domenica 8 maggio 2011

Eremo di San Bovo

Dalla chiesa di San Michele, dove abbiamo parcheggiato l'auto, scendiamo la pedonale che costeggia un piccolo rio dalla parte opposta della strada fino a raggiungere un bar d'angolo (Pizzeria all'alpino) dove svoltiamo a sinistra per una strada che dirige verso il monte.

Saliamo brevemente la stradina asfaltata fino al suo termine, dove inizia il sentiero (cartelli e indicazioni in legno) che ci conduce, dopo aver attraversato il torrente e saliti per ripido sentiero, alla cascata del Silan, spettacolare nei momenti di piena.
Ritorniamo indietro di pochi passi per riprendere l'antico sentiero selciato che sbuca, dopo una serie di tornanti, nella strada asfaltata che da Bassano sale in Valrovina.

Proseguiamo verso destra (Bassano) per una decina di metri, non prima però di aver volto lo sguardo verso San Michele e le colline che sovrastano Marostica, e subito svoltiamo a sinistra per salire la breve e ripidissima rampa della strada per contrada Privà.

Seguiamo lungamente tutta la stradina asfaltata fino al caratteristico e diroccato borgo di Privà, interessantissimo agglomerato di vecchie case poste sul colle più estremo delle propaggini sud-orientali dell'Altopiano di Asiago che si protende verso Bassano e la pianura veneta.
Pur essendo a pochi passi dalla città e da un'intersezione di strade di grande comunicazione nel piccolissimo Borgo regna assoluto il silenzio, rotto solamente dal rumore dei lavori agricoli e da quelli di una natura nel suo pieno risveglio stagionale.

Ora torniamo indietro fino all'innesto del sentiero, segnato sempre da cartelli in legno, per l'antichissimo Eremo di San Bovo, affacciato sull'imbocco della Valbrenta. A questo un piccolo oratorio posto su un colle alto 330 metri sul livello del mare, e di cui abbiamo notizia solamente dal 1.742, vi era annessa una piccola cella per un eremita.

La chiesa è rivolta, secondo un'antica usanza, ad oriente, mentre alcuni lastroni di roccia su cui sono ancora visibili dei graffiti sono orientati secondo una linea equinoziale. Si ritiene, da studi e ricerche recenti, possa essere stato un antico luogo di guardia e di culto risalente alla protostoria e probabilmente al contesto reto-venetico attestato nell’immediata pedemontana.

Ritorniamo nuovamente indietro per seguire il sentiero a monte dell'Eremo che ci porta, dopo una lunga traversata delle pendici a nord del monte Costa ricoperte da un bosco di castagni, ad incrociare la strada asfaltata che sale a Caluga di Valrovina, una specie di passo tra la Valsugana e le colline marostegane da dove si può vedere sia l'ultimo tratto della Valsugana e sia la bella Valrovina.

Questo antico comune è dolcemente adagiato in un anfiteatro naturale d'innegabile bellezza lungo uno degli ultimi contrafforti orientali dell'Altopiano di Asiago.
Lasciamo la strada asfaltata e scendiamo a Valrovina, attraverso un vecchio sentiero selciato che passa per un castagneto secolare ancora perfettamente conservato e coltivato.

Una volta arrivati in paese e oltrepassata la Chiesa, scendiamo a sinistra per una strada al fondo della quale troviamo le indicazioni (cartelli in legno) che ci riportano ad una piccola sorgente che sgorga dalla roccia e dove trova posto anche una piccola Madonnina.
Da qui riscendiamo per il sentiero selciato che ci riporta dapprima alla cascata e poi a San Michele.

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