giovedì 12 giugno 2014

Osteria da Alberto

Tra la chiesa dei Miracoli e Campo San Giovanni e Paolo dove dal 1920 c'è una vecchia trattoria, restaurata da Alberto che ne ha fatto una osteria con cucina.
Il restauro di buon giusto e la gestione sapiente l'anno portata a diventare un punto di riferimento enogastronomico della zona ed anche per me.
L'ambiente tipico e l'accoglienza familiare ti trasportano nello stile di vita veneziano, immediatamente percepibile nell'atmosfera vivace e allegra che si respira all'interno del locale grazie al vivo entusiasmo dei suoi titolari.
I cichetti, quasi esclusivamente fritti, non sono per nulla male: le polpettine di tonno, o quelle con il baccalà mantecato, la mozzarella con l'acciuga o il pomodoro ripieno, le melanzane alla parmigiana, e i folpetti.
Peccato perché una volta terminati non vengono più rimpiazzati dalla cucina concentrata solamente a servire i clienti seduti nella zona riservata all'osteria.
Peccato perché per i cichetti ci sono a disposizione solamente due tavolini e nessuna possibilità di accomodarsi fuori.

Osteria da Alberto
calle Giacinto Gallina - Cannaregio 5401
30121 Venezia
tel 041 5238153
Tutti i giorni dalle 10 alle 23

sabato 7 giugno 2014

Venezia arcana: andar per bàcari e cicheti

I bacari, rispetto alle trattorie si distinguevano per la possibilità di bere un bicchiere di vino sfuso, categoricamente della zona, accompagnato da cicheti; spuntini e stuzzichini delle ricette tradizionali veneziane, in un ambiente spartano. Il Bàcaro - da bac, Bacco, o da far bàcara, sinonimo veneziano di festeggiare, era la tipica osteria veneziana dove assieme ad appetitosi cicheti e ombrete di vino si chiaccherava e si giocava a carte.
I cicheti, dal latino ciccus che significa di piccola o modesta quantità, sono assaggini di pietanze tipiche veneziane a base di pesce o verdure che vengono accompagnate da ombrete di vino mesciuto nei classici bicchieri da osteria. Il bicchiere si chiamava ombra proprio perché anticamente i venditori di vino in Piazza San Marco rincorrevano la proiezione oscura del campanile per proteggere le merci dai raggi del sole.

Tra i tanti piatti della tradizione, questi per me sono imperdibili: folpetto in umido tenerissimo che sa ancora di mare con la polentina morbida; succosi moscardini in umido con il pomodoro; le identitarie sarde in saor; il croccantissimo crostino con il baccalà mantecato, oppure le palline di baccalà impanate e fritte; le saporite sarde al forno; i magistrali calamari ripieni di trito di pomodori, capperi e olive; le moeche fritte nell'uovo; il risotto al nero di seppia.

La caratteristica principale di un Bàcaro è quello di essere un locale semplice dall'aspetto, la semplicità di una vecchia osteria per intenderci, con sedie e tavoli di legno scuro, bancone anch'esso di legno scuro e l'immancabile vetrina dove sfoggiare i vari cicheti esposti in bellavista. E' possibile prendere un cicheto al volo accompagnato da un'ombreta di vino servita da bottiglie o da botticelle, oppure sedersi ai tavolini e ordinare una cichetada (un misto di cicheti di vario genere, accompagni sempre dall'immancabile vino).

Andar per bàcari a Venezia è una di quelle cose che almeno una volta nella vita tutti dovrebbero provare, e non solo per le pietanze sfiziose che si possono assaggiare. Probabilmente non c’è una città al mondo che possa offrire, tutto compreso, uno spettacolo artistico e monumentale di così immensa portata, insieme a uno spettacolo di gusto e di antichi sapori che, se recuperati fedelmente, riescono a trasportare nell’epoca della Serenissima o in quella settecentesca, prima dell’avvento di Napoleone.

Infatti  sui Bàcari la tradizione veneziana è molto chiara:

 "I Bàcari, sono sostanzialmente delle Osterie, dove non si serve un pasto completo come ad esempio nelle trattorie o ristoranti; infatti, una volta questi locali a Venezia erano frequentati da persone che per vari motivi, di tempo o anche economici, non potevano permettersi un “vero” pasto in trattoria e in alternativa, mangiavano qualcosa di veloce accompagnato da un buon bicchiere di vino. Erano considerati insomma, non dei luoghi “raffinati” e lo status sociale dei frequentatori erano spesso di livello modesto. 
E’ importante ricordare, dal punto di vista storico-gastronomico, che oltre ai Bàcari, vi erano dei piccolissimi ed angusti locali chiamati “Frittoin”, dove il pesce era fritto e servito su fogli di carta da cucina arrotolati a forma di cono. 
Dal “Frittoin” non si serviva né vino né altre bevande e così dopo aver consumato il pesce fritto si andava a bere l’ombra de vin in una Osteria o perché no, in un Bàcaro! 

