giovedì 7 agosto 2025

La montagna senza la vetta


La montagna è fatta - come nei miei sogni di adolescente - di rocce e di vette, di bianchi nevai e di scuri crepacci, di scalate incompiute e di ferite ma anche di piccole felicità impagabili, di sentieri e di panorami commoventi, e di tutte quelle sfumature e pieghe che appaiono evidenti solamente agli occhi di un adolescentechi la comprende e la ama in tutti i suoi aspetti. 

E fin dai primi "Campi Scuola" al Passo Pordoi, durante gli anni del liceo, ho scoperto che camminare in montagna è un'esperienza simile all'innamoramento. 

Poi è subentrato il periodo delle ascensioni vere e proprie alle vette, del passaggio nei ghiacciai con lo zaino pesante sulle spalle, il sole d'alta quota che mi bruciava le spalle, e gli scarponi rigidi e stretti che mi procuravano ogni volta vesciche dolorose. E una volta in cima, mentre mi accasciavo stanco ma pieno di orgoglio, con una mano mi infilavo la giacca per ripararmi dal vento e con l'altra addentavo il panino. Con i muscoli finalmente rilassati e la mente vuota crollavo e chiudevo gli occhi per assaporare tutta la pienezza del momento, e percepivo chiaramente la verità che nascondevano le parole di Bonatti: " l'ebbrezza di quell'ora passata lassù, nella gioia di quell'altezza ad un passo dal cielo sarebbe stata sufficiente a giustificare qualsiasi follia, qualsiasi ulteriore fatica "
Senza riaprire gli occhi, mi rendo conto che in una mano stringo l'amata borraccia con impressa una stella alpina riempita al mattino di una tisana speziata richiesta da tutti gli amici, mentre nell'altra mi sembra di stringere il bastone con le tacche che mi aveva regalato papà.

Ora apro gli occhi e mi accorgo che intorno a me l'immagine di quegli amici è svanita, come quella di mio padre e del suo bastone. Mi resta l'immagine della montagna, una montagna senza più vette da scalare, senza segnavia che indicano la direzione verso la meta. E' rimasto solo il rumore familiare del vento di montagna, quello che ti arrossa il viso e ti brucia le spalle. E' rimasto quel "tum-tum" del cuore per il fiato corto dalla salita, e i muscoli duri e contratti per la malattia che non mi permette più le scalate di un tempo ...E la montagna, che ha custodito per anni quei ricordi, ora me li sta restituendo a pezzi come i capitoli di un libro la cui lettura ti vela ogni volta gli occhi ma ti riempie anche il cuore di un amore ricambiato.

martedì 5 agosto 2025

Montagne senza vetta per sentirsi liberi

 Massimo Dorigoni nel suo libro "Montagne senza vetta" fornisce un quadro generale del perché a volte nel vivere la montagna con serenità bisogna sentirsi liberi: liberi di gettare una corda nel vuoto quando sopra la testa imperversa il maltempo, liberi di tornare a casa senza aver raggiunto la vetta quando mancavano solo cento metri, liberi di sentirci forti nella nostra umiltà, liberi di dire grazie per ciò che si è raggiunto senza sfidare il destino, liberi di scegliere di vivere. Infine liberi di non mettere a repentaglio la nostra vita e quella di chi ci verrebbe eventualmente a soccorrere nel momento del bisogno.

venerdì 22 novembre 2024

Un sogno dentro un sogno

Stasera, nel tepore del letto, vado con questi ricordi dentro un tempo che lentamente diventa sempre più lontano.
Affievolisce le linee del tuo volto ma non riesce ad oscurare quel che di te il cuore costudisce.
Ascolto, ancor prima del crepuscolo, cercando di capire quale sarà il tempo domani.
Se il cielo fosse limpido aprendo gli occhi vedrei nel cielo la luna, tondeggiare tra le stelle, e affacciarsi alla finestra della mia camera.

