giovedì 23 giugno 2011

Boletus aestivalis: piccolo ma profumato

Comincia la salita.
Le pupille non si sono ancora abituate alla prima luce dell'alba e così il passo tende ad essere lento per permettere agli occhi di abituarsi alla poca luce filtrata dalle folte chiome degli alberi.
Le notizie sono buone......
Speriamo soltanto che la prima "buttata" non si sia improvvisamente fermata.
Ecco una russula virescens, e poi un pò più distante una amanita rubescens.

Ma... quello, visto più in alto vicino al grosso tronco del vecchio castagno, potrebbe essere proprio lui.
Nonostante la salita cerco di affrettare un pochino il passo con il cuore in gola. Non tanto per la fatica ma per quel misto di curiosità ed emozione che mi fa subito accelerare il battito, con una parte di me che impazzisce pregustando il successo e l'altra che tende a buttare acqua sul fuoco per mitigare una possibile delusione.

Ma questa volta è davvero lui, l'estatino (boletus aestivalis) il "re" dei funghi.
Mi avvicino, lo osservo mentre il tempo sembra fermarsi, poi lentamente lo stacco, lo pulisco con il coltellino dal terriccio e dalle foglie e poi delicatamente lo sistemo nel cestino di vimini, comodamente adagiato su un letto di foglie di castagno.

Dei quattro boleti che ben conosciamo, l'aestivalis  è il più profumato, quello che sprigiona un aroma così marcato di nocciola da risultare per qualcuno quasi eccessivo quando lo si cerca di abbinare in cucina.
Anche il sapore batte quello dei suoi fratelli ai quali è superiore persino in quanto a digeribilità.

Il suo gusto è gradevolissimo anche per la presenza di uno zucchero, il mannitolo, che ne impreziosisce ulteriormente le qualità aromatiche.
Unico difetto è la sua predisposizione abbastanza accentuata ad essere larvato e "mangiato", vuoi proprio a causa della sua gradevolezza vuoi anche perché è il primo a comparire.

mercoledì 15 giugno 2011

Il diario di Jane Somers


" All'improvviso ero circondata da oceani di tempo. Ho capito che stavo sperimentando il tempo come fanno i vecchi, o i molto giovani. Andavo a sedermi sul muricciolo di un giardino e restavo a guardare gli uccelli in un cespuglio. 
Mi sedevo al tavolino di un caffè e, con tutto il pomeriggio davanti a me ascoltavo e guardavo due ragazze ridacchiare dei loro fidanzati.
 ...

Potevo imparare ad assaporare veramente, lentamente, pienamente il divertimento dei vecchi, che restano seduti su una panchina a guardare la gente che passa, a osservare una foglia in equilibrio sul bordo di un marciapiede."



Quando, in questo periodo dell'anno, come ho già raccontato nel precedente post, vengo a passare qualche giorno di relax a Cavallino ho una percezione del tempo molto diversa da quella che avverto quando lavoro.
Mi sembra di essere circondato da oceani di tempo.
Allora ogni angolo di questo mare o della laguna diventa buono per sedermi ad osservare senza un impegno, senza un obiettivo, una meta, senza un tempo limitato da una lista di cose da fare.

Adoro tutto questo, davvero, e tanto più in quanto so che è precario.
Basta un attacco della mia lombalgia cronica, una laringite improvvisa, in qualunque momento il destino potrebbe riservarmi un incidente o una malattia, sempre imprevisti, ma impliciti nella nostra natura umana, e mi ritroverei immobilizzato.

Immobilizzato come Maude, la piccola e vecchia signora protagonista del libro, quella che Jane conoscerà in un incontro causale e da cui nascerà una strana amicizia, un legame quasi simbiotico, che permetterà un cambiamento radicale nella vita di Jane.

Così mi rendo conto che, mentre gli anni passano, la solitudine e la capacità di stare da soli dipende dalla salute o meglio da un'approssimazione della stessa.

