giovedì 2 luglio 2009

Baita Alpina


Andando a Trento lungo la statale n. 47 della Valsugana, subito dopo Pergine, si sale verso l’Altopiano di Pinè.
Da Baselga di Pinè si prosegue costeggiando prima il lago di Serraia e poi quello delle Piazze, che ricordano le atmosfere alla Schnitzler, esausti e tranquilli, con la loro solitudine fatta di canne, faggi e pini.
Passati i due laghi, e arrivati a Bedollo, si deve salire tra case e villette, oltre la chiesetta di Sant’Osvaldo, fino al nuovo "parco giochi".
Pochi metri prima del parcheggio del "parco giochi" si trova la Baita Alpina

Solamente allora, una volta sceso dall'auto e guardandoti attorno ti rendi conto di essere come sospeso sui laghi, attorniato da uno splendido bosco di betulle, abeti rossi, pini e faggi che frusciano un po’ nella brezza come a darti un dolce saluto di benvenuto.

E tra il bosco odoroso alle tue spalle e il prato che piega in basso verso le ultime case del paese ti appare, come nelle favole che ti raccontavano da bambino, la Baita Alpina, con il ballatoio pieno di gerani al sole, i tavoli all’aperto, la recinzione cintata di assi di legno ingrigito dal sole, il tutto avvolto in un silenzio quasi irreale.

C’è odore di legna nel fuoco, un grande paiolo per una polenta, profumo di vento e di vecchi bivacchi mentre seduto ad un tavolo osservi il bosco che si snoda dietro la baita, pieno di sentieri, mirtilli e fragoline rosse.
Il menù proposto è ricco di piatti tipici in coerenza con la semplicità e la tradizione della cucina trentina più classica ma con un'attenzione alla qualità delle materie prime da far concorrenza ai più blasonati ristoranti del pinetano.

La scelta è tale che ti ritrovi in difficoltà ad ordinare, e non ti fa inquietare nemmeno la preoccupazione del prezzo, che è veramente molto modico, rispetto a quello che puoi ordinare e al bel posto che di cui puoi godere.

Ci staresti delle ore e forse anche un'intera giornata, senza fretta, mentre avanzano le prime ombre della sera, radenti sull’erba con un luccichio di altri tempi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissimo Mario
anch'io ho il posto mio preferito,
è vicino a casa. Ho la fortuna di vivere in un luogo solitario immerso nel verde, dove arriva qualche macchina solo perchè sbaglia strada.
Mi siedo sull'erba e osservo sotto la vallata, lascio scivolare giù i pesi della giornata trascorsa e mi riempio di suoni, di profumi, di colori, di vibrazioni della natura intorno... La sera poi mi tuffo nei tramonti che d'estate diventano più rosei rispetto a quelli infuocati di fine primavera...
...e mi interrogo sulla differenza che c'è tra vivere e campare.

"Le solitudini regolavano il fiato in faccia agli orizzonti. Ero scappato laggiù senza sapere accendere un fuoco, l'Argentina mi ha insegnato a campare, che è accamparsi. Diverso da vivere, che è trascorrere il tempo. Campare ha per traguardo la fine del giorno, il posto buono per il bivacco, acqua per il cavallo e sterpi per il fuoco.
...ho fatto l'ospite della natura e della sua carità abbondante. Valevo uno, che è il numero assegnato a ogni vita, senza garanzia di conservarlo. Poteva andare a zero tutti i giorni, dovevo guadagnarmi la durata"

Erri de Luca da "Il giorno prima della felicità"

marta p.

Anonimo ha detto...

E' un gran bel posto, mi piace andarci soprattutto ora che per le montagne importanti è ancora presto.
E poi riserva spesso delle gradevoli sorprese....
Ciao, a presto
vittorina