"Un autunno di giornate splendide, di brevissime piogge che lasciano il cielo più terso di prima e accendono di arcobaleno il collo e la testa dei germani reali e dei codoni che si alzano all'improvviso dai canneti verso spazi che sembrano eterni. I silenzi sono dolcissimi. I rumori sono quelli di un cefalo che qua e là guizza a mezz'aria e ricade nell'acqua, del fruscio delle foglie appena mosse dal vento, del richiamo degli uccelli migratori che arrivano dopo un lungo viaggio dai Paesi dell'Est e scendono con larghe volute sulla laguna di Caorle rimasta antica nei suoi umori e nel sapore della vita." (Ernest Hemingway, "Di là dal fiume e tra gli alberi ", 1948)
Alla laguna di Caorle, lo scrittore americano, si ispira per alcune pagine del romanzo "Di là del fiume e tra gli alberi", pubblicato in America nel 1950 ma in Italia solamente nel 1965 dopo la morte dello scrittore per sua espressa volontà.
Hemingway pensava di aver trovato in questo remoto angolo della laguna veneta quello che invano aveva sempre cercato nel suo girovagare per il mondo: la felicità e l'amore espressi nel gioioso rapporto con la giovane fanciulla veneziana (Adriana Ivancich), descritto nelle pagine del suo libro.
In effetti fu proprio Adriana Ivancich, ma anche la malìa del paesaggio della laguna
veneziana, a produrre in
Hemingway quella sorta di incantamento che gli permise di tradurre in
finzione letteraria le sue più vive esperienze di vita : la
seconda guerra mondiale; il declino dell'età; i ricordi della
giovinezza; l'inquietudine e il sogno di una ritrovata giovinezza.
"Quattro barche risalivano il canale principale verso la grande laguna a nord...Spuntò l'alba prima che giungessero alla botte di doghe di quercia immersa nel fondo della laguna... il cacciatore..
Osservò il cielo rischiararsi oltre il lungo margine della palude e vide in lontananza le montagne coperte di neve. Il colonnello udì uno sparo alle spalle dove sapeva che non c'erano appostamenti e voltò il capo a guardare di là della laguna gelata la lontana spiaggia. Volavano alti nel cielo i germani reali e i codoni si alzavano all'improvviso dai canneti verso spazi eterni; guizzava il cefalo a mezz'aria ricadendo nell'acqua e le anatre si perdevano nei giochi di ali e di luci." (E. Hemingway).
Sono i momenti più belli di Hemingway quelli che egli vive in questo paesaggio magico, in queste solitudini dove la voce umana viene appena sussurrata. E dove il mondo e i suoi rumori diventano lontani; dove la quiete assume dimensioni nitide e leggere. Leggere, appunto, come il volo degli uccelli, che solcano eleganti il cielo incontaminato della laguna di Caorle, un paesaggio unico per ritrovare l'autenticità della natura.
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