giovedì 19 giugno 2008

Omaggio a Mario Rigoni Stern

Vorrei provare a rendere omaggio all'amico Mario Rigoni Stern per una volta con le parole di un altro scrittore-montanaro: Carlo Grande.

"Ma il tempo buono arriva, prima dell'alba: un'occhiata alla finestra, guardiamo le stelle.
Chiudiamo la porta di casa, zaino in spalla, riepiloghiamo le poche cose che serviranno.
Con noi lo stretto necessario alla sopravvivenza: pochi viveri e vestiti, borraccia, coltello, comodi scarponi, caffè caldo nel thermos, vino.
Usciamo nel buio della città deserta; ancora un'occhiata al cielo sperando nel bel tempo, e l'auto ronfa in periferia.......
Lasciamo le colline, andiamo più lontano, in cerca della montagna.

Il primo momento della salita è il distacco.
Da casa, dalla comoda stanza. Il decollo, nel freddo dell'aurora, è ricerca di stabilità, di ritmo. Non alziamo la testa: il piacere, adesso, e i nostri pensieri, non nascono dall'idea di arrivare ma dalla voglia di andare.

Quanto più si sale, mano a mano che ci si avvicina alla meta, tanto più la parola si riduce e cresce il dialogo interiore. La salita è silenzio, per preservare il respiro e lasciare entrare i pensieri. Nel lungo viaggio l'immateriale crinale parola/silenzio anche la parola diventa rarefatta, come gli alberi.
Fino alla sommità tempio del silenzio."

Carlo Grande, Terre Alte, Ponte delle Grazie ed. ,2008


..... e noi, caro Mario, cercheremo di raggiungerti lassù.

martedì 17 giugno 2008

Boletus pinicola (o B. pinophilus)

Sappiamo bene che si va a funghi per tanti e diversi motivi.
E i "malati di porcini", come il sottoscritto, non fanno eccezione.
Ma, se vi fosse concesso di poter chiedere a ciascuno di questi "malati" il perché di questa ossessiva ricerca, ciascuno tenterebbe di spiegarne il motivo facendo sempre riferimento a quella esperienza emozionale unica che si prova quando ci si trova difronte ad un porcino.
E il tuffo al cuore che avvertiamo, quando nel bosco avvistiamo un boletus pinicola, è davvero qualcosa di ancora più speciale e unico.
La sua scoperta tra i mirtilli, o seminascosto nel sottobosco di un'abetaia, grosso, esteticamente bello e coperto da un cappello dalle sfumature calde del rosso, ci rende subito protagonisti di una fiaba.

E il B. pinicola, più degli altri tre suoi fratelli (B. edulis, B. aestivalis e B. aereus), è in grado di farci provare emozioni fortissime perché richiede una particolare e precisa esperienza di ricerca: dall'immersione nel bosco ancora relativamente silenzioso e poco frequentato, alla concentrazione e al piacere del gioco che richiede la sua "caccia", dalla capacità investigativa che ci porta ad interpretare ogni segnale che il bosco offre, alla soddisfazione estetica che ci provoca il momento del suo ritrovamento.

Il nome pinicola o pinophilus può trarci in inganno circa gli ambienti dove cresce questo splendido porcino. Infatti, non serve conoscere il latino per comprendere che il suo nome scientifico fa riferimento ad un albero specifico del bosco: il pino.
Eppure il nostro boleto non ha preferenze così specifiche, potendo crescere sia sotto conifere (abeti e pini), sia anche (e in particola modo al centro-sud) sotto le latifoglie, amando in particolar modo faggi e castagni.
Non è facile però fare raccolte copiose di questo boleto per cui è bene ricordarci e memorizzare bene le zone che in passato ci hanno permesso di riempire il nostro cesto. Questi luoghi privilegiati sono detti "fungaie" e sono anche il segreto di molti cercatori.

Il B. pinicola è sicuramente meno aromatico e gastronomicamente meno apprezzato degli altri tre suoi fratelli, ma in compenso gode sempre di ottima salute, difficilmente è larvato ed ha una carne "serbevole" (in grado cioè di conservarsi nel tempo fresca e soda), caratteristiche che lo rendono ugualmente apprezzato anche in cucina.
L'aroma del pinicola anche se, come abbiamo detto, meno intenso di quello delle altre tre specie, ha una caratteristica nota di "fruttato" che lo rende particolarmente adatto ad essere abbinato al pesce.


Mazzancolle marinate all'aspretto di ciliegie su crudità di boletus pinicola

ingredienti:

16 mazzancolle
2 boletus pinicola
aspretto di ciliegie
1 limone
sale, pepe e prezzemolo
alcune ciliegie


Lavate i Gamberoni (che naturalmente dovranno essere freschissimi) ,
tagliateli lungo la parte dorsale per togliere l'intestino e per poterli aprire a libro.
Poneteli a marinare per non più di 10'  nell'aspretto di ciliegie con sale minerale e pepe.

