lunedì 4 agosto 2014

Baita Munt Wiesen a Funes

Così la lentezza è il solo ritmo che ci permette di riconquistare la vita, 
riscoperta quando scegliamo di rimandare, ..... 
quando decidiamo priorità più adatte alla nostra anima. 


La jausenstation Munt Wiesen in Val di Funes è uno dei miei luoghi del cuore che, ogni volta che ci ritorno, mi permette di assaporare a pieno quella lentezza necessaria a riconquistare le priorità più adatte alla mia anima.
Ma per tutto questo bisogna non avere fretta.

Una volta saliti da Chiusa (uscita autostradale), lasciamo la strada trafficata di fondovalle che porta a Santa Maddalena per salire a San Pietro proseguendo poi per strada stretta verso i colli e prati  con direzione Passo delle Erbe. Quando finalmente la strada inizia a spianare ci apparirà in lontananza, tra le baite che punteggiano i prati del monte, la jausenstation Munt Wiesen.

Ancora poche curve dolci, da affrontare con la giusta lentezza che un luogo così bello richiede, e, dopo gli ultimi prati (wiesen) di un verde intenso e saturo per le continue  piogge di questo luglio anomalo, siamo arrivati alla baita. Parcheggiamo l'auto sulla parte sinistra della strada a ridosso della baita. Appena scesi e fatti pochi passi  ci prende un forte desiderio di abbandonare tutto quello che abbiamo lasciato in valle e venire per sempre a vivere quassù.

E capiamo subito perché Herbert, che gestisce la baita, abbia scelto questo luogo per costruire la baita con le proprie mani, curandone personalmente la manutenzione, secondo lo stile di vita di queste valli, dove si impara fin da piccoli a saper fare di tutto.
Spesso, soprattutto se arriviamo di prima mattina per prenotare il pranzo (consigliato), sarà lui stesso ad uscire per accoglierci commentando il meteo o a chiacchierare con noi descrivendoci ciò che fa.

Poi, quando a mezzogiorno, seduti ad una delle panche dei tavoli in legno massiccio nella terrazza, scorriamo il menù indecisi su un risotto al Toroldego con noci e porcini, oppure un orzotto con un tomino di capra al miele o incerti se ordinare i canederli schiacciati con verdure al burro, o più semplicemente un semifreddo ai fiori di sambuco (straordinario) o anche solamente una radler con il pane di segale, ricordiamoci di armarci di pazienza.

Perchè Herbert qui fa tutto lui da solo, e i piatti sono fatti esclusivamente al momento.
Nulla è precotto o scongelato con il microonde. 

Herbert non si considera uno chef sopraffino, ma un "montanaro" che fa qualcosa che ama: cucinare e stare a contatto con la gente. E i suoi piatti ne sono la prova.


I piatti sono quelli della tradizione, rivisti e rivisitati con la passione di un "montanaro" puro. Quindi non stupiamoci se all'improvviso lo vediamo uscire dalla baita per dirigersi verso il prato alle nostre spalle: ha pensato di arricchire il nostro piatto con qualche erba e sta andando a prenderla direttamente nel piccolo orticello ricavato alle pendici del bosco.

3 commenti:

LunaMea ha detto...

Fantastico Herbert!!
con tempo e amore si riescono a creare cose meravigliose e la lentezza permette di non sprecare nulla!(quanto di più lontano dal mondo industriale!)
bellissimi piatti,proprio oggi che il mio frigo è una terra desolata,e per cucinare ho dovuto girare il cassetto ;)fortuna che l'orto regala sempre qualcosa! :p ciao Mario!!!

mario ha detto...

@manu'
Hai proprio ragione manu': con il tempo e l'amore si riesce a creare cose meravigliose.

Basta dare un'occhiata al tuo blog per rendersi conto di quanta verità ci sia in queste parole.

LunaMea ha detto...

grazie Mario,ma faccio cose veramente semplici,ho un sacco da imparare e il tempo in questo periodo non mi basta per tutto quello che ho in testa!!^V^