Negli ultimi anni, questi locali, i Bàcari, sono stati riscoperti e presentati in versione “aggiornata” ma rispettando le caratteristiche di un tempo. Stesso cibo e stesse tradizioni culinarie, ma certamente, al giorno d’oggi i Bàcari non sono più dei posti trasandati e spartani come invece lo erano una volta. 
I “Cichetti” sono un vero e proprio rito gastronomico, sia per i Veneziani, giovani e meno giovani, ma spesso anche per i turisti, che con immenso piacere, scoprono un modo di mangiare e di bere alternativo al solito ristorante".

E allora nel mio peregrinare cercherò di farvi conoscere anche qualche bàcaro che abbia conservato le caratteristiche e le peculiarità della tradizione veneziana.

Osteria al Portego

Non c’è persona che io conosca che, ad una mia interrogazione, non mi ripeta all'infinito il malinconico mantra della scomparsa dei bacari, i tipici locali della ristorazione popolare veneziana a favore di osterie e ristoranti classici.
Al contrario un bàcaro si distingueva per la possibilità di bere un'ombra accompagnata da un assaggio di cicheti piccoli assaggi di pescato locale e delle fritture, in un ambiente spartano e spesso in piedi perché i tavolini erano pochi.

Qualche locale in giro per la città ha mantenuto tale aspetto e sicuramente l'osteria al Portego è ancora uno di questi.
Appena entrato nel piccolo locale a destra trovi pochi tavolini riservati al ristorante (purtroppo quasi sempre già occupati) mentre davanti ti accoglie un bancone con una sfilza di piatti difficili da trovare tutti insieme in altri locali simili.

La ricchezza dei cicheti a vista nel bancone angolare, continuamente esauriti dalle veloci richieste degli avventori, vengono continuamente rimpiazzati da altri che la cucina riesce a sfornare con una velocità impressionante, mentre l’acquolina nella vostra bocca monterà in fretta. In questo bàcaro il solo antipasto di cicchetti potrebbe rappresentare un vero pranzo.

Tra tantissime proposte, queste le scelte imperdibili: folpetto in umido tenerissimo che sa ancora di mare con la polentina, succosi moscardini, le favolose sarde in saor; il croccantissimo crostino con il baccalà mantecato oppure alla capuccina, le seppioline arrosto o il risotto al nero, la frittura del pescato del giorno e delle verdure di stagione, le mozzarelle fritte con l'acciughina o le polpettine di tonno.

L'osteria Al Portego si trova nel sestiere di Castello, in Calle della Malvasia, un po' lontano dalle frequentate rotte turistiche.
Inoltre alcuni siti (come Tripadvisor) che la recensiscono ne danno una locazione in mappa errata. Solo Google maps la indica correttamente. Per trovarla da Campo Santa Maria Formosa dovete seguire tutta la Calle Borgolocco fino a Campo Santa Marina.


Qui potete fermarvi per una veloce sosta caffè e pasticcino in uno dei migliori caffè di Venezia: Didovich. Dopo il caffè (incredibilmente ancora a 1,00 €)  non fermatevi a chiedere informazioni se non dopo aver letto attentamente il cartello esposto nella porta dell'esercizio commerciale accanto al bar.


Dopo averlo letto costeggiate la linea perimetrale degli adefici contigui al bar e poi prendete a sinistra per Calle del Frutarol.
Poco dopo svoltate a destra per calle del Forner fino alla stretta calle Malvasia dove si trova l'osteria in angolo con una piccola corte.



Cercate di arrivarci tra le 11.30 e le 12.30 perché se tardate rischiate di non riuscire nemmeno ad entrarci a fare la comanda. In ogni caso ci sono solo posti in piedi oppure due sedie e un tavolino a botte nella corte adiacente.

E ricordatevi anche, prima di ordinare, di leggere attentamente la locandina con le raccomandazioni.