" Quando mi sveglio la mattina, io so di essere in grado di fare la spesa, cucinare, pulire, spazzolarmi i capelli, riempire la vasca da bagno e immergermi nell'acqua... e ora saluto l'inizio di ogni giornata con un - che privilegio, che cosa meravigliosa, impagabile, non aver bisogno di assistenza, poter fare da soli."

Per un ulteriore approfondimento : Il diario di J. Somers  e   Adeguare il nostro passo

domenica 12 giugno 2011

Cavallino - Treporti

I momenti d’essere non amano gli spazi disgregati
e snaturati dalla velocità.
Viaggiano a piedi e si nutrono di silenzio,
ingannano il tempo lineare cancellando la fretta,
sì che mentre il fiume ci scorre accanto noi,
ben saldi nella terra e nel corpo,
restiamo ad ascoltare la voce del mare.

Queste parole raffigurano, più di ogni altra immagine, l'atmosfera e l'ambiente che si respira e si vive in questo angolo della laguna nord di Venezia nel periodo che intercorre tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate.
Infatti quando l’estate è alle porte il desiderio di vivere il mare e la laguna assieme cresce sempre più dentro di me e così, come ogni anno in questo particolare periodo, scelgo di trascorrere qualche giorno di relax in uno dei pochi alberghi che Cavallino-Treporti offre.
Oltre a trovarsi nella striscia di terra tra il mare e la laguna nord l'hotel Righetto ha il pregio di essere "fronte mare".

Mi sveglio presto al mattino con la prima luce del giorno e dopo una doccia mi preparo il necessario per l'escursione programmata la sera precedente.
Alle reception il portiere di notte, dopo quattro chiacchiere consuetudinarie sul tempo, mi consegna le chiavi di una delle biciclette (city bike o mountain bike a seconda dell'itinerario) che avevo prenotato e che l'albergo mette a disposizione per i propri clienti.
In alternativa mi sposto a Treporti o Punta Sabbioni dove con un traghetto o un ferry-boat posso comodamente e in breve tempo raggiungere le isole di Murano, Burano, Torcello, Sant'Erasmo, il Lido di Venezia per poi proseguire per Pellestrina o Chioggia, o semplicemente raggiungere Venezia.


 Il pomeriggio è dedicato invece alla lettura in spiaggia di uno dei libri che mi sono portato appresso e che attendono da tempo che dedichi loro qualche attenzione in più di quella che generalmente riservo loro nel restante tempo dell'anno.


Verso sera, quando in spiaggia la gente si dirada, mi distolgo dalle mie letture e faccio una passeggiata lungo la spiaggia fine e dorata dell’arenile risultato della lenta azione delle correnti dei fiumi che nel corso dei millenni hanno trasportato fin qui frammenti di rocce e sabbia dalle vicine Dolomiti.
Oltre la spiaggia e le dune dei numerosi campeggi del parco turistico si estende una vasta area protetta: una pineta dominata dal pino marittimo e da quello domestico, ma si possono trovare anche il pino d'Aleppo, i tamerici e gli olivi di Boemia.


Alla sera mi sposto nella zona di Treporti alla ricerca di locande e osterie dove si preparino piatti a base di ortaggi e pesci di laguna o di mare, insomma piatti della cucina di tradizione veneziana (escludendo nel modo più assoluto tutti quei ristoranti o trattorie dove si mangiano più o meno sempre le stesse cose; pasta allo scoglio, fettuccine ai gamberi e zucchine, frittura mista, grigliate eccetera)


.... senza l’urgenza di qualcosa
che sia più avanti del “qui” ed “ora” ,
e che bruci i giorni che mi stanno dinanzi.

