mercoledì 6 aprile 2011

Primavera

Un giorno di primavera mi sedetti cercando di scrivere, ma subito capii che quel giorno la scrivania dello studio non era il luogo ideale in cui si potevano rielaborare i pensieri del cuore.
Così in una collina subito a nord di casa, costellata di ciliegi in fiore, uscii a fare una passeggiata, su per la valle del vecchio mulino e lungo il crinale, e poi giù fino al torrente.

La primavera era arrivata dopo un inverno insolitamente umido e piovoso e le colline erano diventate di quel verde sfrenato ed esuberante che dimentico e riscopro ogni volta che esco a camminare al tepore dei primi caldi primaverili. Attraverso l'erba novella sporgeva il giallo oro dei fiori di tarassaco che rendeva la tavolozza più carica del resto dell'anno.

Queste carrarecce e questi sentieri congiunti formano un circuito di circa sette chilometri, che ricominciai a percorrere a piedi circa dieci anni fa per fare svaporare, camminando, l'ansia di un anno difficile. Continuavo a ripercorrere questi itinerari per concedere una tregua ai problemi e al lavoro.

"In una cultura,come la nostra, orientata alla produzione e al consumo, pensare è generalmente concepito come un fare niente, e il fare niente è difficile da fare. La via migliore per realizzarlo è di mascherarlo nel "fare qualcosa", e ciò che più si avvicina al fare niente è il camminare.
Camminare in sé è l'atto volontario più vicino ai ritmi involontari del corpo: il respiro e il battito del cuore."


Stabilisce un delicato equilibrio tra la mente sempre operosa e l'anima che anela al silenzio.

Non sapevo con precisione se ero troppo in anticipo o troppo in ritardo per i germogli di luppolo che in queste colline è quasi invasivo, ma lo sguardo era attratto dalle chiazze e mazzetti di viole di ogni colore e specie.
Viola odorata , dark ladies in velluto viola scuro e intensamente profumate e con le foglie a forma di cuore perfetto, viole canine, azzurro pallido o lilla sbiadito, un po’ anemiche e senza profumo.

E a far compagnia alle viole l’azzurro delle pervinche che mi ricordavano le camminate fatte con mio padre in stagioni ormai lontane a cercare le prime erbe di stagione: bruscandoli, bruschi e tanoni.


Muoversi a piedi sembra rendere più facile muoversi nel tempo; la mente vaga dai pensieri ai ricordi e rende all'anima un silenzio intriso di malinconia.

2 commenti:

Lorenzo ha detto...

Ma le foto del risottino coi bruscandoli non ce le fai vedere?
:-)

mario ha detto...

@Lorenzo: devi guardare a qualche posto precedente come questo

http://terre-alte.blogspot.com/2009/04/la-primavera-e-le-sue-erbe-lortica.html

....che dici ?