Osteria al Portego
Castello San Lio, 6014
30122 Venezia
Telefono: 041 5229038
Orari: 10:30-14:30, 17:30-22:30

giovedì 5 giugno 2014

Sotoportego della Corte Nova


Quando dal pontile di San Zaccaria vi state dirigendo verso  San Francesco della vigna, poco prima della Calle dei Furlani potete fare una deviazione per un percorso alternativo che vi porterà in un altro angolo "arcano" di Venezia.
Arrivati in fondo alla calle di Lion invece di proseguire dritti girate a sinistra e percorrete in tutta la sua lunghezza la calle di San Giorgio degli Schiavoni. Arrivati alla fine il percorso obbligato vi porterà a girare a destra per la Corte Nova e il suo sotoportego.
Il sotoportego (letteralmente, "sotto porticato" e' uno degli elementi piu' caratteristici dell'urbanistica della citta' di Venezia. Si tratta infatti di un passaggio di collegamento tra calli o altre strade ricavato direttamente nel corpo di un edificio, tipicamente eliminandone una porzione di altezza pari a tutto il piano terreno. Molto spesso il sotoportego costituisce l'unico accesso a una corte o a un campiello.

Questa tipica corte veneziana è delimitata da ben due sottoportici, caso decisamente inusuale in città. Uno di questi due, il Sottoportico della Corte Nova, è unico nel suo genere. Il doppio capitello al suo interno vuole ringraziare la Madonna della Salute per aver sempre risparmiato gli abitanti della Corte Nova da tutte le epidemie prima e dai bombardamenti poi che si succedettero a Venezia nel corso dei secoli.

Così successe che nel 1630, nonostante l'epidemia di peste nera, nessun abitante della Corte Nova venne contagiato, e lo stesso fatto, al limite del miracoloso, si ripeté con le epidemie di colera che colpirono duramente Venezia nel 1849 e 1855. Neppure i bombardamenti aerei austriaci nel corso della Grande Guerra provocarono delle vittime nelle case prospicienti alla Corte Nova. Gli abitanti di questa zona eressero all'interno del sottoportico ben due capitelli uno di fronte all'altro, (caso piuttosto raro a Venezia), per ringraziare la Madonna della Salute di avere risparmiato la loro comunità. Nei due capitelli sono raffigurate le immagini della Santa Vergine e l'atmosfera del luogo ci fa sentire più nella cappella di una chiesa che in un sottoportico.

Ma attenzione, non dobbiamo assolutamente calpestare la pietra in marmo rosso posta sulla pavimentazione del sottoportico (vedi foto). A detta dei superstiziosi, toccare quella pietra porta sventura. Non stupitevi quindi se vedrete i veneziani cercare di non calpestare una pietra in marmo rosso, il loro dna gli dice che sicuramente porta male! Infatti un tempo la lettura delle sentenze capitali veniva pronunciata tra le due colonne in marmo rosso poste sulla Loggia Foscara di Palazzo Ducale.
Inoltre il colore del lutto ai tempi della Serenissima era considerato il rosso.

lunedì 2 giugno 2014

Luoghi magici e nascosti di Venezia

" ...ammettendo che io abbia bisogno di una fede spirituale, perchè dovrei scegliere la Mongolia piuttosto che una corte sconta detta arcana in Venezia ?"  


Hugo Pratt, veneziano di adozione e genio del fumetto, ha interpretato il fascino misterioso di Venezia in alcune delle più intriganti ed affascinanti avventure del marinaio giramondo Corto Maltese, “eterno perdigiorno, ingenuo Don Chichotte da strapazzo, seduttore frustrante e frustrato, parassita romantico, forse anche sentimentale...”.

Venezia per Pratt non era solo una meravigliosa città sull’acqua, ma soprattutto il centro del mondo, un concentrato di storie secolari che trovano in questa città il loro punto di unione. Venezia nei suoi aspetti più nascosti: un itinerario fantastico pieno di disegni, fantasia e capolavori da scoprire. Cortili e pietre ricche di storia, fiabe e leggende da conoscere, ma anche osterie e ristoranti, posti incantevoli e fantastici dove assaporare un’atmosfera unica.



Ma allora cosa possiamo trovare quando decidiamo di attraversare questa città ?
 “Io non trovo nulla, mi accontento di cercare” ci risponderebbe Corto.
Anche noi allora proviamo a "cercare" luoghi e corti sconte di Venezia accompagnati da una guida d'eccezione: H. Pratt.

Corte Sconta detta Arcana: prima parte

“Corte Sconta detta Arcana” è il nome fantastico di un libro di racconti dato dal suo autore Hugo Pratt ad una Corte veneziana, che si trova nei pressi del Campo di SS. Giovanni e Paolo a Venezia.
Il titolo “Corte Sconta detta Arcana” è, in un certo senso, un piccolo indovinello che Pratt lascia ai suoi lettori. Infatti A Venezia (luogo in cui dovrebbe trovarsi la suddetta corte) non esiste una Corte Sconta. Pratt gioca con le parole, e con i suoi lettori, utilizzando un nome di fantasia per descrivere un posto realmente esistente a Venezia, cioè la Corte Botera.
Nel dare il titolo al suo libro fa uso dei termini “Sconta” e “Arcana” per suggellare questo gioco. Infatti con “sconto” (derivante dal dialetto veneziano) si intende qualcosa di nascosto, celato. Allo stesso modo “Arcano” è un aggettivo italiano che può significare misterioso, segreto.