sabato 11 giugno 2011

Itinerari in bicicletta: A Jesolo per le porte del Cavallino

 * Porte del Cavallino di Sandro Mion

Partiti sempre dalla Chiesa del Cavallino, ci dirigiamo questa volta verso est costeggiando lungo la nuova ciclabile, l'argine sinistro del canale Casson fino ad arrivare alle Porte del Cavallino così denominate dal 1632.
Queste, come le altre porte e chiuse che si incontrano lungo i fiumi in prossimità delle loro foci lagunari, realizzate dalla Serenissima, impediscono al flusso delle acque dolci di riversarsi nella laguna alterando la composizione delle acque salmastre e consentendo la diffusione della canna palustre, evitando in questo modo problemi d'impaludamento.
* Il Sile alle porte del Cavallino di Armando De Bortol

L' entità di questo passaggio, pochi piedi (per usare l'unità di misura in vigore ai tempi della Serenissima) di larghezza e di profondità d'acqua, non lascia certo spazio perché l'immaginazione tenti di ricomporre un affresco nel quale sia illustrato il lento susseguirsi del transito di barche in entrata nella Laguna.
*   Canale del Cavallino di A. De Bortol

Solo uno sguardo più attento alla facciata dell'edificio prospiciente e una lettura della lapide ivi murata, che recava scolpiti il leone marciano e gli stemmi dei nobili veneziani che provvidero alla sua messa a dimora, potrebbe indurre a supporre l'esistenza di  più storie che per teatro ebbero questo angolo della Laguna.
Porte del Cavallino di A. De Bortol

Per molti queste porte rappresentarono, durante il periodo della Serenissima, un luogo di lavoro o di transito sulla rotta che portava le zattere cariche di legname che arrivavano dal Cadore in laguna dopo avventurosa navigazione nel Piave, dove sorgevano edifici che, da soli, delimitavano un intero universo, come un oratorio, un ufficio per i dazi, un'osteria: la presenza, materialmente tangibile, della chiesa, dello stato, della Serenissima Repubblica.

Attraverso questa pittoresca e immaginaria borgata si pedala infatti intorno all'edificio della vecchia Dogana, risalente al 1632, ora trasformato in un hotel ristorante per poi superare, bicicletta a mano, attraverso una passerella in metallo applicata alla saracinesca, le porte e raggiungere l'argine destro del Sile in territorio di Jesolo.

Il terrapieno serviva inoltre da margine di conterminazione lagunare, confine cioè tra la laguna e la terraferma ed era sottoposto a rigidi controlli da parte della Serenissima che aveva posto dei cippi in pietra viva per segnalarne la disponibilità.

Inizia ora il lungo tratto sterrato di Via Cristo Re con fondo ghiaioso ma compatto. La strada argine che in dieci chilometri ci porterà in centro a Jesolo era l'antica restera lungo la quale i cavalli trainavano i barconi o le zattere in risalita del fiume In questo tratto il paesaggio è di rara bellezza: sulla nostra destra ci accompagna una barriera di vegetazione palustre che ogni tanto si apre, come una finestra, sul tranquillo corso del Sile-Piave vecchia, mentre sulla sinistra si snoda fino alla laguna una serie di campi coltivati che ci porterebbero fino a Lio Maggiore.

Ma ora sono i campi della "DragoJesolo spa" protetti da una selva di cartelli di divieti di transito in quanto azienda faunistico venatoria. E' facile immaginare come i Magistrati alle acque della Serenissima Repubblica si rivolterebbero nella tomba se vedessero questo scempio. Loro non lo avrebbero mai permesso dal momento che nel 1658 scrivevano:

"che alcuno chi si voglia non debba lungo i fiumi, arzeri, acque pubbliche impedire a qual sia persona l'uso antico e libero del passaggio come passar con carri, animali, cavalli e pedoni in conformità di quello ricerca il dovere, la convenienza e il pubblico servitio."


Ma si sa quello della Serenissima "Res pubblica" era ben diverso da quello della odierna "Res pubblica".

