Subito dopo il paese imbocchiamo a sinistra la strada seguendo le indicazioni di "Lavina Bianca" e parcheggiamo all’imbocco della Valletta Ciamin (Tschamintal) a 1200 m. Siamo ad un centinaio di metri dal nuovo centro visite del Parco Naturale Sciliar-Catinaccio.
Era già da qualche anno che preparavo questa insolita escursione che attraversa da ovest ad est alcuni tra i gruppi dolomitici più belli e variegati di tutto l'arco alpino: dallo Sciliar ai Denti di Terrarossa, dall'Alpe di Tires alle verticali pareti delle vette nord del Catinaccio. Queste zone, ancora poco o nulla antropizzate come la Valle del Ciamin, sono poco frequentate anche nel periodo estivo per la lunghezza degli itinerari e per il notevole dislivello.
Dal parcheggio, dove abbiamo lasciato l'auto, saliamo per un sentiero (segnavia n. 2) che porta per un bosco di abete rosso e pino silvestre alla Gola dell’Orsara(Bärenfalle). Prima di salire per questa gola scoscesa alla Sella Tschafatsch passiamo accanto a una grotta (Tschetterloch) che ricorda un sito di culto preistorico.
Ora il sentiero sale molto ripido con brevi tornanti mentre la vista si apre tra uno squarcio delle scoscese pareti sui prati e gli alpeggi sopra San Cipriano e in lontananza verso le guglie del Latemar.
Nel 2002 molti punti critici del sentiero che sale per la Bärenfalle sono stati sistemati ed attrezzati con diverse passerelle concatenate che attraversano ghiaioni e tratti decisamente esposti.
Questo ci permette di procedere in sicurezza e nel contempo di ammirare la selvaggia bellezza della gola ed anche la perfezione della tecnica costruttiva con cui è stato attrezzato questo tratto del sentiero.
E'così che ci accorgiamo di una scultura lignea che disegna con tratto altamente particolareggiato la testa di un lupo e che abbellisce una piccola panchina di sosta quasi nascosta tra la vegetazione di un rigoglioso pino mugo.
Lungo i vari sentieri che salgono allo Sciliar abbiamo trovato spesso delle sculture lignee di autori sconosciuti ma che rimandano a leggende e racconti ancora vivi e che appartengono principalmente alle popolazioni e alla cultura ladina.
Saliamo ancora per gradoni ritagliati tra le pareti di roccia viva fino ad uscire nei prati d'alta quota che precedono la Sella Tschafatsch (2069 mt) dove ci fermiamo per una piccola sosta.
La Sella Cavaccio è situata all'intersezione di una serie di sentieri che percorrono le creste e i monti che dividono la valle del Rio Sciliar (Schlernbach) e la valle del Ciamin. Un posto ideale per una pausa che permette anche degli scorci su valli ancora molto selvagge.
Riprendiamo il nostro sentiero (segnavia n. 2) che svolta verso est in un bosco rado di pino cirmolo, tralasciando il sentiero n. 9 che scende alla malga Seggiola e che conduce più in basso al sentiero Prügelwegg (dei tronchi)
Lungo questa lunga traversata in quota che ci conduce verso le sorgenti del Rio Sciliar siamo accompagnati dal suono ovattato dei capanacci delle mucche che scendono dagli alpeggi per ritornare a valle. Un suono rotto solamente dai fischi acuti delle marmotte che, impaurite, fuggono nelle loro tane.
Il sentiero ora risale gli ultimi contrafforti orientali dello Sciliar portandosi nei pascoli d'alta quota che circondano il Rifugio Bolzano. Con una piccola deviazione verso sud raggiungiamo una piccola cappella votiva dedicata a San Cassiano (2329 mt).
Nel mese di agosto di ogni anno, molti abitanti di Tires e dei paesi vicini, salgono in pellegrinaggio fino a questa chiesetta dove ha luogo, in uno scenario incantevole, la Sacra Messa.
Con un’ampia curva aggiriamo la chiesetta di San Cassiano e raggiungiamo, dopo circa 4 ore dalla partenza, per prati e torbiere il rifugio Bolzano (Schlernhäuser) a 2457 mt.
Dopo aver lasciato gli zaini nelle camerette che avevamo prenotato, saliamo sul retrostante colle detritico di Monte Pez (2563 mt).
Il Monte è formato da uno strato di dolomia principale, che si presenta quasi bianca e con banchi a giacitura orizzontale, tipica di tutte le dolomiti occidentali.
Ed è quì che fioriscono a decine le stelle alpine.
Un fiore che, anche se originario delle steppe, è divenuto, nel tempo e nelle leggende, simbolo delle montagne e soprattutto delle dolomiti.
Scendiamo e ci prepariamo per la cena.
Nei rifugi di montagna si cena presto e questo ci permette di avere il tempo per una passeggiata serale in attesa della enrosadira.
Quel fenomeno per cui alcune cime delle Dolomiti assumono un colore rossastro, che passa gradatamente al viola, soprattutto all'alba e al tramonto.
Fenomeno dovuto principalmente alla composizione delle pareti rocciose delle Dolomiti (formate dalla dolomia un composto di carbonato doppio di calcio e magnesio).
Siamo fortunati perché questà è una di quelle sere di fine estate in cui questo fenomeno è particolarmente visibile grazie ad un cielo limpido e all'aria rarefatta.
Il termine enrosadira, che letteralmente significa "diventare di color rosa", deriva da una parola ladina ed è legato alla leggenda e saga ladina di Re Laurino.
La luce del crepuscolo lentamente si affievolisce e, passo dopo passo, si lascia coprire dal buio.
Piano piano si fa sera e poi notte. Solo le deboli luci del rifugio illuminano i nostri profili mentre consumiamo le ultime chiacchere prima di coricarci tra il calore del piumino e delle coperte di lana in attesa dell'abbraccio di Morfeo.
Alla fine la notte copre ogni pensiero imponendo il silenzio in attesa di una nuova alba.
arrivo: 2.450 mt Rif. Bolzano
quota max: Monte Pez 2.560 mt
quota max: Monte Pez 2.560 mt
dislivello complessivo: 1.410 mt
distanza percorsa: 7,5 km
tempo in movimento: 3 he 15'
2 commenti:
Ciao, complimenti per il giro che avete fatto che è davvero bellissimo. Io l'ho rifatto quest'estate, come allenamento per la 36 Stunden Wanderung, e il suo fascino è sempre quello della prima volta. Io, dopo il Monte Petz, sono arrivato fino a Gottes Hand (conosci ?), che è poco più in là, fino ad arrivare alla punta estrema dello Sciliar, Schlern, dove hai una visione aerea mozzafiato di Siusi, Seis, che si trova oltre mille metri più in basso !!!!
Ciao Silenzi d'Alpe
No sinceramente non conosco il Gottes Hand.
Gli amici sono andati più avanti verso il Monte Castello ma senza avere la visione sull'Alpe che si aspettavano.
Io sono rimasto sulla cima per un momento di silenzio assoluto......finchè non sono arrivati 4 bikers.
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