venerdì 8 giugno 2018

Corte Seconda del Milion

Son passati ormai piu’ di sette secoli da quando Marco Polo, in carcere a Genova, dettava a Rustichello da Pisa le sue avventure di viaggio in Asia nel celeberrimo libro ” Il Milione ”.
Ne nacque uno dei libri di viaggi e di avventure più noti della letteratura di tutti i tempi.
 Anche se creduto per molto tempo un racconto frutto della sua fantasia, il ricordo di Marco Polo e delle meravigliose avventure vissute è rimasto sempre vivo nella memoria dei veneziani.
Per questo il quartiere in cui il giovane Polo e la sua famiglia sono vissuti porta ancora oggi il titolo del suo libro.

La Corte seconda del Milion è uno slargo tra le case, una volta intercluso intorno alla antica Vera da Pozzo. L'unico accesso era il basso sotoportego, così come era nella norma urbanistica in una corte veneziana. Le case cinquecentesche che la circondano non sono realmente quelle in cui visse il famoso esploratore ma sorgono sulle antiche fondamenta della case della famiglia Polo.

Così per consuetudine vengono definite dalle guide e dalla tradizione come le Case di Marco Polo, anche se il famoso esploratore veneziano è vissuto qualche centinaio d'anni prima della costruzione delle case che ora attorniano la corte che noi vediamo. I lavori di ristrutturazione del vicino Teatro Malibran eseguiti verso la fine del XIX secolo hanno notevolmente modificato lo stato originale dei luoghi.

Inoltre accanto all'Arco Polo sono stati aperti due nuovi passaggi per permettere al Teatro Malibran di avere nuove vie di accesso e di fuga dal teatro stesso, vista la sua grande capienza per un teatro di quell'epoca. Con il restauro del 2002 del Teatro è stata anche rialzata la Vera da Pozzo che troviamo al centro della Corte. A sorvegliare che l'acqua non fosse inquinata da acque salse durante le alte maree, un addetto della Repubblica di Venezia, tappava i buchi delle forine e periodicamente controllava la salubrità dell'acqua.

giovedì 7 giugno 2018

Il Milione

Rustichello da Pisa, mentre era prigioniero a Genova, divideva la cella col mercante ed esploratore veneziano Marco Polo.
Questi gli dettò (forse nel 1298) la narrazione delle sue incredibili avventure in Oriente, durante un viaggio durato più di venti anni. Marco Polo era stato fatto prigioniero dai Genovesi in un’occasione poco chiara e nelle segrete di Palazzo San Giorgio incontrò appunto lo scrittore pisano. Il libro ebbe subito un'immensa fortuna, proprio per le incredibili avventure raccontate. Venne poi riscritto in francese e assume il titolo di Livre des merveilles ("Libro delle meraviglie"). Ha immediatamente una traduzione in latino: De mirabilibus mundi ("Le meraviglie del mondo"). Seguiranno traduzioni in neo-latino veneziano e in neo-latino fiorentino. Titolo: Libro di messer Marco Polo cittadino di Venezia detto Milione

Il viaggio in Oriente descritto dal libro è quello che segue quello compiuto dal padre di Marco, Niccolò Polo, e dallo zio Matteo, mercanti che giunsero alla corte del Gran Khan. Tornati a Venezia, i due mercanti decisero di fare ritorno in Oriente nel 1270 e portarono con sé il giovane Marco. Soggiornando per oltre 17 anni alla corte del Gran Khan, Marco ebbe modo di divenire uomo di fiducia dell'Imperatore mongolo.

Per questo sembra che Marco avesse l'incarico di percorrere varie regioni del continente, in particolare la Cina, assolvendo diversi compiti affidatigli dall'Imperatore. Nel testo vengono descritti sistematicamente diversi paesi d'Oriente e tali descrizioni vengono accompagnate talvolta dal racconto di eventi reali e immaginari. La corte del Gran Khan è rappresentata nell'ampia sezione centrale del libro, in cui vengono esposte le vicende storico-militari del regno mongolo.

mercoledì 6 giugno 2018

La principessa Hao Dong

Camminando per Venezia nelle giornate appena velate dalla nebbia autunnale, seguendo itinerari non percorsi dal flusso continuo dei "foresti", si possono ascoltare gli echi di storie misteriose. Percorrendo calli e campielli si può entrare in un mondo arcano, in luoghi magici dove trascorrere giornate inconsuete.

Uno di questi racconta della Principessa Hao Dong.
Secondo quel che dice Marco Polo stesso, di quei 25 anni trascorsi in viaggio per l’Oriente assieme a suo padre e a suo zio, piu’ di 17 furono passati al servizio dell’imperatore della Cina Kublai Khan, il nipote del più famoso Gengis Khan.
E sembra anche che mentre si trovava alla corte di Kublai, il giovane Marco Polo si sia perdutamente innamorato di una delle figlie dell’imperatore.

Una sera, mentre camminava nei giardini dell' Imperatore, Marco udì un canto così bello e una voce così soave che se ne innamorò perdutamente a tal punto da decidere di chiedere la mano di costei a suo padre, l’Imperatore dell’Impero Celeste.

La bella principessa si chiamava Hao Dong. Di indole dolce e molto riservata, per lungo tempo Hao Dong ricambiò con il suo amore quello del compagno, e ne seguì le vittorie con molta pazienza, attendendo sempre il ritorno dell’amato, quando questo se ne stava lontano anche per mesi. Quando poi Marco Polo dovette far ritorno a Venezia, Hao Dong, per amor suo, rinunciò al suo amato Oriente, e seguì il marito nella Serenissima.
A Venezia la principessa non ebbe però vita facile. Sia per le sue diversità fisiche, ma anche per l’unione non cristiana con Marco.
La principessa visse a Venezia quasi come una reclusa.
L'unica cosa che le restava era il canto con cui aveva conquistato il suo amato e così Hao Dong continuò a cantare le sue melodie orientali e, spesso nelle fresche notti estive, sul ponte davanti alla casa di Marco Polo, si radunavano molti veneziani ad ascoltarla attratti dal canto melodioso che ammaliava e commuoveva.

Nel 1298 Marco Polo venne catturato dai Genovesi. Una delle sorelle del mercante raccontò a Hao Dong che il compagno era morto.
Per il dolore, la principessa si lanciò da una finestra e diede così fine alla sua triste permanenza a Venezia. Si racconta che nella Corte Seconda del Milion si possa udire ancora oggi una voce melodiosa e talvolta al crepuscolo si possa vedere una tenue figura volteggiare dalle alte finestre della corte, con una piccola fiammella azzurra tra le mani.

Della moglie cinese di Marco Polo non esiste documentazione certa. Tuttavia tra il 1998 e il 2002, durante i lavori di ristrutturazione delle fondazioni del Teatro Malibran, costruito sul luogo della casa di Marco Polo distrutta da un incendio nel 1597, furono ritrovati dei resti umani appartenenti ad una donna asiatica. Con gli antichi resti emerse anche un corredo di oggetti orientali, compreso un diadema imperiale che reca lo stemma di Kublai Khan, imperatore della Cina nel tardo 1200.