Nel frattempo tagliate i pinicola a fettine sottili e disponetele nel piatto.
Spennellatele con la vinagrette (limone, sale, pepe  e olio extra di oliva)


Disponete a croce i gamberoni nappandoli ancora con qualche cucchiaio di aspretto e
decorando infine con delle ciliegie crude tagliate a spicchi e del prezzemolo fresco tritato.

BUON APPETITO 





giovedì 5 giugno 2008

Itinerari in bicicletta tra mare e laguna: la laguna nord di Venezia


Il paesaggio attraverso il quale si snoda questo lungo ma interessantissimo itinerario tocca diverse realtà del territorio lagunare veneziano, dalle valli da pesca, ai piccoli borghi rurali, agli orti di zucchine e carciofi che rendono particolarmente pittoresco questo angolo di laguna.

L'ambiente è uno dei più suggestivi, caratterizzato dall'importante presenza delle valli da pesca, e dalle formazioni di barene con la loro caratteristica flora e fauna, con i germani reali, gli aironi rossi, le garzette, e i cavalieri d'italia.

Percorrendo in bicicletta la lunga strada che costeggia l'argine di separazione tra le valli di pesca, la sensazione è quella di inoltrarsi sempre di più in un ambiente incantato.
E, quando la barena si allarga, tra frutteti e nuovi orti lagunari, compare all'improvviso il minuscolo borgo rinascimentale di Lio Piccolo, sorto su insediamento medioevale, con la sua chiesetta seicentesca e la piccola piazza su cui si affaccia il palazzo padronale.

La strada percorre l'argine occidentale di Valle Paleazza e Valle Olivara, rifugio migratorio di moltissime specie di uccelli. La laguna di Lio Piccolo è infatti un'area di nidificazione privilegiata e il periodo più adatto per l'osservazione dell'avifauna è sicuramente la tarda primavera.

In questo habitat particolare l'indeterminazione evasiva della laguna si stabilizza, si geometrizza nelle peschiere e negli orti disposti perpendicolarmente alla direttrice nord-est a protezione della bora.
Così, se i borghi e i casoni danno spesso l'idea di abbandono, gli orti e le serre, curatissimi da ortolani oramai vecchi ma ostinati a rimanere in questi luogh
i belli ma isolati, riempiono di vita, di colore, profumi e speranza questo eden.

Alla fine le emozioni e i ricordi di questa giornata vengono filtrati dalla luce soffusa di una tramonto che ci rende ancora più difficile staccarci da tanta bellezza, e solo la speranza di un ritorno ci induce a lasciare temporaneamente questo paradiso..


dedicato a Giorgio con la speranza che il prossimo anno
possa essere mio compagno di avventura.

Fotoracconto dell'escursione


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mercoledì 4 giugno 2008

Itinerari in bicicletta tra mare e laguna: le dune del cavallino

Dopo aver partecipato nel fine settimana ad un Convegno inerente la mia professione, mi sono preso due giorni di libertà e sono andato a rifugiarmi al Cavallino in provincia di Venezia.
Non sono certo un appassionato di mare ma, già da qualche anno, questo luogo situato in una striscia di terra tra la splendida e protetta laguna nord di Venezia e un lembo di mare adriatico che certifica con la bandiera blu la qualità dei servizi turistici, ambientali e acquei del suo litorale, mi ha stregato.


Non c'è il caos tra vie che traboccano di negozi pieni di cianfrusaglie e la musica assordante delle discoteche come nella vicina Jesolo.
Non ci sono file interminabili di alberghi, pensioni, appartamenti, e di ombrelloni allineati e pigiati sulla spiaggia come nella riviera.
A Cavallino e soprattutto a Punta Sabbioni puoi trovare solo la quiete e la tranquillità di un mare e di una spiaggia ricche di paesaggi differenti che si mescolano in un ambiente che, proprio per la sua varietà, risulta essere davvero unico.

Il Primo dei due itinerari che si percorrono in bicicletta parte proprio da Cavallino alla scoperta delle frontiere ambientali dell'area di Punta Sabbioni e della bellissima spiaggia in costante mutamento a causa dell'accumulo di sedimento dovuto alle correnti marine e ai sedimenti portati dal fiume Piave.
Si tratta quindi di un contesto in forte evoluzione ove è possibile riconoscere gran parte degli ambienti litoranei dell'Alto Adriatico su cui spiccano le dune in neoformazione, le aree umidi retrodunali, il bosco igrofilo e la pineta.

La grande scommessa del progetto "Life Natura" della Regione Veneto per quest'area consiste nel riuscire a far convivere una presenza umana, sia fissa che stagionale seppur mai eccessiva ed invadente come in altre parti dell'Adriatico, con un ambiente così fragile.