La strada del Vino e dei Sapori Colline Avisiane, Faedo e Val di Cembra è un tracciato dai contorni storico-culturali e paesaggistici caratteristici ed interessanti. Oltre agli undici Comuni della Val di Cembra vi confluiscono i Comuni di Lavis e Faedo.
Un viaggio in questo territorio permette la conoscenza di un paesaggio variegato che gli abitanti sono riusciti a domare pur preservendone la selvaggia bellezza, ancora più marcata in questo periodo dell'anno dai toni caldi dei colori autunnali.
Caso piuttosto significativo di continuità fra viabilità antica e moderna, la Strada del Vino nel tratto compreso tra Lavis e Faedo ripropone l’itinerario della Via Claudia Augusta, l'antica strada romana di grande rilevanza politica e commerciale di collegamento tra il mondo latino e quello germanico.
Un’altra via che interessò più direttamente la zona fu tracciata in epoca medievale: si trattava della strada montana che collegava il Piano Rotaliano con Salorno attraverso Faedo ed il Passo Spinello (Sauch) e che si raccordava alla via cembrana che portava a Segonzano e a Pergine.
Di questa via si ha notizia dal pittore tedesco Albrecht Durer che, in viaggio verso Venezia, si trovò a passarvi poiché il transito nel fondovalle gli era impedito da una delle ricorrenti esondazioni del fiume Adige.
Anticamente infatti, le acque impetuose del torrente Noce, dopo aver attraversato la Piana Rotaliana, si gettavano impetuosamente nel fiume Adige nei pressi dell'attuale ponte di S. Michele, provocando il riflusso verso nord del grande fiume che esondava allagando il fondovalle fino a Salorno ed Egna. L'unico modo per passare era prendere la via che da Salorno saliva al Sauch per poi scendere a Faedo-Giovo.
Ad iugum (dal latino iugum = passo), da cui il nome Giovo, era detto appunto il passaggio che da Salorno attraverso il territorio di Faedo, scendeva in Val di Cembra e a Trento, aggirando a monte la Piana Rotaliana. A Ville, una delle frazioni di Giovo, è ancora oggi visibile, al centro del paese, la torre di guardia edificata nel XV secolo con evidente funzione di presidio e di controllo dei traffici commerciali.
Usciti dall'autostrada e salendo da San Michele ci si accorge subito che il paesaggio delle colline Avisiane del Faedo e della Val di Cembra ha ben poco a che vedere con la monotonia dell' agricoltura industrializzata della Valle dell'Adige. Qui i vigneti terrazzati con muri a secco, rappresentano un vero e proprio monumento alla natura, e sono la testimonianza di un rapporto secolare tra uomo e territorio. I muretti a secco consentono alla vite di essere coltivata in montagna beneficiando nel contempo di un ottimo drenaggio delle acque e della capacità per il vigneto di interagire con il mondo naturale.
La storia e l’identità di questi luoghi si deve quindi, storicamente, alla mano dell’uomo, che nel corso dei secoli ha saputo rendere produttivo un territorio altrimenti impervio e selvaggio.
Infatti un aspetto rilevante degli insediamenti nella zona delle Colline Avisiane e Faedo è dato dalla presenza di masi testimoni di un’antica fase di colonizzazione germanica che ebbe il suo massimo sviluppo nel Medioevo.
Dalle Colline Avisiane, costellate dai Masi, in gran parte rimessi a nuovo, derivati dai dissodamenti germanici medioevali si raggiunge Faedo. Questo piccolo paese possiede la tipica immagine dell’antico borgo, regalata soprattutto dalle case con struttura architettonica antica che si affacciano sulle stradine acciotolate e dalle due chiese e dal castello presenti sul territorio.
Da Fontanelle di Faedo spostandosi verso la Val di Cembra si possono ancora scorgere, lungo la strada, le entrate e i cunicoli delle antiche miniere argentifere.
In Valle di Cembra i villaggi sono costruiti al confine tra i i vigneti terrazzati con muri a secco e il bosco, su terrazzamenti formati da depositi di natura alluvionale.
Un esempio e una regola urbanistica non scritta, ormai perduta per sempre, di occupazione razionale dello spazio disponibile. L’ambito inferiore della strada rientra nel cosiddetto paesaggio della vite: ampi terrazzi vitati si estendono nella zona collinare di Lavis, Faedo e in Valle di Cembra sino a Faver e Segonzano.
La parte superiore, oltre a costituire l'agglomerato urbano, è invece caratterizzata da un paesaggio più selvaggio ed austero, dove i terrazzi un tempo destinati al foraggio, sono ora interessati da un bosco di latifoglie e conifere forse tra i più belli di tutto il territorio trentino.
Così questo territorio mantiene orgogliosamente, ancora oggi, gli aspetti originali di un mondo rurale lontano da un turismo di massa fatto di nuovi impianti a fune e di caroselli sciistici che hanno oramai alterato irrimediabilmente il territorio dolomitico del Trentino.
3 commenti:
Complimenti per le foto
@ Lorenzo: guardando bene sopra i colori del bosco e ci ....... troverai anche molte sorprese
con simpatia
Interessanti le informazioni sulla viabilità storica di questa zona che di solito tendiamo a "non vedere".
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