Dietro alla locandina, poi, Un segreto tra di noi il titolo inesorabilmente banalizzato dai nostri distributori (l’originale è "Fireflies In The Garden", e cioè "Lucciole in giardino").
“Fireflies in the garden” è il libro della svolta nella carriera di Mike Taylor (Ryan Reynolds), scrittore di successo ma uomo tormentato dai ricordi di un infanzia non certamente felice: il manoscritto che il protagonista porta porta con sé in occasione della festa di laurea della madre è il mezzo per chiudere i conti con un padre despota (a cui basta e avanza la faccia di William Defoe) ma anche lo strumento per riconciliarsi con un vissuto familiare caratterizzato dal disagio di chi si sente sempre fuori posto.
Un mondo problematico e privo di certezze che rischia di rimanere tale quando una tragica fatalità toglie al protagonista l’unica ancora di salvezza e lo costringe ad un confronto prima personale e poi collettivo con gli altri membri del nucleo familiare. Nella sceneggiatura di "Fireflies In The Garden" mi è sembrato fin da subito di riconoscere qualcosa di familiare, un deja vu.
In effetti la traccia del film rimanda chiaramente ad un capolavoro del regista svedese Ingmar Bergman "Il Posto Delle Fragole" del 1957. A questo film Bergman vi si dedicò con così tanto impegno, che alla fine delle riprese dovette essere ricoverato in una clinica per esaurimento nervoso. Il film ebbe un grande successo ed ottenne l'Orso d'oro al Festival di Berlino e il premio della critica al Festival di Venezia.
Nel Il Posto delle Fragole c'è un vecchio professore a dover fare i conti con il suo pesante-passato e il suo breve futuro durante un viaggio tempestato di visioni oniriche miste a ricordi. Mentre qui un giovane scrittore trentenne fa i conti con un preciso particolare della sua infanzia per correggere il suo lungo futuro. E’ purtroppo a livello formale che Un Segreto Tra Di Noi tenta di guardare a Bergman.
Il film pur non avendo la folle tempesta visionaria di Il Posto Delle Fragole, commistiona spesso ricordi e suggestioni al presente, passa molto tra le due linee temporali e cerca un punto di fusione in modo da arrivare a far sì che la sola presenza di un oggetto nella linea del presente scateni nello spettatore suggestioni relative a ciò che già ha visto della linea del passato. Forse il film mira troppo in alto per le proprie potenzialità,
mancando non solo di creare una dimensione “onirica” dove presente e passato si parlino o almeno interagiscano, ma anche limitandosi a riproporre il modello originale con l’eccezione di una evidente frammentazione narrativa, che diventa un escamotage per nascondere mancanza di nuove idee.
Forse la motivazione più forte per vedere questo film, a parte un cast stratosferico che raccoglie, oltre agli attori già citati, Julia Roberts, Carrie Anne Moss, alla fine risulta essere la canzone "Surround me with your love" del gruppo 3-11 Porter, divenuta famosa per essere stata utilizzata in alcuni spot pubblicitari di successo.
La canzone merita da sola il film e forse anche molto di più.
Mettete in pausa il player di sottofondo e guardatela con il cuore nella sua versione originale.
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