Una delle vecchie malghe del Lagorai ancora in uso, che conserva l'originaria tipologia delle baite di un tempo, è la Malga Montalon. Di proprietà dei baroni Buffa fin dal XVI° secolo che la utilizzano, assieme a Malga Montaletto, come riserva di caccia (in autunno, dopo la partenza del malghese).
Per raggiungerla, dopo che con l'auto abbiamo risalito la Val Campele e superato il rifugio Crucolo, lasciamo la strada principale che prosegue sino al fondovalle per raggiungere l'Hotel SAT Lagorai.
Qui parcheggiamo e proseguiamo a piedi lungo il sentiero cai 362 che sale direttamente alla Malga .
Il percorso, che risale la valle boschiva, è quasi sempre accompagnato dal mormorio del Rio Montalon e di suoi piccoli affluenti.
Dopo un'ora di cammino usciamo dalla fitta abetaia e arriviamo al cancello di legno che delimita il pascolo di proprietà.
Ancora una ventina di minuti per percorrere i prativi e un'ultima breve salita e ci possiamo sedere alle panche dei tavoli esterni per assaggiare subito uno straordinario yogurt con i frutti di bosco di produzione propria.
Così abbiamo anche il tempo di conoscere Oswald Tonner conduttore della malga.
E' una vera e propria migrazione alpina quella rappresentata dal percorso di 45 km tra il Maso di Oswald (Maso Berger, in frazione Caoria di Salorno, BZ) e la Malga Montalon. Una migrazione che, dato che le mandrie non percorrono più di 20-25 km al giorno richiede una tappa, presso malghe amiche o aree attrezzate.
Una migrazione relativamente breve ma dura.
Agli occhi di chi ha assunto come ordinaria una visione della malga "modernizzata" come alcune malghe dell'Altopiano di Asiago o di Vezzena con le autocisterne del latte che fanno la spola con i caseifici industriali del fondovalle, forse Montalon può apparire una malga "particolare".
Ma rispetto al passato ora c'è la luce elettrica prodotta da una turbina da 4 kW, c'è anche il telefono grazie ad un ripetitore nelle vicinanze e ad una antenna installata sopra il tetto, e così si può mungere a macchina anche qua. Ma nonostante tutta questa nuova tecnologia a Montalon i fabbricati (fuori e dentro) sono ancora quelli di tipo tradizionale e la vita è sicuramente più spartana rispetto alle malghe dell'Alto Adige dotate di ogni possibile confort.
Al basamento costruito con sassi a secco si sovrappone la struttura lignea costituita da travi intrecciati tra loro. La copertura era originariamente in scandole di larice o abete. Presso la Malga l'acqua che arriva alla ruota del mulino è ancora oggi portata da un lungo canale interamente scavato nel legno.
L'acqua, come in tutto il Lagorai non solo è abbondante, e quindi disponibile per l'autoproduzione di energia elettrica ma è anche freddissima. Così può essere usata per conservare e mantenere il latte di capra (non molto abbondante) da un giorno all'altro meglio che in un refrigeratore moderno.
(la foto è di Ennio Poletti tratta da
http://montagnaamica.blogspot.com)
Tra le difficoltà nella gestione della malga, oltre l'accesso e il trasporto delle materie occorrenti alla malga che deve essere fatto a dorso di asino con i basti e le ceste (vedi foto), Oswald evidenzia anche la vetustà delle strutture "non a norma". Anche se per la verità bisogna ricordare che Oswald, essendo cresciuto in un ambiente simile, ha imparato dai vecchi contadini una " naturale autodisciplina" che i vecchi malgari si sono sempre portati dentro.
Infatti, quando gli ispettori sono arrivati qui per fare i prelievi di controllo e verifica dell'idoneità igienico-sanitaria hanno si osservato come i locali non siano a norma, ma quando hanno visto i risultati delle analisi con grande stupore hanno dovuto constatare che erano molto migliori di molte malghe anche recentemente ristrutturate.
Se non prevarrà l'idiozia di coloro che alcuni anni fa hanno lanciato l'idea di un "Lagorai selvaggio" che un marketing turistico-territoriale ruffiano cerca ancora in tutti i modi di far decollare.
Se non vincerà il progetto di qualcuno che preferisce probabilmente che le ultime malghe vengano abbandonate in modo da spacciare questo territorio di millenaria cultura della malga per un'area wilderness, dove organizzare settimane di sopravvivenza usando le malghe abbandonate come bivacco.
Se si smetterà di pensare al Lagorai come al prossimo Parco da istituire.
Allora e solo allora si potrà sperare di veder consolidata la consapevolezza tra gli addetti ai lavori e le persone che frequentano la montagna che Malga Montalon, come altre malghe del Lagorai, sono un patrimonio culturale prezioso che va difeso e mantenuto.
Ma, purtroppo, questo potrebbe essere l'ultimo anno che Oswald potrà condurre in alpeggio a Malga Montalon le sue bestie e deliziarci con il suo burro straordinario e il suo formaggio di capra perché il barone Luigi Buffa non vuole ristrutturare la malga per adeguarla alle normative vigenti, e così.........un tesoro di inestimabile valore andrà perso.
E allora perché non vi prendete una giornata e salite alla malga a fare conoscenza con Oswald, forse.......
Nessun commento:
Posta un commento