Partenza: hotel Righetto - Cavallino
Arrivo: Jesolo paese
Distanza: 10 km
Tipo: ciclopedonale
Fondo: pavimentato, sterrato, asfalto
Difficoltà: facile

venerdì 10 giugno 2011

Itinerari in bicicletta tra mare e laguna: Treporti e Lio Piccolo

Ricostruire la storia di quello che è ora definito come il Litorale Nord della Laguna di Venezia è un'avventura difficile e per certi versi affascinante: se, infatti, per Lio Piccolo esistono testimonianze risalenti all'epoca romana (come i recenti resti di splendidi pavimenti a mosaico) località come Ca' Savio, Le Mesole, Saccagnana, Punta Sabbioni e Treporti hanno origine recentissima.

L'intero Litorale è legato infatti alla continua evoluzione dell'assetto idrogeologico,in buona parte per opera dei suoi due fiumi principali il Piave e il Sile; una combinazione di acque e terre che ne ha sempre determinato la nascita e il destino.

Una volta partiti dalla Chiesa di Cavallino costeggiamo il lato nord della penisola, lungo il canale Pordelio che separa per tutta la sua lunghezza da est a ovest il litorale del Cavallino da Treporti.

Pedaliamo leggeri fino all'incrocio dove, prendendo a destra, superiamo il ponte che ci conduce a Treporti, piccolo centro abitato che prende il nome dall'antica presenza di tre bocche di porto ora scomparse, con la sua chiesetta dai due caratteristici campanili.

Dopo aver superato il paese con qualche curva, si attraversa un altro ponte e, all'altezza del cimitero, si va a destra continuando a pedalare lungo l'argine.
Svoltando a sinistra per seguire le indicazioni per Lio Piccolo si incontra la suggestiva Corte del Prà in località Saccagnana, sulla quale si affacciano basse case coloniche, un’elegante villa rustica e un’antica chiesetta e dove potrà capitarvi di incontrare qualche anziano seduto davanti all'uscio che, scrutandovi con aria diffidente, vi darà la sensazione di essere un intruso che entra in casa altrui senza essere invitato.

Oltrepassando quest’aia pittoresca, che il tempo sembra non aver minimamente scalfito, la stradina che si snoda lungo gli argini diventa una striscia sempre più stretta ed il paesaggio cambia improvvisamente.
Vi troverete immersi in un ambiente lagunare, caratterizzato dall’importante presenza di valli da pesca, barene ed orti, tipici di questa particolare zona della laguna in mezzo ad un paesaggio che separa in maniera netta le zone salmastre di barena, dalle zone tranquille d'acqua dolce.

Inoltrandovi in questo mondo, che si fa via via sempre più suggestivo e fiabesco, vi sembrerà di scivolare a pelo d’acqua, con la stessa eleganza e delicatezza dei molti abitanti della laguna che vi capiterà di incrociare: garzette, germani, folaghe, aironi… e i cavalieri d'Italia, agili uccelli dalle zampette lunghe e rosse e dalla livrea bianca e nera.

Dopo poco, dove la barena si allarga, compare lo sperduto borgo di Lio Piccolo, un luogo fuori dal tempo, simile a un paesaggio segreto e abbandonato, con la sua chiesetta seicentesca dedicata (stranamente) a S. Maria della Neve, davanti alla quale resiste un vecchio frutteto di giuggioli, la piazzetta su cui si affacciano poche case, alcune delle quali ancora oggi abitate, e il Palazzetto Boldù (nobile famiglia veneziana) del XVII secolo.

Da qui si può proseguire ancora un poco, inoltrandosi lungo gli argini delle Valli Paleazza, Olivari, dove, alla percezione di disordine e abbandono di molte abitazioni fa da contrappunto la geometria delle peschiere e dei curatissimi orti “mazzuolati” (disposti su dossi per metterli al riparo dalla bora), dove l’aria e il suolo salmastro favoriscono la coltivazione di squisite primizie di stagione come i carciofini (castraure), gli asparagi e le zucchine.

Partenza: hotel Righetto - Cavallino
Arrivo: Lio Piccolo
Distanza: 20 km
Tipo: strada asfaltata
Difficoltà: facile