
Ci sono paesaggi interiori che hanno bisogno di un nuovo tempo e di un luogo antico per potersi svelare.
Alle volte riappaiono a poco a poco nei dintorni della nostra vita stracciata e massacrata,
come un fuoco che si accende con fatica,
fra la legna umida di pianto e sotto alle mani che hanno paura di allungarsi verso un futuro ignoto.
E’ un tramonto che ritorna a ricordarci che non siamo mai soli ad attraversare l’inverno
e che l’ardore necessario per superare le intemperie della nostra coscienza
viene custodito negli occhi di chi sai amare.
Nutrito dalle stesse emozioni, dalle parole nude, dai silenzi sicuri, dal sentimento di appartenenza.

Sono paesaggi che hanno bisogno di poche sfumature di pelle per essere accarezzati
e di uno sguardo consapevole per poter essere riconosciuti.
Un uomo, una donna, un amico,
un fuoco sempre vivo e attimi di felicità condivisa.
Null’altro è necessario per ritornare a vivere.
Null’altro.
«C'è un paesaggio interiore, una geografia dell'anima; ne cerchiamo gli elementi per tutta la vita. Chi è tanto fortunato da incontrarlo, scivola come l'acqua sopra un sasso, fino ai suoi fluidi contorni, ed è a casa.»
Tratto da "Il Danno" di Josephine Hart
* Le foto che ritraggono la Val di Fiemme sono di Giorgio L.