Resto in ascolto tra ricordi e malinconie,
mentre il sonno mi accoglie tra le sue braccia.
Quando mi sveglio sento i rumori ovattati delle auto che passano,
ma non vedo la luna filtrare tra i rami della vecchia quercia lassù sopra la collina
e neppure le stelle.
Allora capisco che è così perché sta nevicando.


E sotto questa neve, nei sentieri camminati al tuo fianco dove il mio pensiero mi porta.
Tra le praterie e gli abeti già carichi di una bianca coltre,
nei tramonti invernali malinconici e pieni delle ombre della sera, non c'è momento in cui non senta con nostalgica tenerezza il respiro della tua anima e la dolcezza dei ricordi che ancora vivono in me, come un sogno nel sogno.

E nel sogno era il 27 dicembre di alcuni anni fa in cui si era deciso per una escursione notturna con le ciaspe a Marcesina .  Una escursione complessa ma interessante.

Partenza dal Rifugio Valmaron di Enego
Salita al Passo della Forcellona
Passaggio per i Casonetti e il rifugio Marcesina
e poi una lunga tirata a fianco delle piste di sci fino al Rif. Barricata.
Al rifugio avremmo fatto pausa con un menù concordato.
E poi saremmo tornati a Valmaron con la motoslitta.
Il tutto prevedeva necessariamente la presenza della luna piena
almeno durante il percorso di andata per non rischiare di perderci.
 
« Ma ci saranno ancora degli innamorati che in una notte d’inverno
si faranno trasportare su una slitta  trainata da un generoso cavallo per la piana di Marcesina
imbevuta di luce lunare?
Se non ci fossero, come sarebbe triste il mondo...
»

Mario Rigoni Stern


sabato 16 novembre 2024

La montagna e la dolce melanconia dell'autunno

La neve e le conseguenti brine, hanno reso ancora più vividi i colori dell'erba e rinsecchito gli ultimi fiori rimasti lassù nelle Terre Alte, dove sono salito per incontrare ricordi e memorie che mai hanno lasciato il mio cuore.
E' il momento magico delle Terre Alte, dei silenziosi pascoli d'alta quota, delle albe nebbiose, dei colori esaltati delle praterie in tante tonalità che a tratti la luce radente del mattino rende evidenti nei prati e nelle radure del sottobosco che si prepare al riposo invernale.


Gli aghi dei larici hanno preso la luce dell'ambra e la brezza del mattino le stacca dai rami, adagiandole al suolo. I sorbi dalle rosse e lucenti bacche sono irresistibile richiamo alle cesene e ai tordi. I prati attorno alle malghe si sono adornati degli ultimi fior che con la prima neve, mentre appassiscono, regalano ancora colori tenui ai prati oramai ingialliti. Qualche angolo delle praterie ci regala ancora gli ultimi colori rubati alla tavolozza di un pittore impressionista. 



Tra i possibili modi di camminare in montagna, questo di fine autunno ti fa intensamente partecipare ad un mondo che senti esclusivamente tuo e che ti aiuta a capire anche l'ultima stagione della tua vita.

Al mattino gli stagni degli abbeveratoi sono velati dal ghiaccio e nelle zone a nord i prati sono coperti da una brina così consistente che assomiglia a neve.
Nel bosco gli ultimi funghi sono i cortinari e le nebularis, mentre nei prati, qualche raro porcino cresciuto con l'ultima lunazione d'autunno è golosamente ricercato, oltre che da noi anche dalle arvicole e dagli scoiattoli.

 Il sottobosco emana odori di legni marciscenti, di muschio, di funghi e di bacche appassite.

 


Così una dolce malinconia mi prende, la melanconia dell'autunno. 

