
Ha lasciato sciamare i turisti e i raccoglitori frettolosi e vocianti dell'estate, ed ora, grazie anche alle copiose piogge dei primi giorni di settembre, sembra donare a chi lo frequenta gioie inaspettate e impagabili.
Sono questi i giorni più belli per camminare le terre alte e per cercare i nostri amati porcini, da solo o con poca compagnia.
Le prime piogge hanno lavato i residui dell'estate e ogni foglia d'erba, ogni ramoscello ha la sua perla.

I cervi e i caprioli, immobili dentro il bosco, hanno goduto della pioggia che li ha lavati e liberati dai fastidi degli insetti alati.
Ed anche per me è bello e liberatorio andare con scarponi e la mantellina impermeabile tra i rami ancora gocciolanti di pioggia, vagabondare senza prefissare una meta e incontrare con reciproca sorpresa animali non più impauriti dai rumori continui e fastidiosi provocati dai frequentatori estivi dei boschi.

Ma è principalmente in autunno che il bosco si fa leggere con chiarezza: dall'abbondanza delle squame e dei torsi degli strobili sotto le conifere possiamo intuire la presenza di scoiattoli acrobati sopra le nostre teste, dai coni di cirmolo sgusciati e disseminati comprendiamo di trovarci nel territorio della nocciolaia, da un boletus pinicola sbocconcellato possiamo supporre il passaggio di un capriolo che abbia voluto assaporarne il gusto.
Il desiderio di restare tra questi silenzi interrotti solo verso sera dall’aritmico clangore dei campanacci delle mucche di ritorno per la mungitura, è forte.
Mi fermo ancora una volta e la brezza della sera mi porta nuovamente profumi di resina

Il desiderio di indugiare, nel tepore del sole al tramonto, ancora tra questi colori così riposanti è forte e devo raccogliere tutte le mie forze per rialzarmi e tornare sui mie passi, lasciando che tutto questo si sedimenti dentro il mio cuore e la mia anima per diventare ricordo e memoria.