Da qui prende il via nel libro la splendida avventura di un Corto Maltese, novello Marco Polo, sulle tracce di un fanstastico tesoro degli Zar perduto e conteso tra rivoluzionari mongoli, splendide duchesse e crudeli signori della guerra.

E da questo spunto prende il via anche la nostra escursione che da San Marco ci porterà al Sestriere Castello dove andremo a scoprire la Corte Sconta detta Arcana di Ugo Pratt.

Dall'imbarcadero di "San Zaccaria" , poco distante da San Marco, dopo aver attraversato il ponte del Vin, ci infiliamo nella stretta Calle delle Rasse tra l'Hotel Danieli e il Palazzo Dandolo. Arrivati in fondo a Calle delle Rasse  svoltiamo a destra in Salizzada San Provolo.
Superato un ponte ci si trova in Campo San Provolo.


Poco distante si attraversa il Ponte del Diavolo per passare alle Fondamenta de l'Osmarin, cosi' chiamata dal nome della famiglia Osmarin che un tempo abitava in questa fondamenta.
La fondamenta veneziana e' il tratto di strada che costeggia un canale o un rio. Tipicamente la fondamenta presenta anche degli approdi (rive) con gradini in pietra d'Istria che scendono in acqua, per favorire l'attracco delle barche, il carico-scarico delle merci e la salita e la discesa dei passeggeri.

Purtroppo il Ponte del Diavolo a Venezia non può vantare nemmeno una leggenda che sia stata tramandata fino al giorno d'oggi e che ce ne possa spiegare la denominazione. Ma anche questo è il bello della citta di Venezia che a volte non dà certezze e sicurezze lasciando invece spazio all'immaginazione, proprio quella che serviva a H. Pratt per creare i sui racconti.
 
Procediamo lungo il canale che scorre sulla nostra sinistra e alla fine, sempre a sinistra, troveremo il ponte dei greci dal quale possiamo osservare in un bello scorsio la chiesa di San Giorgio dei Greci.  Fatti pochi passi dobbiamo svoltare a destra per il ponte Lion e la tranquilla Calle Lion, in fondo alla quale troviamo a destra il Ponte de la Comenda, che dovremo superare per poi entrare in Calle dei Furlani.

Il ponte de la Comenda immette in Calle dei Furlani proprio innanzi alla Scuola di San Giorgio degli Schiavoni. Percorriamo tutta la Calle per poi girare a sinistra per il Campo de le gate, dove c'è la casa dove visse Ugo Foscolo. In fondo al Campo girando a sinistra si entra in Salizada de le gate ( Salizada: calle selciata fin dai tempi remotissimi. Il nome le distingue dalle calli che in origine erano in terra battuta ), che percorriamo in tutta la sua lunghezza per poi svoltare a sinistra e imboccare Salizada San Francesco.


Camminiamo fino in fondo al ramo e superato il ponticello entriamo in Campo de la Chiesa, che poi confluisce in Campo San Francesco. 

Siamo finalmente presso la bellissima chiesa di San Francesco della vigna, prima tappa del nostro intinerario.

Corte Sconta detta Arcana: seconda parte

Continuiamo il nostro itinerario nella Venezia di Corto Maltese.
Un viaggio per calli e corti nascoste alla scoperta di luoghi poco visitati e spesso poco conosciuti dagli stessi veneziani. Una passeggiata in zone incontaminate che, per la loro lontananza dalle orde di turisti e per la loro semplice, ma struggente bellezza, sprigionano un che di misterioso e riportano il visitatore in una Venezia ormai lontana.

Purtroppo della vasta vigna che un tempo occupava il sito del campo, oggi non resta che il nome ad ispirarci fantasie e pensieri che disegnano un quadro ben diverso dall'attuale. Dal Campo San Francesco della Vigna prendiamo a ovest la calle che porta lo stesso nome e quando incrociamo le Fondamenta di Santa Giustina giriamo a sinistra. Attraversato il ponte sul canale ci dirigiamo verso il Campiello Santa Giustina detto de barbaria.

