descrisse lo scrittore ed intellettuale austriaco Robert Musil, agli inizi del Novecento è una piccola valle laterale della Valsugana a nord est del grosso centro abitato di Pergine. In passato è stata per anni una valle isolata e molto povera economicamente.
Si tratta in effetti di una valle particolare, non solo dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, ma anche storico-culturale. L’isolamento che l’ha caratterizzata è stato, paradossalmente, un limite ma al contempo anche una risorsa.
Un turismo insomma che ha cercato di preservare l'identità culturale di questa valle che rappresenta un'isola linguistica di origine tedesca già dal 1200, favorendo la nascita di piccole attività imprenditoriali fortemente legate alle caratteristiche del territorio, rallentando quindi l'esodo della popolazione verso il fondovalle o la città, cercando di superare le mille difficoltà ed ostacoli che coloro che abitano la valle incontrano ogni giorno nella vita quotidiana (si pensi solo alla mancanza di servizi)..
Si tratta certamente di tentativi di sviluppo difficili da realizzare, quasi una scommessa. Tuttavia la grande forza della Valle dei Mocheni è proprio quella di essere un piccolo gioiello naturale, che andrebbe irrimediabilmente perduto se, anche qui, prendesse piede un certo turismo selvaggio del tipo mordi e fuggi che altrove (vedi Altopiano di Asiago o molte aree del Trentino) ha creato danni ambientali non indifferenti e, purtroppo, irreversibili.
Un turismo insomma del tutto disinteressato alla dimensione storico-culturale così come alla difesa e tutela del territorio e tutto orientato alla ricerca delle stesse attrazioni offerte ormai da quasi tutte le mete del turismo di massa, in una devastante omologazione in grado di rendere, in definitiva, ogni posto uguale a tutti gli altri.
Molte Amministrazioni comunali e provinciali stanno corteggiando da tempo un turista senza occhi per guardare il mondo che visita, e senza alcuna curiosità e voglia di capire quello che incontra. Certo questo tipo non è un turista a cui interessa la storia e la cultura delle terre che calpesta ma, in compenso è quello che riempie i ristoranti e spende i suoi soldi in dozzinali souvenir da mettere in soffitta.
Si tratta più in generale di un modello di turismo che vuole riprodotti ovunque gli stessi luoghi, o meglio sarebbe più corretto dire "non luoghi", secondo celebre la definizione di Augé, avendo a disposizione gli stessi modi di divertirsi e gli stessi svaghi che può trovare al mare, come al lago e così in montagna.
La val dei Mocheni non può certo competere su questo piano anche perché, per la sua conformazione territoriale e geografica sarebbe una gara persa in partenza.
L'insediamento mocheno comprende la sponda sinistra e parte della sponda destra della valle del fiume Fèrsina.
Caratteristica principale di questo insediamento è sempre stato quello "a maso sparso", senza quindi un centro abitato unico con servizi ed infrastrutture comuni, ma la disseminazione di tanti piccoli nuclei famigliari sparsi per il territorio.
Il maso è composto a sua volta da un gruppo di edifici: abitazioni, stalle, fienili, è circondato da campi, prati e boschi e comprende una stalla estiva, "summerstol" ai margini dei pascoli alti, oltre i 1500 metri di quota, che sono di proprietà comunale.
1 commento:
La Valle dei Mocheni...
Anni fa Giorgio ed io abbiamo visitato questo luogo davvero unico, e ricordo il suo raccontare la particolarita' di questo popolo e della sua lingua.
Un gioiello da conservare, con un turismo discreto e rispettoso.
Un altro nome, un altro luogo, un altro ricordo nella memoria.
Ciao Mario
Maria
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