Questi rilievi, la cui altezza varia dai 1.400 ai 1.800 mt., sono caratterizzati da formazioni rocciose molto particolari.
Lungo la strada che da Gallio porta a Foza, una volta giunti alla contrada Sambugari (nei pressi di un'isola ecologica dove si può parcheggiare l'auto) parte una strada forestale, ben visibile nella foto a lato, che consente di salire alla malga di Meletta Davanti creando un giro ad anello con il nuovo sentiero delle "Puche".
Infatti una volta arrivati in prossimità di un lariceto, invece di proseguire dritti verso est, si svolta a sinistra verso nord per incrociare a quota 1.400 mt circa i primi cartelli segnaletici del nuovo sentiero delle "Puche", grandi faggi che hanno assunto una conformazione particolare a seguito di potature che venivano effettuate neisecoli scorsi.
Puche è un termine che deriva dal dialetto cimbro "Puach = Faggio" e sono una specificità nel panorama della silvicultura del Veneto.
La particolarità della loro forma, simile in molti casi a quella di enormi candelabri, è dovuta alla pratica della capitozzatura. Questa tecnica, ora completamente abbandonata, consisteva nel taglio del tronco all'altezza di 2-3 metri per stimolare la pianta all'emissione di nuove fronde e polloni.
Il risultato era, in pratica, un ceduo aereo adatto alla produzione di foglia per l'alimentazione del bestiame, protetto dal morso degli animali pascolanti trovandosi ad una altezza sicura dal terreno. Nella zona era infatti largamente diffuso nei secoli scorsi la pratica dei prati-pascoli alberati, ovvero pascoli in cui si trovavano piccoli raggrupamenti di faggio che costituiva l'essenza arborea dominante.
Alcuni recenti studi hanno dimostrato come questa pratica permettesse una maggior abbondanza di specie foraggere nei pascoli alberati piuttosto che nei vicini pascoli aperti. Questo consentiva ai pastori dell'epoca di avere a disposizione una maggior quantità e miglior qualità di foraggio verde (frasche) e fieno per il proprio bestiame (in prevalenza pecore e capre) condotto in montagna dalla pianura durante i mesi estivi, secondo l'antico rito della transumanza.
Negli anni scorsi sono stati realizzati interventi finalizzati all'eliminazione di alcune piante di abete rosso che creavano troppo ombreggiamento ed ostacolo alle "Puche" al fine di preservare queste ultimi spettacolari esempi di archeologia ambientale. Inoltre è stato realizzato un sentiero (variante Le Puche 858b) che collega la strada forestale che sale dalla frazione Sambugari a questo interessante luogo.
Una volta usciti dal bosco un lungo traverso ci conduce verso est fino ad incrociare il sentiero cai 858 che sale dalla Contrada Campanella. Da questo punto si prosegue verso nord, tra l'erba con un paesaggio che si apre sempre di più permettendoci di ammirare uno straordinario panorama di tutto l'Altopiano di Asiago.
Un centinaio di metri di dislivello ci portano al cippo commemorativo della Grande Guerra situato nei pressi della casara Meletta Davanti a 1.703 mt che è il punto d'arrivo della nostra escursione.
Volendo si potrebbe proseguire verso il punto più alto della dorsale delle Melette, dove c'è l'arrivo di una delle seggiovie degli impienti invernali, ma il panorama che si gode dal cippo è sufficientemente ampio da comprendere a est Cima d'Asta con una parte del Lagorai, il gruppo delle Pale di San Martino, la dorsale del Monte Fior e il Grappa.
Mentre a ovest possiamo osservare i Lessini, il Carega e il Pasubio, il monte Verena, uno squarcio sul gruppo del Brenta, il Fravort e il Lagorai, il Portule e cima Dodici, e l'Altopiano in tutta la sua estensione.
Partenza: Contrada Sambugari 1.050 mt
Arrivo: Meletta Davanti - cippo 1.704 mt
Ascens acc.: 700 m
Distanza con alt: 10 km
Tempo: 4 ore
Energia: 1075 kcal
In colore verde la traccia di salita, mentre in rosso è evidenziata quella di discesa.
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