Così, sotto un vecchio larice, cerco anch'io un luogo dove sedermi per ricordare e meditare sulle stagioni passate della mia vita e sull'esistenza che corre via con i ricordi che diventano preghiera di ringraziamento per la vita che ho avuto e per i doni che la montagna mi ha regalato.*

* M.R. Stern



 

 

domenica 3 novembre 2024

La Valle incantata

La Valle dei Mòcheni, Bersntol in lingua locale, è una Valle distante solamente 20 km dalla città di Trento, quindi a poco più di mezz’ora di auto.
Siamo ai margini occidentali del gruppo del Lagorai, e quindi in territori selvaggi per definizione.
La caratteristica di questa valle e forse anche la sua fortuna è stata quella di rimanere fuori dallo sviluppo turistico di massa avvenuto nel corso del novecento nelle Alpi e soprattutto nelle Dolomiti; in questo modo la valle ha mantenuto intatto il suo fascino, conservando una dimensione autentica, intima e profonda.
Un luogo appartato che si scopre solamente esplorandolo pian piano attraverso i suoi borghi, i suoi Masi e le sue malghe in quota, ma soprattutto i suoi sentieri che si aprono a paesaggi sempre diversi affascinanti e mai monotoni.
La Valle profondamente incisa dal torrente Férsina presenta su entrambi i versanti una serie di piccoli nuclei abitati, paesi e frazioni collegate rispettivamente da due strade che alla testata della valle si uniscono attraversando il torrente in corrispondenza del paese più alto quello di Palù del Fersina (il più caratteristico in valle).
Prima di suggerirvi uno dei tanti percorsi che si possono programmare in questa valle, è utile, per capirne l'anima diffidente e sospettosa, conoscerne in breve la storia.
La Valle dei Mòcheni è un'isola linguistica germanofona.
I piccoli borghi della valle furono stabilmente abitati solamente dal 1200 quando arrivarono in zona i primi coloni provenienti dalla Baviera per sfruttare i boschi e i prati, attorno ai quali sorsero i primi Masi destinati alla coltivazione dei cereali e all’allevamento.

Poichè la popolazione indigena preferiva vivere nei paesi a valle e salire in montagna solo d'estate per pascolare le greggi i Principi Vescovi del Tirolo favorirono questi flussi migratori di popolazione germanofona abituata a vivere nelle terre alte durante tutto l'anno in masi isolati ed autosufficienti e conducendo una vita di sussistenza.
Da qui ebbero origine le prime comunità di persone dove tutto ruotava attorno al Maso, che garantiva una minima indipendenza economica tale per cui la stessa popolazione non aveva motivo di interagire con il mondo esterno.

sabato 2 novembre 2024

Valle dei Mocheni: da baita Van Spitz a Kaserbisn hitt

Viste le previsioni meteo che davano una bella giornata autunnale con cielo terso e temperature sopra la media decidiamo di fare una escursione nella poco frequentata, ma pittoresca Valle dei Mocheni. In macchina da Pergine saliamo per la Valle seguendo le indicazioni per Canezza e poi per Frassilongo fino al bivio per Roveda. Da Roveda raggiungiamo la piazzetta con la Chiesa e il ristorante Kamauz. Da quì, seguendo le indicazioni, in breve ci ritroviamo alla Baita Van Spitz dove lasciamo la macchina.
La nostra meta è la malga Kaserbisn Hitt in località Prati Imperiali.

Siamo già a 1.500 metri e la vista che si apre intorno a noi ci lascia senza fiato: ecco in primo piano il Bondone e la Paganella, dietro maestoso tutto il Gruppo delle Dolomiti del Brenta con le cime che si stagliano maestose nel cielo blu, mentre a sinistra si intravvedono i ghiacciai dell'Adamello e della Presanella.


Dal parcheggio, per fare un giro ad anello prendiamo a destra dove possiamo ammirare numerose opere in legno e pietra frutto di diversi simposi di artisti internazionali tenuti gli anni scorsi.

Il percorso è sterrato e si sviluppa lungo la strada forestale in costante salita tranne pochi tratti  ripidi nei pressi dell'Osservatorio
che rappresenta il punto di osservazione panoramica più elevato dell'escursione..

La giornata è splendida e la nostra passeggiata ci regala suggestivi panorami sulla valle dell'Adige, e sul Gruppo delle Dolomiti di Brenta, sul Gronlait, sul Fravort e sui boschi circostanti tinti dei colori dell'autunno.
Le indicazioni per la malga Kaserbisn Hitt sono scarse, inizialmente dobbiamo seguire le indicazioni per malga Valcava e in seguito per i Prati imperiali.


