testa dei germani reali e dei codoni che si alzano all'improvviso dai canneti verso spazi che sembrano eterni. I silenzi sono dolcissimi. I rumori sono quelli di un cefalo che qua e là guizza a mezz'aria e ricade nell'acqua, del fruscio delle foglie appena mosse dal vento, del richiamo degli uccelli migratori che arrivano dopo un lungo viaggio dai Paesi dell'Est e scendono con larghe volute sulla laguna di Caorle rimasta antica nei suoi umori e nel sapore della vita." (Ernest Hemingway, "Di là dal fiume e tra gli alberi ", 1948)

Alla laguna di Caorle, lo scrittore americano, si ispira per alcune pagine del romanzo "Di là del fiume e tra gli alberi", pubblicato in America nel 1950 ma in Italia solamente nel 1965 dopo la morte dello scrittore per sua espressa volontà. Hemingway pensava di aver trovato in questo remoto angolo della laguna veneta quello che invano aveva sempre cercato nel suo girovagare per il mondo: la felicità e l'amore espressi nel gioioso rapporto con la giovane fanciulla veneziana (Adriana Ivancich), descritto nelle pagine del suo libro.
In effetti fu proprio Adriana Ivancich, ma anche la malìa del paesaggio della laguna veneziana, a produrre in Hemingway quella sorta di incantamento che gli permise di tradurre in finzione letteraria le sue più vive esperienze di vita : la seconda guerra mondiale; il declino dell'età; i ricordi della giovinezza; l'inquietudine e il sogno di una ritrovata giovinezza. 

"Quattro barche risalivano il canale principale verso la grande laguna a nord...Spuntò l'alba prima che giungessero alla botte di doghe di quercia immersa nel fondo della laguna... il cacciatore.. Osservò il cielo rischiararsi oltre il lungo margine della palude e vide in lontananza le montagne coperte di neve. Il colonnello udì uno sparo alle spalle dove sapeva che non c'erano appostamenti e voltò il capo a guardare di là della laguna gelata la lontana spiaggia. Volavano alti nel cielo i germani reali e i codoni si alzavano all'improvviso dai canneti verso spazi eterni; guizzava il cefalo a mezz'aria ricadendo nell'acqua e le anatre si perdevano nei giochi di ali e di luci." (E. Hemingway).

Sono i momenti più belli di Hemingway quelli che egli vive in questo paesaggio magico, in queste solitudini dove la voce umana viene appena sussurrata. E dove il mondo e i suoi rumori diventano lontani; dove la quiete assume dimensioni nitide e leggere. Leggere, appunto, come il volo degli uccelli, che solcano eleganti il cielo incontaminato della laguna di Caorle, un paesaggio unico per ritrovare l'autenticità della natura.