Stasera, nel tepore del letto, vado con questi ricordi dentro un tempo che lentamente diventa sempre più lontano.
Affievolisce le linee del tuo volto ma non riesce ad oscurare quel che di te il cuore costudisce.
Ascolto, ancor prima del crepuscolo, cercando di capire quale sarà il tempo domani.
Se il cielo fosse limpido aprendo gli occhi vedrei nel cielo la luna,
tondeggiare tra le stelle, e affacciarsi alla finestra della mia camera.
Resto in ascolto tra ricordi e malinconie,
mentre il sonno mi accoglie tra le sue braccia.
Quando mi sveglio sento i rumori ovattati delle auto che passano,
ma non vedo la luna filtrare tra i rami della vecchia quercia lassù sopra la collina
e neppure le stelle.
Allora capisco che è così perché sta nevicando.
E sotto questa neve, nei sentieri camminati al tuo fianco dove il mio pensiero mi porta.
Tra le praterie e gli abeti già carichi di una bianca coltre,
nei tramonti invernali malinconici e pieni delle ombre della sera, non c'è momento in cui non senta con nostalgica tenerezza il respiro
della tua anima e la dolcezza dei ricordi che ancora vivono in me, come un sogno nel sogno.
E nel sogno era il 27 dicembre di alcuni anni fa in cui si era deciso per una escursione notturna con le ciaspe a Marcesina . Una escursione complessa ma interessante.
Partenza dal Rifugio Valmaron di Enego
Salita al Passo della Forcellona
Passaggio per i Casonetti e il rifugio Marcesina
e poi una lunga tirata a fianco delle piste di sci fino al Rif. Barricata.
Al rifugio avremmo fatto pausa con un menù concordato.
E poi saremmo tornati a Valmaron con la motoslitta.
Il tutto prevedeva necessariamente la presenza della luna piena
almeno durante il percorso di andata per non rischiare di perderci.
« Ma ci saranno ancora degli innamorati che in una notte d’inverno
si faranno trasportare su una slitta trainata da un generoso cavallo per la piana di Marcesina
imbevuta di luce lunare?
Se non ci fossero, come sarebbe triste il mondo... »
Mario Rigoni Stern
venerdì 22 novembre 2024
sabato 16 novembre 2024
La montagna e la dolce melanconia dell'autunno
La neve e le conseguenti brine, hanno reso ancora più vividi i colori dell'erba e rinsecchito gli ultimi fiori rimasti lassù nelle Terre Alte, dove sono salito per incontrare ricordi e memorie che mai hanno lasciato il mio cuore.
E' il momento magico delle Terre Alte, dei silenziosi pascoli d'alta quota, delle albe nebbiose, dei colori esaltati delle praterie in tante tonalità che a tratti la luce radente del mattino rende evidenti nei prati e nelle radure del sottobosco che si prepare al riposo invernale.
Gli aghi dei larici hanno preso la luce dell'ambra e la brezza del mattino le stacca dai rami, adagiandole al suolo. I sorbi dalle rosse e lucenti bacche sono irresistibile richiamo alle cesene e ai tordi. I prati attorno alle malghe si sono adornati degli ultimi fior che con la prima neve, mentre appassiscono, regalano ancora colori tenui ai prati oramai ingialliti. Qualche angolo delle praterie ci regala ancora gli ultimi colori rubati alla tavolozza di un pittore impressionista.
Tra i possibili modi di camminare in montagna, questo di fine autunno ti fa intensamente partecipare ad un mondo che senti esclusivamente tuo e che ti aiuta a capire anche l'ultima stagione della tua vita.
Al mattino gli stagni degli abbeveratoi sono velati dal ghiaccio e nelle zone a nord i prati sono coperti da una brina così consistente che assomiglia a neve.
Nel bosco gli ultimi funghi sono i cortinari e le nebularis, mentre nei prati, qualche raro porcino cresciuto con l'ultima lunazione d'autunno è golosamente ricercato, oltre che da noi anche dalle arvicole e dagli scoiattoli.
Il sottobosco emana odori di legni marciscenti, di muschio, di funghi e di bacche appassite.
Così una dolce malinconia mi prende, la melanconia dell'autunno.
Così, sotto un vecchio larice, cerco anch'io un luogo dove sedermi per ricordare e meditare sulle stagioni passate della mia vita e sull'esistenza che corre via con i ricordi che diventano preghiera di ringraziamento per la vita che ho avuto e per i doni che la montagna mi ha regalato.*
* M.R. Stern
domenica 3 novembre 2024
La Valle incantata
La Valle dei Mòcheni, Bersntol in lingua locale, è una Valle distante solamente 20 km dalla città di Trento, quindi a poco più di mezz’ora di auto.
Siamo ai margini occidentali del gruppo del Lagorai, e quindi in territori selvaggi per definizione.
La caratteristica di questa valle e forse anche la sua fortuna è stata quella di rimanere fuori dallo sviluppo turistico di massa avvenuto nel corso del novecento nelle Alpi e soprattutto nelle Dolomiti; in questo modo la valle ha mantenuto intatto il suo fascino, conservando una dimensione autentica, intima e profonda.
Un luogo appartato che si scopre solamente esplorandolo pian piano attraverso i suoi borghi, i suoi Masi e le sue malghe in quota, ma soprattutto i suoi sentieri che si aprono a paesaggi sempre diversi affascinanti e mai monotoni.
La Valle profondamente incisa dal torrente Férsina presenta su entrambi i versanti una serie di piccoli nuclei abitati, paesi e frazioni collegate rispettivamente da due strade che alla testata della valle si uniscono attraversando il torrente in corrispondenza del paese più alto quello di Palù del Fersina (il più caratteristico in valle).
