Un Natale diverso, l’ennesimo ordine da due mesi di uscire dalle trincee arriva secco ed inaspettato. Usciamo per il Melago, col freddo che ti penetra nelle ossa e ti lascia senza respiro, per correre verso l’ignoto. Neanche il cordiale ormai ti scalda più. E’ buio quando partiamo, ma alle 7 le quote 1284 e 1231 sono nostre. Ricatturiamo 10 nostri cannoni e mitraglie sottratteci dagli austriaci. Ora si va ora verso il Col del Rosso. Da giorni va avanti questa lotta con gli austriaci: postazioni perse e poi recuperate, infiniti crateri, filo spinato e morti ingombrano il terreno.
E ....... non c’è tempo per recuperarli.
Per approfondimento: La battaglia dei 3 monti
Per arrivare nella zona dei "Tre Monti" dobbiamo spingerci in auto oltre Gallio sulla strada che porta a Stoccareddo. Il panorama ci si apre sulla Val Frenzela, ormai impercorribile chiusa com’è fra ripide pareti di roccia, intatta, fuori dalle solite rotte turistiche e commerciali. Passato il ponte, sulla nostra destra, possiamo intravvedere il santuario della Madonna del Buso, ed in breve saliamo a Stoccareddo.
Alla Chiesa svoltiamo a destra e seguiamo le indicazioni per Zaibena, una contrada dalle case dipinte con colori vivaci. Il parcheggio si trova vicino alla Chiesa. Questo è il miglior punto di partenza per una escursione che contempli un passaggio a Valbella, valle di Melago e Col del Rosso. Alla partenza non si vede la cima nascosta dagli alberi, ma non sarà lunga.
Dopo 40 minuti circa la strada forestale ci porta fuori dal bosco, vicino al primo dei 4 monumenti in ricordo della battaglia dei tre monti.
Siamo nei pressi della casara Melaghetto. Tiriamo il fiato mentre osserviamo sui pendii le migliaia di crateri dei colpi di artiglieria che la poca neve di questo periodo mette ancora più in risalto invece di nascondere.
Impressionante.
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C'è una distanza tra un cratere e l'altro di meno di un metro.
Qui la mano dell’uomo ha lasciato tutto com’era. La prima domanda che ti fai è: ma quanti proiettili sono stati sparati? e quanti sono quelli inesplosi che si nascondono ancora sotto il terreno?
Solo in questo luogo possiamo tentare di immaginare e rivedere con gli occhi del tempo passato quale fosse la situazione in cui milioni di persone sono state costrette a combattere.
Perché quì la natura non è riuscita a saldare le ferite o a nasconderle.
Per raggiungere infine anche il monumento dedicato a Roberto Scarfati bisogna tornare al parcheggio, riprendere l'auto, e andare a Sasso dove, nei pressi della chiesa, prendiamo a destra una strada che ci porta al Col D'Ecchele.
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