Il nome italiano della località è frutto di un'errata traduzione di "Kaserbisn" (prati della casara in mòcheno) mentre se avesse realmente il significato di "imperiali" dovrebbe essere scritto kaiser e non invece Kaser.)

Dopo circa due ore di cammino che ci hanno riempito gli occhi e l'anima raggiungiamo la baita Kaserbisn Hitt. Ora possiamo appagare anche il nostro appetito.




Per il ritorno useremo la strada forestale bassa che unisce le due Baite procedendo prevalentemente all'ombra del bosco con comode discese alternate a un paio di tratti pianeggianti (salva-articolazioni).

domenica 16 ottobre 2022

Montagna; foliage al Passo

 “ora mi sembra di non poter essere felice che sulle montagne
e di non desiderare che quelle
”.
Dino Buzzati



Sembra di sentire, nelle parole di Buzzati, l’eco dell’eterna nostalgia di un luogo “altro”, diverso, più elevato, quasi il simbolo materiale del sottrarsi per un momento al mondo e alle cose terrene.
La ricerca, appunto, del proprio “luogo dell’anima”, dello spirito, l’unico luogo dove è ancora possibile, davvero, “essere felici” con se stessi.
Così la montagna, luogo dell'anima, diviene lo specchio della nostra interiorità. 


Di che colore è il foliage al Passo Giau?
Si può cercare un aggettivo esatto per definire quella tinta così diversa da tutte le altre, che a me ogni volta che ci faccio ritorno e la rivedo, provoca una improvvisa emozione, risollevando ricordi struggenti.  No, un aggettivo preciso non esiste. Più che di un colore preciso, si tratta di una sfumatura di colore dell'anima.


Dobbiamo aspettare quando viene il tardo pomeriggio, quando la gente frettolosa riparte con la frenesia di altri lidi, di altre mete. Solo allora il Passo comincia a tirar fuori colori straordinari con quelle tinte che nessuno è mai riuscito a dire bene e tanto meno io. E parlare di rosa, di enrosadira, di porpora, di trasparenze  di polvere antica non serve a niente.
Penso proprio sia impossibile esprimere il senso di quei colori, di quella espressione, di quel paesaggio che si contempla nell'anima che il Passo riesce ad esprimere più di ogni altro luogo di montagna.



Così con il passare degli anni ho scoperto che non tutte le montagne accendono in noi la stessa beatitudine come diceva D. Buzzatti.
Ognuno di noi ha una quota prediletta in montagna.
Una geografia dell'anima che si unisce ai ricordi per formare un paesaggio interiore che somiglia a noi stessi e dove ci si sente a casa..
La mia è il Passo Giau.

sabato 27 agosto 2022

AMANDOTI

Amarti m'affatica, mi svuota dentroQualcosa che assomiglia a ridere nel piantoAmarti m'affatica, mi dà malinconiaChe vuoi farci, è la vitaÈ la vita, la mia
 
Amami ancora, fallo dolcementeUn anno, un mese, un'ora, perdutamenteAmami ancora, fallo dolcementeSolo per un'ora, perdutamente
 
Amarti mi consola, le notti biancheQualcosa che riempie vecchie storie fumantiAmarti mi consola, mi dà allegriaChe vuoi farci, è la vitaÈ la vita, la mia
 
Amami ancora, fallo dolcementeSolo per un'ora, perdutamente(Amandoti, la vita la mia)
 
Amami ancora, fallo dolcementeUn anno, un mese, un'ora, perdutamenteAmami ancora, fallo dolcementeSolo per un'ora, perdutamente
 
Amami ancora, fallo dolcementeSolo per un'ora, che sia per sempre
 Amandoti, è la vita la miaAmandoti, è la vita la mia
 
Fonte: Musixmatch
Compositori: Giovanni Lindo Ferretti / Massimo Zamboni