L’essenza delle Terre Alte è da sempre il suo paesaggio, le sue montagne prealpi, dolomiti o alpi che siano.
Il cuore delle Terre Alte è sempre stato il silenzio che si respira tra i suoi boschi, le sue vette, i suoi alpeggi di alta quota.
Ma ora che l’economia della montagna si basa per 80% sul turismo e sul suo indotto e per il restante 20% sull’agricoltura e sugli allevamenti, l’essenza e il cuore delle Terre Alte sono continuamente sottoposti ad uno stillicidio quotidiano che ne mina i valori e le qualità.
Leggo anche oggi di nuovi impianti previsti dal Piano Neve della Regione Veneto per l’Altopiano di Asiago: alle Melette per l’integrazione con il comprensorio di Enego, al Verena per l’integrazione con il comprensorio di Lavarone-Folgaria.
Asiago ha già al suo attivo 22 stazioni sciistiche con ben 69 impianti di risalita e 100 km di piste che segnano in maniera pesante il territorio.
Viene spontaneo chiedersi se sono realmente necessari questi nuovi impianti per continuare a definire nella pubblicità turistica l’Altopiano di Asiago la “Capitale dello sci nordico” ?
Perché visti i costi sempre più elevati e la diminuzione della presenze nelle piste (che negli ultimi anni sono scesi mediamente del 15-20%) si continuare a sfruttare il territorio fin dove è possibile e anche oltre con un turismo che oramai è divenuto di élite ?
Perché invece non si spendono energie e denaro pubblico per diversificare l’offerta e potenziare attività sportive che hanno un minor impatto ambientale (sci da fondo, o da escursionismo, ciaspole) e che permettono a chi le pratica di assaporare in modo vero l’essenza e il cuore della montagna ?
E’ triste constatare come in questi casi siano gli stessi abitanti della montagna che, abbagliati da miraggi di facili guadagni, trasformano la loro terra in un parco giochi, devastando boschi e alterando profondamente l’ambiente per fare posto a nuovi impianti di risalita, o per creare nuovi comprensori sciistici.Ma ora che l’economia della montagna si basa per 80% sul turismo e sul suo indotto e per il restante 20% sull’agricoltura e sugli allevamenti, l’essenza e il cuore delle Terre Alte sono continuamente sottoposti ad uno stillicidio quotidiano che ne mina i valori e le qualità.
Leggo anche oggi di nuovi impianti previsti dal Piano Neve della Regione Veneto per l’Altopiano di Asiago: alle Melette per l’integrazione con il comprensorio di Enego, al Verena per l’integrazione con il comprensorio di Lavarone-Folgaria.
Asiago ha già al suo attivo 22 stazioni sciistiche con ben 69 impianti di risalita e 100 km di piste che segnano in maniera pesante il territorio.
Viene spontaneo chiedersi se sono realmente necessari questi nuovi impianti per continuare a definire nella pubblicità turistica l’Altopiano di Asiago la “Capitale dello sci nordico” ?
Perché visti i costi sempre più elevati e la diminuzione della presenze nelle piste (che negli ultimi anni sono scesi mediamente del 15-20%) si continuare a sfruttare il territorio fin dove è possibile e anche oltre con un turismo che oramai è divenuto di élite ?
Perché invece non si spendono energie e denaro pubblico per diversificare l’offerta e potenziare attività sportive che hanno un minor impatto ambientale (sci da fondo, o da escursionismo, ciaspole) e che permettono a chi le pratica di assaporare in modo vero l’essenza e il cuore della montagna ?
Perché scegliere di fare della propria casa una vetrina come fosse un centro commerciale, e delle tradizioni uno spettacolo finendo per vivere in un redditizio ma finto zoo ?
1 commento:
grazie di questo scritto, che condivido in pieno
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