Prima di suggerirvi uno dei tanti percorsi che si possono programmare in questa valle, è utile, per capirne l'anima diffidente e sospettosa, conoscerne in breve la storia.
La Valle dei Mòcheni è un'isola linguistica germanofona. I piccoli borghi della valle furono stabilmente abitati solamente dal 1200 quando arrivarono in zona i primi coloni provenienti dalla Baviera per sfruttare i boschi e i prati, attorno ai quali sorsero i primi Masi destinati alla coltivazione dei cereali e all’allevamento.
Poichè la popolazione indigena preferiva vivere nei paesi a valle e salire in montagna solo d'estate per pascolare le greggi i Principi Vescovi del Tirolo favorirono questi flussi migratori di popolazione germanofona abituata a vivere nelle terre alte durante tutto l'anno in masi isolati ed autosufficienti e conducendo una vita di sussistenza.
Da qui ebbero origine le prime comunità di persone dove tutto ruotava attorno al Maso, che garantiva una minima indipendenza economica tale per cui la stessa popolazione non aveva motivo di interagire con il mondo esterno.
sabato 2 novembre 2024
Valle dei Mocheni: da baita Van Spitz a Kaserbisn hitt
Viste le previsioni meteo che davano una bella giornata autunnale con cielo terso e temperature sopra la media decidiamo di fare una escursione nella poco frequentata, ma pittoresca Valle dei Mocheni. In macchina da Pergine saliamo per la Valle seguendo le indicazioni per Canezza e poi per Frassilongo fino al bivio per Roveda. Da Roveda raggiungiamo la piazzetta con la Chiesa e il ristorante Kamauz. Da quì, seguendo le indicazioni, in breve ci ritroviamo alla Baita Van Spitz dove lasciamo la macchina.
La nostra meta è la malga Kaserbisn Hitt in località Prati Imperiali.
Siamo già a 1.500 metri e la vista che si apre intorno a noi ci lascia senza fiato: ecco in primo piano il Bondone e la Paganella, dietro maestoso tutto il Gruppo delle Dolomiti del Brenta con le cime che si stagliano maestose nel cielo blu, mentre a sinistra si intravvedono i ghiacciai dell'Adamello e della Presanella.
Dal parcheggio, per fare un giro ad anello prendiamo a destra dove possiamo ammirare numerose opere in legno e pietra frutto di diversi simposi di artisti internazionali tenuti gli anni scorsi.
Il percorso è sterrato e si sviluppa lungo la strada forestale in costante salita tranne pochi tratti ripidi nei pressi dell'Osservatorio che rappresenta il punto di osservazione panoramica più elevato dell'escursione..
La giornata è splendida e la nostra passeggiata ci regala suggestivi panorami sulla valle dell'Adige, e sul Gruppo delle Dolomiti di Brenta, sul Gronlait, sul Fravort e sui boschi circostanti tinti dei colori dell'autunno.
Le indicazioni per la malga Kaserbisn Hitt sono scarse, inizialmente dobbiamo seguire le indicazioni per malga Valcava e in seguito per i Prati imperiali.
Il nome italiano della località è frutto di un'errata traduzione di "Kaserbisn" (prati della casara in mòcheno) mentre se avesse realmente il significato di "imperiali" dovrebbe essere scritto kaiser e non invece Kaser.)
La nostra meta è la malga Kaserbisn Hitt in località Prati Imperiali.
Siamo già a 1.500 metri e la vista che si apre intorno a noi ci lascia senza fiato: ecco in primo piano il Bondone e la Paganella, dietro maestoso tutto il Gruppo delle Dolomiti del Brenta con le cime che si stagliano maestose nel cielo blu, mentre a sinistra si intravvedono i ghiacciai dell'Adamello e della Presanella.
Dal parcheggio, per fare un giro ad anello prendiamo a destra dove possiamo ammirare numerose opere in legno e pietra frutto di diversi simposi di artisti internazionali tenuti gli anni scorsi.
Il percorso è sterrato e si sviluppa lungo la strada forestale in costante salita tranne pochi tratti ripidi nei pressi dell'Osservatorio che rappresenta il punto di osservazione panoramica più elevato dell'escursione..
La giornata è splendida e la nostra passeggiata ci regala suggestivi panorami sulla valle dell'Adige, e sul Gruppo delle Dolomiti di Brenta, sul Gronlait, sul Fravort e sui boschi circostanti tinti dei colori dell'autunno.
Le indicazioni per la malga Kaserbisn Hitt sono scarse, inizialmente dobbiamo seguire le indicazioni per malga Valcava e in seguito per i Prati imperiali.
Il nome italiano della località è frutto di un'errata traduzione di "Kaserbisn" (prati della casara in mòcheno) mentre se avesse realmente il significato di "imperiali" dovrebbe essere scritto kaiser e non invece Kaser.)
Dopo circa due ore di cammino che ci hanno riempito gli occhi e l'anima raggiungiamo la baita Kaserbisn Hitt. Ora possiamo appagare anche il nostro appetito.
Per il ritorno useremo la strada forestale bassa che unisce le due Baite procedendo prevalentemente all'ombra del bosco con comode discese alternate a un paio di tratti pianeggianti (salva-articolazioni).
Per il ritorno useremo la strada forestale bassa che unisce le due Baite procedendo prevalentemente all'ombra del bosco con comode discese alternate a un paio di tratti pianeggianti (salva-articolazioni).