Ora proseguiamo dritti attraversando la calle del Cafetier fino alla Barbaria de le Tole. Barbaria de le Tole, il cui nome che deriva dai depositi di legname destinati alla lavorazione ed esportazione, e piu' precisamente al fatto che le tavole (tole) venivano piallate e preparate. Infine attraverso la Salizada San Zanipolo arriviamo al Campo San Giovanni e Paolo.

Campo Santi Giovanni e Paolo e' uno dei campi piu' ampi di Venezia, situato nel sestiere di Castello, al confine con quello di San Marco.
I veneziani chiamano questo Campo San Zanipolo ( appunto San Giovanni e San Paolo, secondo uno strano e del tutto peculiare sincretismo veneziano in fatto di santi). Al centro del campo, su un basamento di marmi policromi, vi e' il monumento equestre dedicato a Bartolomeo Colleoni (opera del Verrocchio), famoso capitano della Serenissima a cui i soldati del tempo avevano dato il nome di "invincibile". L'imponente chiesa dei Santi Giovanni e Paolo chiude l'angolo con la Scuola Grande di San Marco, oggi Ospedale della città, che si sviluppa anche lungo la fondamenta del rio adiacente.

Lasciamo Campo San Zanipolo e ripercorriamo all'inverso Barbaria de le Tole con i suoi caratteristici negozietti di dolciumi e vari. A metà di questa via cerchiamo sulla nostra destra il Sotoportego Corte Veniera, che imbocchiamo. Questa stretta calle ci poprterà a sbucare dove il Rio S. Giovanni Laterano si divide in due rami.


Lasciamo perdere il ponte che si trova leggermente spostato sulla nostra sinistra, e invece continuiamo a percorrere la calle (sempre a sinistra) che sembra voler precipitare nel Rio. Seguiamo un sotoportego, sempre a sinistra, dove finisce la calle, e scendendo una scalinata, ci troviamo d'incanto nella splendida Corte Botera.



E' la famosa "corte sconta" la meta del nostro itinerario.
E, come nella corte magica di Pratt anche quì troviamo sette porte, la vera da pozzo al centro della corte, un arcone in pietra in stile decorato a bassorilievo con figure simboliche a animali fantastici (forse i draghi di Corto ?).
Ci guardiamo attorno e per un istante ci sembra  di essere in un mondo fantastico, quasi irreale, accanto a Corto nelle sue avventure.

Purtroppo trattandosi di una corte privata,  da qualche anno, risulta difficile visitarla a causa di un cancello che ne sbarra l'entrata nel sotoportego Botera. Come diceva Hugo Pratt, le cancellate che sbarrano la strada non danno la possibilità di ritrovare importanti memorie e precludono la vista di angoli importanti della città.   Vi auguro comunque di aver la possibilità di entrarci come è capitato a me (nel lontano 2005 e nel 2008 quando ancora era aperta a tutti), magari incontrando uno che vi abita e a cui potete chiedere il permesso.

Venezia arcana: la libreria Acqua Alta

Dopo aver sbirciato la corte sconta fantasticando una qualche avventura in compagnia di Corto Maltese, ritorniamo sui nostri passi e oltreppassato il ponte sui due rii ci dirigiamo lungo Calle Pinelli fino ad incrociare Calle Lunga.
Giriamo a sinistra e fatti pochi passi svoltiamo di nuovo a sinistra in una piccola corte, dove troviamo una delle librerie più bizzarre e originali al mondo: Libreria Acqua Alta di Luigi Frizzo.

Un posto magico,in una dimensione un po' surreale, tipica dei racconti di H. Pratt di cui sono esposti disegni, libri, fumetti. Un padrone di casa d'altri tempi,galante, gentile e simpatico. Una libreria dove poter passare ore alla ricerca di un libro introvabile o anche solo dove poter aprire le porte che stanno sul fondo del negozio per "andare in posti bellissimi e in altre storie".

E' sicuramente l’unico posto sulla terra dove troviamo una vastissima scelta di libri, nuovi e usati,disposti all’interno di scaffali decisamente particolari: barche, gondole, vasche e dovunque sia possibile infilarli.
E i libri non solo soltanto da comprare ma sono stati trasformati in veri e propri oggetti d’arredamento.

Le vecchie enciclopedie, quelle che ormai non compra più nessuno, sono diventate gradini per una strepitosa scalinata, o usate per ricoprire le pareti delle corti esterne trasformandole in superfici coloratissime. A completare l’arredamento ci pensano anche paline, remi, manichini e alcuni immancabili gatti di Venezia.
E’ un ambiente quasi fiabesco, molto diverso da qualsiasi altra libreria moderna, un luogo dove perdersi e lasciarsi guidare dalla curiosità.