La montagna è fatta - come nei miei sogni di adolescente - di rocce e di vette, di bianchi nevai e di scuri crepacci, di scalate incompiute e di ferite ma anche di piccole felicità impagabili, di sentieri e di panorami commoventi, e di tutte quelle sfumature e pieghe che appaiono evidenti solamente agli occhi di un adolescentechi la comprende e la ama in tutti i suoi aspetti.
E fin dai primi "Campi Scuola" al Passo Pordoi, durante gli anni del liceo, ho scoperto che camminare in montagna è un'esperienza simile all'innamoramento.
Senza riaprire gli occhi, mi rendo conto che in una mano stringo l'amata borraccia con impressa una stella alpina riempita al mattino di una tisana speziata richiesta da tutti gli amici, mentre nell'altra mi sembra di stringere il bastone con le tacche che mi aveva regalato papà.
Ora apro gli occhi e mi accorgo che intorno a me l'immagine di quegli amici è svanita, come quella di mio padre e del suo bastone. Mi resta l'immagine della montagna, una montagna senza più vette da scalare, senza segnavia che indicano la direzione verso la meta. E' rimasto solo il rumore familiare del vento di montagna, quello che ti arrossa il viso e ti brucia le spalle. E' rimasto quel "tum-tum" del cuore per il fiato corto dalla salita, e i muscoli duri e contratti per la malattia che non mi permette più le scalate di un tempo ...E la montagna, che ha custodito per anni quei ricordi, ora me li sta restituendo a pezzi come i capitoli di un libro la cui lettura ti vela ogni volta gli occhi ma ti riempie anche il cuore di un amore ricambiato.